Domani è il mio compleanno

Domani

Domani

Domani è il giorno del mio compleanno. Domani compio 52 anni. Ho fatto le solite cose oggi. Sono andato a prendere un cappuccino la mattina al solito bar.  Sono andato a fare delle commissioni con mio padre. Poi siamo andati a prendere un caffè e il pane a Visignano di Cascina sulla Tosco Romagnola, perché mio padre aveva letto di un bar pasticceria lì in un articolo di giornale. Per poco non ci mettevano sotto, mentre attraversavamo la strada, sempre molto trafficata. Ho pranzato e sono andato a camminare nella zona industriale deserta. Non c’era nessuno. Se mi fossi sentito male, non avrei avuto scampo. Ma in fondo mi piacciono gli angoli polverosi di periferie deserte. Mi piace perlustrarli, osservarli. Osservo tutto minuziosamente, totalmente indisturbato. Tra qualche giorno riapriranno le fabbriche, il negozio di ferramenta e i corrieri. Domani compio 52 anni, ma non voglio fare bilanci esistenziali, che sarebbero fallimentari. Oggi pensavo che sono vecchio. Guardavo video di youtubers giovani che facevano domande di sesso esplicito alle ragazze sulle spiagge. E dire che io trent’anni fa mi ritenevo all’avanguardia e ora non capisco i giovani: ora faccio parte della retroguardia, sono solo uno stupido boomer. D’altronde se è vero che siamo figli del mondo, siamo anche figli del nostro tempo. Ma forse io oggi non appartengo più a questo mondo, il mondo sicuramente non mi appartiene. Il mondo è di chi piace alle donne, di chi è benestante o almeno ha un lavoro stabile, di chi ha una bella macchina, di chi nel suo paese frequenta la gente giusta, di chi ha idee giuste e sta dalla parte giusta. È anche per questo che sono solo, ma preferisco essere solo e vero che essere con gli altri, avere molto se non tutto ed essere falso. Le mie idee, le mie scelte di vita, i miei no, la mia mancata accondiscendenza le ho pagate con la solitudine. Eppure a vedermi sembro integrato, ma alla fine io il bandolo alla mia matassa non l’ho trovato, per dirla alla Montale. Poi mi sono messo ad ascoltare alcune canzoni di Claudio Lolli, che è morto qualche anno fa proprio il 17 agosto, giorno del mio compleanno. Mi ritrovo in quelle sue canzoni intrise di malinconia, di nostalgia. Oggi ben pochi conoscono o si ricordano di un poeta prestato alla canzone come Claudio Lolli.  Ma in fondo pensavo che quasi tutti i cantautori che ascoltavo sono morti. Pensavo inoltre che alcuni scrittori e poeti scelgono la mania, il delirio. Io invece sono un piccolo razionalista e con le mie parole voglio cercare un senso logico, compiuto alla vita, al mondo. Ma la logica, il senso del tutto mi sfuggono e così finisco anche io nella mania razionale, nel delirio logico. Alla fin fine chi cerca di capire, finisce nel delirio! E se non finisci nel delirio è solo perché ti sei limitato a guardare dove guardano gli altri, a pensare cosa pensano e soprattutto cosa non pensano gli altri. Domani compio 52 anni, sono solo senza una donna e con un solo caro amico che vedo molto raramente. La mia solitudine un tempo sfociava nella rabbia e ora diventa solo cauta rassegnazione. Sono ritornato al bar a prendere un bicchiere d’acqua gassata. L’ho pagato venti centesimi. Una ragazza trentenne che una sera avevo conosciuto e con cui avevo scambiato due chiacchiere parlava, seduta al tavolino, con dei suoi amici. Rideva di me e diceva: “io con quello sfigato di merda non andrei mai a letto”. La solitudine è anche questo. Considero patetici certi miei coetanei che vogliono fare i giovanotti ancora. Domani è il mio compleanno. Andremo a mangiare la pizza sotto Lari a un laghetto. Mia madre era proprio in quel posto il 17 agosto del 1972 ed ebbe i primi dolori. Fu portata all’ospedale e mi partorì. Poi tutto torna e ritorna. Il cerchio si chiude. Mi ha telefonato stamani Lele. Mi ha detto che sarebbe partito per le vacanze. Mi ha ricordato che andava in montagna, dove ha una multiproprietà. Abbiamo parlato dei nostri problemi,  di vecchi compagni di scuola ormai persi di vista, di come la nostra generazione si sia impoverita rispetto a quella dei nostri padri, di come il ceto medio non esista più. Parlavamo del fatto che lui non frequentava più la comunità ecumenica come un tempo. Io gli ho ricordato un verso di Bukowski: “Nessun uomo è forte come le sue idee”. Poi abbiamo cambiato discorso e gli ho detto che d’agosto finora ho letto solo 10 libri e che ho da un mese 5 libri corposi di cui rimando sempre la lettura. Certo ritrovarmi o parlare al telefono con un mio carissimo amico di vecchia data mi rincuora, perché con gli amici coetanei non si invecchia mai. Domani compio 52 anni anni e sono vecchio e solo, forse. Ora esco a camminare. Vado a guardare il cielo, le stelle, la luna. E il senso continua a sfuggire irreprensibile, fugge chissà dove, la vita si disperde in mille rivoli come il tramonto nelle sue sfumature livide, violacee. 

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