Domani a Selargius (CA) lo spettacolo teatrale “Don Virgilio Angioni, Cagliari 1923 la voce dei poveri”
di Marcella Onnis
Si chiude oggi a Serrenti con Amore e Psyche dagli Inferi all’Olimpo la rassegna Siddarte di Abaco Teatro. La compagnia, però, non si ferma e già domani, domenica 15 dicembre 2013, proporrà insieme alla compagnia L’Accademia, al Teatro Civico di Selargius, in piazza SI’ e Boi, lo spettacolo Don Virgilio Angioni, Cagliari 1923 la voce dei poveri, che avrà inizio alle ore 19.30.
Dopo l’impegnativo Jeff – Il gioco delle ossa, portato in scena il mese scorso a Cagliari, Abaco Teatro unirà ancora una volta l’impegno sociale alla sua arte. Lo spettacolo di domani sarà, infatti, dedicato al sacerdote che mise la sua vita al servizio degli ultimi e che 90 anni fa fondò in Sardegna l’Opera del Buon Pastore. Oggi di lui resta una sbiadita memoria, nonostante sia già stato avviato il processo per la sua beatificazione: da qui la volontà delle suore del Buon Pastore, che a tutt’oggi ne portano avanti la missione, di celebrarne la memoria con uno spettacolo teatrale. Suor Celeste, la madre superiora, di don Virgilio ricorda, in particolare, che «nelle difficoltà ripeteva che Dio c’è per tutti.» e che «la sua scommessa di fede fu la fiducia incondizionata nella Divina Provvidenza».
La rappresentazione proposta da Abaco Teatro e L’Accademia è quindi“un inno alla grandezza del sacerdote quartese che dava voce alle grida silenziose dei disperati” ma è anche “uno spaccato delle miserie di una città, Cagliari, negli anni dal 1923 al 1947”, ossia del periodo in cui don Angioni ebbe modo di aiutare i più bisognosi. Lo fece fino alla sua morte e forse è per questa sua grande umanità che lo si ricorda più spesso come “don”, come un “semplice” parroco, che non come “monsignor”, titolo che gli fu conferito durante la sua carriera ecclesiale.
Lo scenario è quello del primo dopoguerra, caratterizzato da violenze e da una povertà non solo economica ma anche morale: anziani e persone disabili che vivono in disperata solitudine; bambini abbandonati a se stessi, in balia di balordi che li sfruttano e li abusano sessualmente; famiglie e persone sole ridotte a vivere nelle grotte… Trovare adeguate risposte a questa miseria materiale e spirituale non è facile né è da tutti. Ma da don Virgilio – che già durante la guerra si era prodigato per aiutare i soldati prigionieri – sì: attivò una scuola serale per operai analfabeti, organizzò attività sociali, culturali e ricreative per ragazzi e poi decise di aprire una vera e propria istituzione di assistenza. Chiese, dunque, e il 25 gennaio 1923 ottenne dall’allora sindaco di Cagliari Gavino Dessy Deliperi l’autorizzazione a riscattare dall’abbandono l’area di San Benedetto, sede dell’ex convento dei Cappuccini, per dare vita all’Opera del Buon Pastore. Inizialmente il progetto fu gestito da volontari, poi don Angioni la trasformò in una fondazione religiosa gestita da suore: la Congregazione delle figlie di Maria Santissima Madre della Divina Provvidenza e del Buon Pastore. Il sacerdote e i suoi collaboratori, tra i quali l’amico don Giuseppe Lay (o Lai, secondo altre fonti) Pedroni, non si curarono, però, solo dei bisognosi di Cagliari, ma anche degli altri sparsi per l’Isola. Grazie a don Angioni aprirono, infatti, numerose mense per i poveri, case di accoglienza per bambini e prostitute, residenze sanitarie e centri per persone disabili e per anziani.
La sua storia rivivrà domani grazie al testo di Maria Teresa Coda, liberamente tratto da documenti d’archivio, alle scene di Ferruccio Ambrosini e all’interpretazione di Mario Spano (che vestirà i panni di don Angioni), Tiziano Polese (in scena come narratore e come don Lay Pedroni), Rosalba Piras (nella duplice veste di attrice e regista) e una ventina di altri attori di tutte le età, per la maggior parte non professionisti.
“Prete rivoluzionario”, giornalista e persino pittore (due sue tele, Il Buon Pastore e Il Crocifisso, sono ancora in possesso delle suore della Congregazione da lui fondata), ci ha lasciato in eredità una grande lezione di vita: in questi tempi in cui la solidarietà è forse l’unico solido appiglio che ci è rimasto, ascoltare chi si cura di ricordarla sarà senza dubbio un piacere e magari anche la risposta ad un bisogno.
Il ritratto di don Angioni è di Ferruccio Ambrosini; la foto di scena, fornita da Abaco Teatro, ritrae, da sinistra a destra, Antonello De Candia, Mario Spano e Tiziano Polese.