E’ morto B.B. King, la leggenda del blues
Il suo ultimo messaggio ai fan sul suo sito ufficiale
Lucille non suona più. B.B. King, la leggenda del blues che ha ispirato decine di musicisti, se n’è andato, a quasi 90 anni (li avrebbe compiuti in settembre) dopo 60 anni di una carriera che lo ha portato dalle piantagioni di cotone alla leggenda. Apparteneva a quella straordinaria generazione di musicisti che aveva elettrificato il Blues e lo aveva trasformato in musica urbana ponendo di fatto le basi per quello che oggi è il rock’n’roll: l’influenza esercitata è immensa, a cominciare dai grandi padri del rock inglese che si sono formati studiando nota per nota il repertorio di questi musicisti.
Riley B. King (il suo vero nome) è stato uno dei chitarristi più celebri e importanti di sempre: con la sua Lucille (la leggendaria Gibson 335 ribattezzata così, pare, con il nome di una ragazza per la quale due uomini avevano litigato provocando un incendio in cui aveva rischiato di morire) aveva creato uno stile più morbido e chiaramente ispirato al jazz e al rhythm and blues rispetto a quello, decisamente più “rootsie” di gente come Muddy Waters e Howlin’ Wolf. Uno stile fatto di glissati e note lunghe, creato con un inconfondibile tecnica della mano sinistra sul manico.
A questo modo di suonare puramente solistico faceva da contrasto il suo modo di cantare da “shouter”, forgiato sul modello dei cantanti da big band. Musicalmente parlando, si era formato a Memphis. B.B., il suo nome d’arte, era l’abbreviazione di Blue Boy ma in principio era l’abbreviazione di Beale Street Blues Boy: Beale Street a Memphis è la strada dei club di blues e ancora oggi è uno dei luoghi principali del culto di B.B. King. Di questo culto uno degli adepti più devoti è stato Eric Clapton che nel 2000 ha registrato un album con lui e nel 2005 ha partecipato, insieme a Van Morrison, Billy Gibbons, Sheryl Crow, Darryl Hall & John Oates, John Mayer, Mark Knopfler, Glenn Frey, Gloria Estefan, Roger Daltrey, Bobby Bland ed Elton John al disco celebrativo per l’80mo compleanno.
La lista dei personaggi che hanno suonato con lui va da Luciano Pavarotti a Bruce Willis, da Zucchero a David Gilmour, da Slash a Phil Collins passando per il Gotha della musica nera, compresi Ray Charles, Aretha Franklin, Chaka Khan, Bobby Bland ed Etta James con cui ha dato vita a una versione memorabile di “Thrill Is Gone”, il suo più grande successo insieme a “Sweet Little Angel” e alla trascinante versione di “Everyday I Have The Blues”. Certamente uno dei picchi di celebrità lo ha toccato nel 1988 grazie agli U2 che insieme a lui registrarono “When Love Comes To Town”, ai tempi di “Rattle And Hum”.
Come molti musicisti neri della sua generazione, a parte le collaborazioni, B.B. King è sempre rimasto fedele a un modo classico di fare musica. Che vuol dire: concerti, concerti, concerti. Era sempre in tournée, si era rassegnato solo da poco a non viaggiare in pullman con i suoi orchestrali e solo perché lo aveva costretto la figlia preoccupata dal suo stato di salute. Un suo concerto era come un appuntamento con un vecchio amico: l’orchestra cominciava a swingare un brano, l’annuncio, l’ingresso in scena sparando note dalla sua Lucille mentre i trombettisti suonavano ballando. Lui sempre sorridente e sudatissimo, con le sue giacche damascate e le manone a dispensare prelibatezze swing, cantava i suoi classici con le tasche piene di quelle spillette a forma di Lucille che per anni sono state uno degli oggetti più concupiti dai fan. Era davvero una leggenda ma non concepiva una vita lontano dal palco: è andato avanti fino all’ultimo, sfidando il diabete e gli acciacchi dell’età e di una carriera lunghissima, vissuta senza gli agi delle star. Lucille non suona più e il mondo ha perso uno degli ultimi grandi di una generazione che ha cambiato la storia della musica.
Fonte: Ansa