Gerusalemme città della pace: incontro di colloqui Ebraico-Cristiani
Il recente 34esimo incontro di colloqui Ebraico-Cristiani, si è concentrato sul tema: “Gerusalemme città della pace”.
Come intuibile, Gerusalemme è Parola vigorosamente evocativa.
La sua radicazione filologica, teologica, storica, poetica, affettiva, ne fanno uno degli snodi di grande potenza diffusiva e coesiva all’interno dei testi sacri, fino a coagulare, in metafora, il destino personale ed universale degli uomini.
Gerusalemme città di Dio e città dei popoli.
Città santa e città profana.
Città visibile che celebra il nome del Dio invisibile.
Città nel tempo e città che attraversa il tempo accompagnando ai confini dell’eterno.
Città ove si converge e città da dove si riparte camminando in forza della santità di Dio.
Città terrena continuamente donata e città sperata che discende dall’alto.
Città vissuta e città che diviene in forza della fedeltà di Dio e dell’obbedienza degli uomini.
Città solida al trascorrere dei mutamenti.
Gerusalemme … sentinella e segno per i credenti che abbraccia orizzonti del cuore e della storia, della fede e del sogno, del tempo e dell’eternità.
Gerusalemme reale e Gerusalemme ideale che vive la complessità ed, insieme, la normalità della sua vocazione profetica.
Un fascino irresistibile l’attraversa. Una tensione di cielo e di terra la pervade.
Le parole ed i passi dei profeti e dei santi riecheggiano ancora, chiari e potenti, a sovrastare il tempo e lo spazio degli uomini. E Gesù di Nazareth è con loro.
Una pregnanza antica e sempre nuova di fede e di preghiera, diventa linguaggio congeniale a questo luogo di speranza e crogiolo di dialogo per la coesistenza nella pace.
Si deve alla passione ebraica per la Parola, alla consuetudine familiare ed ininterrotta con la Scrittura, pur attraverso pesanti lacerazioni pressoché costanti della storia, il dono di questa chiave interpretativa di insuperata e fascinosa potenzialità spirituale ed allegorica.
La Parola amata, pregata, studiata, ascoltata, meditata, lodata, commentata fino ad assumere forma di pensiero e norma di vita quotidiana dell’esistenza giudaica, è ora patrimonio prezioso delle fedi monoteiste e non.
L’icona Gerusalemme, necessariamente, è anche luogo di ambivalenza strutturale tra segno e fede. Segno e fede … connotazioni sempre e mutuamente compenetranti.
Ci è richiesta l’attenzione del cuore per mantenere in tensione critica e feconda, da un lato, le opacità della storia e delle storie degli uomini di ogni tempo e, dall’altra, la continuità e fedeltà dell’opera di Dio.
La riflessione dei relatori, credo si sia sostanzialmente mossa proprio all’interno di questa simbologia di confine per esplorare e leggerne la statutaria e profetica struttura dialogica che fa di Gerusalemme la città -faro per le fedi monoteiste, e la città singolare per la sua condizione di cerniera tra passato e presente della storia, tra terra e cielo, tra evento fondante e tensione escatologica, tra promessa e dono, stabilità e dinamismo, santità e peccato.
Variegata e vivace è la simbologia usata nella Scrittura per indicare Gerusalemme: analogie e metafore irradiano e partecipano, ancor più che i concetti, il calore e l’amore con cui la fede le ha individuate e consegnate a generazioni di credenti.
Gerusalemme è Sposa che scende dall’alto, Acqua sempre nuova che scorre e rigenera, Porta che apre alla giustizia e all’accoglienza della Legge, Monte verso il quale tutti i popoli dirigono i loro passi e dove vedranno fiorire le custodite speranze.
E ancora: Gerusalemme è pietra, luce, forza, gioia … elementi, questi che, specularmente, esaltano ed celebrano esultanti il Dio che è roccia, luce, forza e gioia di Israele.
