Euro 2012, è Super Mario: Italia-Germania 2-1, si va in finale
Difficile scrivere con gli occhi ancora incantati dalle prodezze. Proviamo a sposare uno sguardo diverso, a raccontare con gli occhi del nostro avversario, l’allenatore della nazionale tedesca. Memore della sconfitta in casa nella semifinale del 2006, Low aveva detto poche cose, ma chiare. Aveva presentato la partita come storica, con una Germania maturata, non più abituata solo a reagire, ma anche ad agire. La stazza di giocatori come Gomez lo avrà rassicurato fin dai primi minuti, con un attacco aereo partito dal corner e salvato da Pirlo sulla linea. Ma Low aveva anche messo in guardia i suoi, eleggendo proprio Pirlo come l’anima della squadra, e Cassano e Balotelli come giocatori “bravi coi piedi”.
Si sarà sorpreso, Low, a constatare che Italia e Germania si scontravano esercitando un gran pressing a centrocampo. Difficile guadagnare metri. Pirlo da una parte e Khedira dall’altra le fonti del gioco, ma era la Germania a prendere coraggio per prima. Trascorsi dieci minuti, Low sarà stato certo che tutto stesse andando come previsto: un tiro al bersaglio contro un Buffon difficile da battere.
Chissà se avrà percepito il cambiamento repentino dell’inerzia della partita, con le discese di Boateng a destra che si facevano sempre più prevedibili, diventando l’unico motivo del copione tattico dei panzer. Low non deve essersi reso conto che al 16′ Montolivo e altri giocatori erano in grado di inserirsi e far male. L’Italia invece c’era: passo di Cassano e volo in cielo di Balotelli. Gol al 20′.
I capelli anni Novanta di Gomez avranno fatto immaginare a Low un ritorno alla tradizione, con la Germania a reagire anziché agire, ma poi avrà ammesso a se stesso che il contropiede di Montolivo era la cosa più incisiva degli ultimi quindici minuti.
Ora Khedira fa male tra le linee, ma Buffon risponde. Del resto, anche sulla difesa italiana Low non ha mai lesinato elogi. Rispetta il calcio italiano dal 2006. Quella Germania non seppe segnare all’Italia di Lippi nel momento in cui stava esprimendo il suo miglior gioco, ma la lezione che dagli errori s’impara l’ha capita meglio Balotelli, che invece di aspettare a tirare in porta come nelle prime partite di questo europeo, sgancia un missile che quasi sfonda la rete.
Lo spogliarsi e l’esibirsi come un Bronzo di Riace è un unico gesto, un solo shock.
Adesso Low scorge nei megaschermi una signora matura che ricorda Angela Merkel piangere: la Germania è visibilmente stordita, l’Italia amministra con scioltezza fino alla fine del primo tempo.
Nel secondo tempo entra Klose per dare più profondità e l”intraprendente Reues. La Germania attacca, il primo tentativo è di Lahm. Ozil e Klose costringono Barzagli a un grande intervento in scivolata, angolo.
Una punizione perfetta di Reues non serve a superare Buffon, e Low non guarda quasi più la partita. Guarda Pirlesque, il pianista. Osserva con ammirazione la manovra rapida dell’Italia, quel Marchisio veramente pericoloso: che azione, che tecnica che velocità al 66′. Muller, capocannoniere in Sud Africa, è l’ultima arma da giocarsi, ma è l’Italia raccolta come una mangusta a sgusciare da tutte le parti con scambi brevi. La Germania è ormai impossibilitata ad esprimersi, e ancora Marchisio tira fuori al 75.
Low chiama in avanti anche il portiere Neuer, l’ultimo colonnello rimasto dietro le linee nemiche, e nel parapiglia finale ottiene un rigore da un intervento della difesa italiana che ha continuato a sporcare palloni e traiettorie. Trasforma Ozil, ma passano gli ultimi tre minuti ed è l’Italia ad andare in finale.
Low è sconfitto, e deve ascoltare mesto le parole del suo collega, Prandelli: “abbiamo giocato centralmente per mettere in crisi la Germania, abbiamo dato un esempio di concretezza e attaccamento alla maglia”. Parole sobrie, che avrebbe voluto dire lui, invece ce lo immaginiamo taciturno su un pullman che rientra verso Berlino, mentre in Italia sei milioni di ragazzi già cantano in piazza.
Andrea Anastasi
Foto: calcionline.com
complimenti
e’ difficile trovare un articolo che racconti con gli occhi dell’avversario un evento.
forza azzurri
Originale, tecnico e pure un pizzico ironico: grande articolo! Bravo Andrea!