Frammenti romani

 Una nuova lirica di Bruno Guidotti ci accompagna in questa serata uggiosa, che tutto sembra fuorché estiva, per mostrarci una Roma che si accinge al riposo. Brevi versi, come pennellate in un quadro impressionista, ci regalano i momenti che precedono la notte ed il suo sonno ristoratore nella città eterna. Il disegno di copertina è dell’autore.

Si è spento l’ultimo raggio di sole.

La sera porta dal mare

il ponentino su Roma, che fresco

ed allegro, s’intrufola nei vicoli stretti,

nelle vie con bisbigli e schiamazzi,

e nelle piazze, in cui  fontanoni solenni,

elevavano al cielo, il gioioso bel canto.

Il Tevere lento procede alla foce,

lambendo i bastioni e gli storici ponti,

mentre scivola lenta del pescatore la barca,

che di Ninetta ha nel cuore l’amaro rimpianto.

Stanco ritorna alla stalla il paziente cavallo,

che nelle ore del giorno, ha scarrozzato

le  belle del Parione e di Borgo, alle ville e alle chiese,

in cui nobili e preti, fra pranzi e preghiere,

le  intrattengono allegri.

Scesa è la  notte sui tetti, sui sogni, e le gioie fugaci.

Il cupolone  si slancia in un cielo di stelle,

spandendo nell’aria il lento e amato rintocco.

Sulla  mole possente, l’angelo veglia brandendo la spada.

Roma assonnata lentamente si spoglia, e a dormire s’accinge,

la testa appogiando  sui colli, ed il corpo sul Tevere biondo.

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