A me piace pensare che Gerusalemme sia tutto questo e più di questo.
Come sostenuto al convegno, Gerusalemme è anche, e soprattutto, la città che fa memoria del senso e del fine della storia!
Luogo e segno del mistero, ci istruisce a scorgere i germi del fine escatologico, a tendere verso la patria che dà compimento alla nostra identità originaria, alla meta verso la quale anela e geme l’intero universo fiaccato dalla colpa.
Tutti, uomini e donne di ogni fede e di ogni terra, siamo pellegrini verso l’unico Salvatore e Signore che è sorgente e guida e premio e gioia ad ogni creatura del mondo rinnovato.
E il fine fa appello, da ora, alla nostra responsabilità credente.
Ci è affidato, ora, il compito di costruire la pace. Instancabilmente. Generosamente.
E per noi cristiani, credo, si imponga anche un discernimento qualitativo: demitizzare e restituire Gerusalemme ad un sano e pacificato realismo; si tratta pur sempre della città del Nome di Dio, è vero, ma è anche città degli uomini e, come tale, inevitabilmente, non sfugge alle ambiguità, alle oscurità ed alla fatica della coesistenza dei diversi.
E, di più, persiste l’urgenza di una reciproca purificazione (più nostra?) dagli stereotipi che hanno mortalmente avvelenato le relazioni ebraico-cristiane; stereotipi relativi sia all’Israele biblico che a quello contemporaneo. Senza contare il dovere imprescindibile di vigilare e rimuovere dalla nostre comunità cristiane, anche quelle ritenute sensibilizzate, le efflorescenti radici dell’insegnamento del disprezzo …..
La Gerusalemme dei nostri giorni, sommersa ed immersa, al pari di tutte le città moderne, tra le contraddizioni e le crisi delle culture e delle fedi, è, e rimane, città degli uomini e città di Dio, città nel tempo e città dell’eternità.
Con un di più: essa è, per vocazione, imperativo di fede a costruire e passare, per incessante conversione del cuore, dalla Gerusalemme dell’alto alla Gerusalemme dell’altro, come incisivamente proposto dal relatore Prof. Grilli.
La necessità, cioè, di riscoprire nel volto di ogni creatura della terra la santità e la prossimità di Dio per accoglierlo con amore attivo ed attento. Nella consapevolezza gioiosa che lì, in Gerusalemme, sono le nostre sorgenti comuni.
Lì, le radici di figli e credenti dell’unico Dio e Signore.
E lo sguardo necessariamente si spalanca su orizzonti universali per inondarsi di stupore, riscoprendovi la bellezza e la gratuità di Dio. E per alimentare nei nostri cuori gratitudine e gioia e rispetto ed impegno a custodire e risanare la casa comune che ci è stata affidata, la terra, la quale rischia di diventare sempre più inospitale a causa della distruttiva e miope aggressione che la devasta.
È urgente!
È qui la dimora. È qui, fra noi, la santità di Dio.
La terra lo sa bene, ne porta impresso il sigillo, ed incessantemente loda e benedice ed esulta diffondendo ovunque la meraviglia ed il profumo della bontà del Creatore che l’ha chiamata all’esistenza!
In forza di Gerusalemme amata e benedetta, tutta la terra irradia bellezza e splendore.
E il cielo, e i cieli dei cieli la rivestono di infinito e la onorano.
Ogni creatura, anche la più comune ed infinitesimale, è avvolta e sostenuta dall’ineffabile amore di Dio (che è Padre e Madre secondo la cultura raramuri del Messico) ed è parte attiva ed insostituibile dell’esultante liturgia del cosmo.
E noi ne siamo parte. Noi, fatti ad immagine di Lui.
Letizia per Gerusalemme . … amore per la terra tutta ….
Questa è la vocazione di Gerusalemme.
Per questo ci è donata.
Sono grata e debitrice ai relatori per la ricchezza di stimoli regalati.
Emanuela Verderosa