Evoluzione dei trapianti d’organo e tessuti
I progressi della scienza medica a “conforto” di una cultura che necessita una maggiore diffusione
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Quando si parla di solidarietà, o di carità, sono ancora troppo pochi quelli che percepiscono tutto come appello al buon cuore, alla generosità. Un atteggiamento che ha del facoltativo, ma che richiede precisi doveri fondamentali in ogni convivenza, degna di ogni essere umano. Una realtà che richiama il senso etico e morale di ognuno attraverso la conoscenza del valore della sofferenza, e quindi il pieno coinvolgimento per contribuire a sopprimerla ridonando vita e salute a chi è in attesa di un organo. A questo riguardo rammento la saggezza di Albert Schweitzer (1875-1965), premio nobel per la pace, il quale sosteneva: «Un uomo è etico solo quando la vita, in quanto tale, è sacra per lui, quando rispetta la vita di piante ed animali, così come quella del suo prossimo, e solo quando dedica tutto se stesso all’opera di sostegno di tutte quelle forme di vita che necessitano di aiuto». Il trapianto dà la possibilità di ridare la salute attraverso la sostituzione di organi malati con organi sani. I chirurghi e i ricercatori, nell’ultimo secolo, si sono impegnati molto per raggiungere risultati sorprendenti. Per un maggior coinvolgimento utile sarebbe rievocare l’excursus di valenti clinici e pionieri che hanno aperto la strada alla chirurgia dei trapianti, contribuendo al raggiungimento di enormi progressi in questa disciplina. I Santi Cosma e Damiano, nel III sec. d.C., per citare un primo passo storico, compirono il miracolo di sostituire la gamba del loro sacrestano, andata in cancrena, con quella di un uomo deceduto poco prima. Nel corso dei decenni il progresso ha favorito il perfezionamento della trapiantologia: organi che si sono potuti trapiantare salvando un numero crescente di vite umane, attraverso tecniche ormai ben collaudate che permettono una vera e propria rinascita di malati destinati a morire. Ma tutto questo può continuare ad avvenire a una condizione indispensabile che è quella di disporre di un donatore, cioè di qualcuno che possa donare questi organi. La fonte principale, si sa, sono quegli individui che si trovano in una condizione di morte cerebrale, solitamente dopo un incidente stradale o un infortunio professionale, od ancora per malattia cerebrale.
Alla luce di queste ormai più che ovvie considerazioni, pensare di diventare donatore di organi ancora spaventa o condiziona dal punto di vista emotivo e/o culturale, ma è bene sapere che donando gli organi si salvano tante vite da morte certa, o da condizioni di grave sofferenza e limitatezza. Chiunque potrebbe trovarsi nel bisogno… e quindi valutare la possibilità di diventare donatore non può essere che un atto di saggezza e generosità. Verrà il giorno in cui il nostro corpo giacerà su un lenzuolo bianco rincalzato con cura sotto i quattro angoli di un materasso di ospedale. Ad un certo momento un medico dichiarerà che il nostro cervello ha cessato di funzionare e che la nostra vita si è fermata a tutti gli effetti. Lasciamo che tutte le nostre parti del nostro corpo vengano utilizzate perché altri possano vivere meglio (come abbiamo vissuto noi). Daremo i nostri occhi ad una persona che non ha mai visto un’aurora o un bel tramonto, oppure il viso sorridente di un bambino e, perché no, l’amore negli occhi di una donna; daremo i nostri reni a chi è legato ad una macchina per sopravvivere (dialisi). Potranno togliere dal nostro corpo tutte le ossa, i muscoli ed i nervi… e verrà studiato il modo di utilizzarli per far camminare un bimbo minorato che non ha mai conosciuto il piacere di una bella passeggiata. Verrà esplorato ogni angolo del nostro cervello, prelevate le nostre cellule, se necessario, e conservate… perché forse un giorno serviranno ad ragazzo privo della parola, che possa urlare il suo “inno” alla vita; e ad una bimba sorda che possa sentire il ticchettio della pioggia sui vetri, e le più belle parole d’amore dei suoi genitori. Ecco che la condivisione e la volontà dell’atto del donare non può che essere espressione di infinità bontà, un atto d’amore per il prossimo che abbiamo imparato ad amare, come Dio ci ha insegnato. Un insegnamento che le Associazioni di volontariato che si occupano di promozione della cultura della donazione di organi a scopo terapeutico, unitamente a tutti gli Operatori sanitari e alle Istituzioni nazionali e locali, intendono trasmettere attraverso iniziative e promozioni di informazione di carattere culturale. A questo proposito l’Associazione Italiana Trapiantati di Fegato (AITF) sta organizzando in Torino e provincia una serie di conferenze con la collaborazione delle Istituzioni pubbliche, sia politiche che sanitarie e sociali.