Gibellina (TP): domani va in scena “Il rosario”

SABATO 28 LUGLIO ALLE ORESTIADI DI GIBELLINA

IL ROSARIO, REGIA DI CLARA GEBBIA ED ENRICO ROCCAFORTE


GIBELLINA (TP) – Per il Festival Orestiadi, sabato 28 luglio, alle 21,15, al Baglio Di Stefano a Gibellina Teatro Iaia presenta Il Rosario, una “favola nera” tratta da Federico De Roberto. Progetto, drammaturgia e regia di Clara Gebbia ed Enrico Roccaforte. Direzione musicale e musiche originali di Antonella Talamonti. Con Filippo Luna, Nenè Barini, Germana Mastropasqua, Alessandra Roca.

Il costo del biglietto intero è di 10 euro, mentre il ridotto (over 65 e under 24, Soci Idea Net e Sicily pass card) è 8 euro. Si consiglia la prenotazione, chiamando il numero 0924.67844. Prevendite a Palermo (12 euro) presso la Libreria Modusvivendi, in via Quintino Sella, 79. Tutte le notizie sulle Orestiadi sul sito www.orestiadi.it.

L’universo sonoro a cui fa riferimento lo spettacolo è quello della “musica di tradizione orale” italiana, che è tradizionale e contemporanea al tempo stesso, sacra e profana, potente ed emozionante. Questa musica ancora vive in Italia, dal Nord al Sud, perché ci sono comunità che la cantano “in funzione”, cioè nei propri riti, come parte irrinunciabile della propria identità. Federico De Roberto ne Il Rosario, narra la storia di una madre e quattro figlie, e attraverso questa vicenda fa una riflessione complessa sul potere in ambito politico, religioso, familiare. Il lavoro drammaturgico che modifica il testo (eliminando tutti gli elementi esterni alla famiglia) cercando di non tradirne la sostanza, rivela un’opera dal linguaggio e dalla struttura piena di spunti musicali e ritmici sorprendenti. Nella rilettura del testo viene colta una metafora attualissima della dialettica oppressiva tra potere immobile e arte, possibile fonte di cambiamento, che porta ad una riflessione sulla situazione attuale, in cui il teatro stesso rischia di scomparire, soffocato dai tagli, o trattato come elemento di disturbo.

Nello spettacolo compaiono canti provenienti dalla ricerca sul campo, scritti “in stile” e composizioni originali ispirate alla musica del testo. L’“Orologio della Passione”, tipica struttura testuale dei canti del Venerdì Santo, viene messo in scena con nuova musica e corre in parallelo alla storia della famiglia, scandendo il tempo privato del dolore e quello collettivo della sua condivisione. Il Rosario è così diventato una “partitura polifonica teatrale e musicale” che va dal parlato all’intonato, dalla parola al canto: un viaggio che attraversa tutta l’Italia, tra composizioni originali e canti della tradizione orale che scandiscono lo scorrere del tempo.

La Madre, anche se viene dal passato, parla attraverso frasi berlusconiane e papali con una specie di “pastiche” dei potenti. Le quattro figlie, vittime consapevoli, si muovono intorno alla Madre durante il rosario in un “carillon” nel quale si compie il teatrino degli affari, come fossero gli archetipi dell’umanità di fronte al potere.

Uno spettacolo che guarda alla tradizione con riconoscenza, ma che vuole raccontare il nostro tempo e attraversa, nei canti della cultura orale e nelle composizioni originali, i dialetti italiani dal nord al sud, dal siciliano al friulano. È stato scelto di mettere in scena pochi segni, dare valore alla luce, lasciare spazio al gesto, alle parole e alla musica.

Oltre ad esercitare l’ironia, grandiosa chiave di lettura del mondo, non è rimasto che pregare l’unica preghiera che si può recitare, un canto laico e umano che comincia con De Roberto e finisce con le parole che Pasolini rivolge alla Madonna: Madonuta (…) Salva il nustri paìs. Salvilu.

UFFICIO STAMPA

Alberto Samonà

albertosamona@libero.it

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