DAL RITUALE MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Non è mancata la gioiosa ricchezza di propositi, mentre più evidente la povertà di pragmatismo per la crescita del Paese
di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)
Doveroso e puntuale (come ogni anno) il discorso del capo dello Stato, andato in onda a Reti unificate il 31 dicembre 2021, e quindi attinenti i riferimenti (sia pur in sintesi) a tutto ciò che è accaduto nell’ultimo anno, ivi compreso il suo ruolo svolto nel settennato di presidenza giunto al termine. So bene che in tale occasione il presidente non poteva entrare nel merito di tutti i particolari e in dettaglio delle vicende umane e politico-sociali, ma nella mia posizione di cittadino-opinionista e di acuto osservatore degli eventi sociali quali le debolezze umane, mi sento di fargli osservare che alcuni aspetti delle stesse meritavano essere poste in luce. Dato il mio proposito di anticonformista ma da sempre umanamente impegnato in modo democratico e senza intermediari, vorrei citare almeno alcuni aspetti della vita sociale che avrebbe potuto (sia pur in via eccezionale) sollecitare affinché il Parlamento promuovesse le rispettive soluzioni. Ad esempio il problema delle persone disabili, parte delle quali da tempo sono in attesa di un posto di lavoro, nonostante una legge che ne predispone il diritto; il problema della trasparenza, ovvero sempre più ostacoili si frappongono tra il cittadino e la P.A i cui membri sono sempre meno propensi nel dare udienza al cittadino quando ne fa richiesta, ed ancor meno danno riscontro alla sua corrispondenza epistolare. Si aggiunga il fatto che sono decenni che si decanta il valore della nostra Carta costituzionale e il rispetto dei relativi diritti, anche da parte delle Istituzioni, ma nessuno si è prodigato e si prodiga di farli rispettare totalmente e fino in fondo; altro problema assai delicato è quello della Giustizia per la quale il presidente della Repubblica è in quache modo garante presiedendo il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), un tarlo divenuto cariatide che pare non avere fine. E se poi aggiungiamo il problema dei reati impuniti, e quello del mai risolto gravissimo problema dei 30 mila detenuti innocenti, come pure il deplorevole Federalismo che ha creato (e continua a creare) disuguaglianze su tutti i fronti della vita sociale, allora non posso che dedurre che la Costituzione è in qualche modo penalizzata e quindi di minor valore… Quello che serve al nostro Paese è un maggior pragmatismo il quale presuppone competenza, efficienza ed onestà intellettule specie quando si è demandati a dirigere una P.A. o reggere un Dicastero. Con queste mie osservazioni (ma ce ne sarebbere da fare ben altre) so di non essere condiviso non solo dagli interessati citati nell’articolo, ma anche dai lettori che se ne guarderebbero bene di esprimere pubblicamente per iscritto le rimostranze sulle lacune dello Stato italiano, a parte le frange di anarchici che non fanno testo in quanto totalmente fuori da ogni logica civile e democratica. Non me ne voglia il signor Presidente nel recepire queste mie osservazioni, in quanto dettate non solo dalla mia evidente obiettività, ma soprattutto dal il mio modesto “coraggio” di richiamare la Sua attenzione sui problemi esistenziali di non minore importanza rispetto ad altri. E se poi a tutti questi aggiungiamo il fatto che lo Stato non riesce a contenere l’escalation dei femminicidi e degli infortuni e/o decessi sui luoghi di lavoro, beh, mi si lasci dire che la nostra è una Nazione che poggia le basi su tremolanti palafitte in fatto di diritto e di sicurezza individuale e collettiva. Inoltre, il nostro Paese vanta la maggior produzione di leggi, decreti, circolari, provvedimenti, etc.; un corpus di norme che in parte risultano inapplicate o mal interpretate, e questo rende il cittadino sempre più suddito e indifeso.
Tuttavia non si può e non si deve disconoscere i meriti e i valori di chi ci ha rappresentato in Italia e all’estero sino ad oggi, meriti che in parte rientrano nei suoi doveri, e in parte costituiscono la Sua personalità; ma ciò nonostante a tutt’oggi dobbiamo fare i conti con molti problemi pratici da risolvere… pandemia a parte. Quello che tra l’altro trovo poco democratico è la non possibilità di interloquire con un presidente od un ministro da parte del comune cittadino, mentre è ben noto che assi dello sport, della cultura e dello spettacolo (scolaresche a parte) sono stati spesso ricevuti dalla Presidenza e dalle Autorità ministeriali per riconoscere loro encomi, a mio avviso non necessari in quanto le loro performances rientrano tra i rispettivi ruoli professionali… sia pur eccellenti; mentre alcuni comuni cittadini, se fossero ricevuti in tali sedi, avrebbero da esporre quanto di più “impegnativo” sarebbe da affrontare e risolvere. Per tutte queste ragioni personalmente mi sento un cittadino “defraudato”, mandato alla deriva su una modesta zattera confortato solo da quel saper nuotare nel mare della burocrazia (che ricordo essere il cancro dell’Italia), quasi sempre in solitario perché nemmeno i pesci più aggressivi, ossia i miei concittadini distanti dalle azioni del coraggio, si avvicinerebbero se non per farmi affondare… sia pur inconsapevolmente. Si dice che una famiglia cresce bene se ha un buon padre, e poiché si ritiene che l’Italia sia una famglia (con circa 60 milioni di figli), è indispensabile che abbia un padre non solo ricco di doti come la saggezza, ma anche dotato di maggior decisionismo e fermezza, perché diversamente continueremo ad essere orfani… e quindi molti di noi anche peccatori!