È uscita l’ultima raccolta di poesie: ASPETTANDO IERI di ALESSANDRO GRECCHI
La raccolta è edita da Miano Editore con prefazione di Nazario Pardini
Alessandro Grecchi si presenta alla scena letteraria mettendo in luce, in esergo, degli aforismi che già delineano la sua portata epistemologica, il suo modo di sentire e di vedere la vita; il fatto di esistere; l’essere. La sua poesia è di una levità che abbraccia, che ti trascina con tutta la sua portata euritmica nel cuore del canto. Ma di un canto sofferto, guadagnato attraverso la Via Crucis dell’esistere: ibi omnia sunt; la musicalità, l’amore, la lotta, l’animo, il sentimento; insomma la vita con tutta la sua portata esistenziale. E la parola è lì attenta a sorvegliare, a dare il suo input, la sua concretezza ad un sentire che chiede reificazione, substantia, compattezza; simbiotica fusione tra interiorità e verbo. E qui c’è questa fusione, il poeta fa del canto la confessione del suo vivere: vita poesia; poesia vita.
La forma scorre fluente e sciolta come acqua di un ruscello, il verbo si fa elemento portante di una scala con cui salire alla vetta del monte: memoriale, onirico, travaglio, aporie del quotidiano, tutto concorre a fare del “poema” una storia di ontologico assunto. Basta leggere La via di Damasco per rendersi conto delle inquietudini che il poeta vive pour gagner sa vie: “Dove sei?/Dove sono. /Cosa fai?/Cosa faccio. /Ho la strada spianata/davanti a me./Il percorso è facile/e divertente/Dove sei?/Cosa faccio./Cosa fai?/Dove sono./Cominciano i primi ostacoli, /ma continuo il cammino. /Dove sei?/Cosa fai?/Dove sono, cosa faccio./ Dopo il ciclo biologico /ho perso l’equilibrio. /Non erano vertigini!/A terra/ci sono tre sassi che, /fortunatamente,/ hanno la punta /rivolta verso il basso”.
Interrogativi secchi, incatenati, apodittici, che dànno l’idea del qui e del dove, di un percorso, di tutti gli inciampi in cui ci imbattiamo; ma il poeta già ci aveva introdotto coi suoi aforismi iniziali alla sua filosofia: mai arrendersi, un pensiero di memoria ungarettiana che ci vede su una barca senza riposo, sempre pronti a navigare senza sosta verso un’isola di cui non conosciamo né la rotta né il mistero che contiene. Quello che conta è navigare, imperterriti; può benissimo darsi che l’imbarcazione si impigli, o addirittura che si sfasci sbattendo in scogli ripidi e aguzzi; va bene, non importa, prenderemo una tavola scampata al naufragio e continueremo a navigare verso l’isola agognata:“E subito riprende/il viaggio / come/dopo il naufragio/un superstite/lupo di mare” (G. Ungaretti, Allegria di naufragi, Versa, 14 febbraio 1917) (…).
Nazario Pardini
Alessandro Grecchi è nato a Codogno e vive da sempre a Caselle Landi (LO), “… sulla riva sinistra del Po…”. Dopo Il castello di carta (2002, III ristampa nel 2004), pausa con un tuffo immaginario nel mare del Brasile, Il viaggio in bicicletta (2004, IV ristampa nel 2007), altra pausa con un tuffo immaginario nel mare della Tunisia, ha pensato di pubblicare la silloge Mosaici onirici sulla rivista letteraria “Alcyone 2000. Quaderni di poesie e di studi letterari” (n°12/2019, Guido Miano Editore) che ha segnato l’inizio del suo rinnovato cammino letterario, concretizzatosi ora con la sillogeAspettando ieri. È presente nell’opera Contributi per la Storia della Letteratura Italiana. Il secondo Novecento, III volume, 2004, pubblicata da questa Casa Editrice. Attualmente è impiegato in un Call Center assicurativo a Milano.