“Free lemon t(h)ree” di Silvia Calzolari visto da Lucia Bonanni
In tutte le aree culturali si trovano testimonianze dell’utilizzo di figure geometriche, ricche di significati simbolici.
La figura geometrica che propone Silvia Calzolari é il triangolo e la troviamo nel componimento “Free lemon t(h)ree” (edizioni N.O.S.M.) che dà il titolo alla silloge ed apre l’intera raccolta.
Come sappiamo tale figura geometrica è collegata al numero tre, risultando essere un poligono di tre lati e tre vertici. Secondo l’interpretazione alchemica, il triangolo viene collocato tra il cerchio e il quadrato e rappresenta l’entità intermedia tra la spiritualità e la materia. Il triangolo è anche la rappresentazione grafica dei quattro elementi ed il triangolo con il vertice verso l’alto sta ad indicare il fuoco e il maschile mentre il triangolo col vertice verso il basso indica l’acqua e il femminile. “Triangolo rovesciato/(s)quadra femmineo/a circolo di linfe(in)appagate” e “fra radici e rami liberi” si possono cogliere i significati simbolici, decifrati attraverso la comparazione strutturale dei testi che compongono la silloge.
Il simbolo è il cuore pulsante dell’immaginazione, rivela i segreti dell’inconscio e rimanda alle motivazioni di ogni comportamento. La percezione è strettamente personale e la sintesi tra le influenze dell’inconscio e le forze istintuali e spirituali in accordo o in conflitto tra loro.
Secondo Levi-Strauss ogni realtà culturale può essere considerata come un insieme di sistemi simbolici, primo fra tutti il linguaggio e poi l’arte, la religione, la scienza… che caratterizzano la tradizione, la storia e le leggi.
In ogni cultura l’<eterno sogno> di ogni donna è un “free lemon t(h)ree” cioè un libero albero di limoni che per mezzo dei frutti faccia risaltare tutta la solarità racchiusa nel cuore femminile.
Il titolo per quel dichiarato riferimento alle “esperidi”, limoni, arance, mandarini, bergamotti, cedri, sempre celebrati sia per la loro bellezza ornamentale che per i gustosi frutti, fa tornare in mente il mito delle Esperidi in cui i Pomi d’oro sono simbolo di fecondità e amore.
“È finito/ da tempo il tempo/della sudditanza” dice l’autrice, riferendosi a quello stato di soggezione in cui si è sempre cercato ed ancora si cerca di relegare la donna, entità per la quale “il cibo dell’uguaglianza” è da mordere e graffiare. La donna in quanto tale non è una “vittima-dono”da sacrificare ad un dio sole e neppure ad un cielo “di fumo e fuliggine”. La donna è una “…poesia…/anti-capitalista” perché nel suo ventre dimorano “velate virtù” insieme al germe sublime della libertà che prende forma in una “danzante iperbole” sempre in sintonia con la vita.
Non a caso nel titolo si colloca la parola libertà unita al colore di un frutto che è delizia per gli occhi ed apprezzato per le sue qualità benefiche e curative. Inoltre la valenza simbolica del limone identifica le pene d’amore e la sua scorza è utile nelle cure di bellezza.
Ad una prima lettura il testo della Calzolari può sembrare astruso, fuori dagli schemi, lontano dai canoni del poetare, distante da una vena poetica elegiaca, privo di contenuti accettabili e riscontrabili nel vivere planetario, può apparire anche ambiguo e quasi disorienta per il costrutto sintattico, il lessico, i neologismi ricercati, le paronomasie, le assonanze, le consonanze e quelle parentesi dubbie e incerte.
Ma ad una seconda analisi e dietro una diversa chiave di lettura, si mostra in tutta la sua veste innovatrice e quei tratti ricercati e ambigui obbligano ad una analisi lessicale che mette in luce i rimandi ad altri autori mentre quelle parentesi evocanti dubbi, portano a riflettere sul doppio significato della parola come ad esempio in (dis)conoscere, (dis)unisce, (im)perfetto, (ri)trovo, (tra)veste, in cui il lettore può scegliere di leggere il verso con la parola originale oppure l’altra che si viene a formare con il prefisso posto tra parentesi.
La forma grafica dei vari componimenti rivela originalità nel suo evolversi discorsivo tra i “fogli sospesi” di un desiderio di rinnovata vitalità interiore; emblema ne è il componimento iniziale che si configura sia in un triangolo col vertice verso il basso sia con un albero dalla folta chioma.
La visione del mondo che si riscontra nella Calzolari, è una visione “sdoppiata” tra la fragilità dell’esistenza che aspira all’ascesa verso la perfezione e la materia che ricade sotto i suoi sensi. Nel titolo si annida sia il numero tre, simbolo di perfezione, sia l’albero con i suoi frutti dorati quale rappresentazione della vita nel suo divenire.
Un testo inusuale, non comune, da leggere con la dovuta attenzione, da bere a piccoli sorsi come una limonata fresca, guardando la copertina spumeggiante per quella fetta di limone immersa in una tazza di the e che pare una membrana di respiro a proteggere i principi nutritivi del frutto come vitamine per l’anima in modo da non fare della vita una fotocopia di “noia travestita/d’unicità profonda”.
Ad maiora
Lucia Bonanni
San Piero a Sieve
27/03/2014