E.C.M. – Educazione continua in medicina: una sigla per un continuo impegno
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
In genere il lettore comune che sfoglia pagine di sanità o di scienza più per curiosità che per conoscenza mirata e di approfondimento, è piuttosto frettoloso e non si sofferma quasi mai sugli acronimi (sigle) che, per motivi di brevità e di spazio, sono citate in testi redazionali o articoli specifici, ma che hanno ugualmente molta importanza. Una di queste è l’E.C.M. (Educazione Continua in Medicina), un termine che dovrebbe essere noto da tempo, la cui introduzione sta a significare il rapido sviluppo, in campo medico e/o sanitario, delle conoscenze biomediche e delle innovazioni tecnologiche, e il conseguente dovere degli operatori sanitari (pubblici e privati) di aggiornarsi costantemente attraverso programmi di attività formative per mantenere elevato il loro grado di professionalità. È esonerato dall’obbligo dell’E.C.M. il personale sanitario che frequenta, in Italia o all’estero, corsi di formazione post-base propri della categoria di appartenenza (corso di specializzazione, dottorato di ricerca, master, corso di perfezionamento scientifico e laurea specialistica, corso di formazione specifica in medicina generale, formazione complementare, corsi di formazione e di aggiornamento professionale) per tutto il periodo di formazione (anno di frequenza). Sono esonerati anche i soggetti che usufruiscono delle disposizioni in materia di tutela della gravidanza.
Il programma internazionale E.C.M. nel nostro Paese è stato introdotto con il Dlgs n. 229 del 19/6/1999, in grado di soddisfare i “bisogni” formativi dei professionisti, stabilendo che ognuno di essi debba obbligatoriamente partecipare ad eventi formativi riconosciuti. Il sistema di accreditamento E.C.M. non solo è finalizzato alla valutazione delle attività formative degli operatori sanitari, ma è anche lo strumento per ricordare ad ogni professionista il dovere di svolgere un adeguato numero di attività di aggiornamento e di riqualificazione professionale. L’elaborazione del programma è affidata ad una Commissione nazionale per la Formazione Continua, che ha il compito di definire sia il numero dei crediti formativi che devono essere maturati nel corso degli anni, sia i requisiti per l’accreditamento delle attività formative e dei soggetti che le organizzano.
Ma in concreto cosa sono i crediti formativi E.C.M.?
Tali crediti rappresentano una vera e propria valutazione dell’impegno e del tempo dedicato all’aggiornamento: una giornata di formazione E.C.M. (ai massimi livelli qualitativi) corrisponde a circa 10 crediti formativi E.C.M. che, per il primo quinquennio 2002-2006, ad esempio, sono stati fissati in complessivi 150. Per questo primo periodo (che poteva essere inteso come propedeutico, vista l’originalità del provvedimento) i 150 crediti obbligatori per tutte le professioni di area medica-scientifico-sanitaria erano da acquisire in cinque anni, con un obbligo progressivo di crediti da 10 per il primo anno fino a 50 per il quinto anno (10-20-30-40-50), con un minimo annuale di almeno il 50% del debito formativo previsto per l’anno e con un massimo annuale del doppio del credito formativo previsto per l’anno stesso.
Il “valore” in crediti indica esclusivamente la rilevanza professionale dell’attività formativa ai soli fini del programma nazionale. Ogni evento formativo sottoposto alla valutazione della Commissione si vedrà assegnato un numero di crediti E.C.M. calcolato sulla base di una “griglia di valutazione” che comprende i contenuti di formazione offerti, gli argomenti trattati, la tipologia delle attività didattico-formative, il numero dei partecipanti, l’autorevolezza professionale dei docenti, l’esistenza di sistemi di valutazione dell’apprendimento e dei sistemi di controllo effettivo delle presenze. Gli eventi formativi soggetti ad accreditamento sono classificabili in due categorie: formazione residenziale e formazione a distanza, e sono raccolti in una banca dati on-line organizzata dalla Commissione Nazionale e messa a disposizione di tutti gli operatori interessati. Una realtà che può contribuire in qualche modo ad una migliore “trasparenza” della professionalità di tutti gli operatori sanitari. Un fatto non solo di coscienza etica ma anche di “garanzia” nei confronti delle Istituzioni e dei cittadini-fruitori.
Una personale osservazione: in qualità di giornalista e a volte anche di relatore, co-relatore e/o moderatore, ma soprattutto per recensire, da oltre cinque lustri frequento molti convegni, congressi e giornate di studio e non si può dire che l’affluenza degli interessati sia scarsa, soprattutto se i programmi prevedono i crediti formativi; per contro in taluni casi la partecipazione è minore in assenza di tali crediti. Probabilmente le ragioni sono diverse, ma credo che (a parte questioni logistiche e costi di partecipazione) sia dovere etico/professionale aderire a proposte di aggiornamento, anche perché l’evoluzione tecnologica avanza più o meno rapidamente, come pure si avvicendano di volta in volta normative procedurali e legislative volte al miglior espletamento delle professioni medico-sanitarie e socio-assistenziali. Peccato che per la categoria degli addetti alla comunicazione non siano previsti corsi di aggiornamento (con o senza crediti formativi)… in molti casi ce ne sarebbe veramente bisogno! Al lettore le considerazioni del caso.