Dall’Unione europea nuove regole sulla farmacovigilanza
Ai più è ben nota la vicenda del Talidomide, il farmaco utilizzato nei primi anni Sessanta dalle donne in gravidanza come anti-emetico e sedativo, che fu causa di migliaia di malformazioni neonatali in tutto il mondo: oltre 20.000 bambini, di cui migliaia in Europa, nacquero affetti da focomelia – grave e rara malformazione congenita, che non consente lo sviluppo di una parte più o meno estesa di uno o più arti – per via di un farmaco commercializzato senza che si fossero testate le conseguenze dell’assunzione durante la gravidanza.
Meno noto è che, a causa degli effetti collaterali dei farmaci – quelli, cioè, che non emergono nei test di laboratorio, ma si rivelano solo con la somministrazione ad un campione più ampio – muoiano quasi 200.000 persone l’anno, con un costo sulla società pari ad 80 miliardi; ancora, secondo i dati della Commissione Europea, il 5% dei ricoveri è dovuto anch’esso agli effetti collaterali, che costituiscono la quinta causa di morte in ospedale.
Ecco perché il Parlamento Europeo si appresta ad aggiornare le regole in materia di “farmacovigilanza”, con lo scopo di ottimizzare la raccolta di dati e informare meglio il pubblico e i medici, responsabilizzando tutte le parti coinvolte: se da un lato tutti i nuovi farmaci dovranno essere monitorati attentamente per i primi cinque anni di commercializzazione, infatti, sarà altrettanto indispensabile che medici e pazienti si impegnino per refertare con la massima solerzia ogni possibile problema.
Anche questa è solidarietà.
Silvia Onnis