Giornate Cardiologiche Torinesi: appunti della XXVI edizione
Maggior conoscenza della morte cardiaca improvvisa dalla lettura magistrale del prof. Gaetano Thiene, cardiologo e anatomo-patologo
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Lo scenario della Cardiologia mondiale non ha confini, come si evince dal consueto (e ormai tradizionale) appuntamento nella capitale subalpina che anche quest’anno (23-25 ottobre) ha visto riuniti i maggiori esperti provenienti da diversi Paesi europei e dagli Stati Uniti, coordinati dal prof. Fiorenzo Gaita e dal dott. Sebastiano Marra, rispettivamente direttore della Cattedra di Cardiologia alla Facoltà di Medicina e Chirurgia di Torino, e direttore del Dipartimento Cardiovascolare e Toracico della Città della Salute e della Scienza (ospedale Molinette) di Torino.
Tralasciando i numerosi interventi per rispondere al tema congressuale “Advances in cardiac arrhythmias and great innovations in cardiology”, una delle novità è emersa dalla lettura magistrale “The role of melecolar autopsy in 2014: from the anatomical theatre to the double helix”, tenuta di fronte ad un folto pubblico dal prof. Gaetano Thiene, responsabile del Servizio di Patologia Cardiovascolare all’Università di Padova. Un tema per certi versi poco trattato ma di grande importanza per rammentare che per morte cardiaca improvvisa si intende la morte naturale dovuta a causa cardiaca che interviene solitamente entro un’ora dalla comparsa dei sintomi acuti in soggetti con o senza preesistenti patologie cardiovascolari, in cui il momento e le circostanze della morte sono inaspettate. Ma quale è il ruolo dell’anatomo-patologo per una mirata ed attenta descrizione delle cause in essere, con l’individuazione di un “particolare” difetto del muscolo non necessariamente sospettato o ipotizzato? È facilmente immaginabile che particolarmente significativo è il ruolo dell’autopsia nella interpretazione della morte improvvisa, in quanto di fronte ad una persona deceduta per tale causa, è indispensabile stabilire le eventuali cause che l’hanno determinata.
«Se la morte cardiaca ha avuto un meccanismo aritmico o meccanico e una volta stabilito che si tratta di una morte cardiaca – ha spiegato il prof. Thiene –, questa è legata a una patologia potenzialmente trasmissibile geneticamente, ed è quindi opportuno estendere l’indagine alla famiglia; escludendo, ovviamente, che non ci sia stato avvelenamento, assunzioni di droghe, etc. Ancora oggi, per capire la causa (o le cause) di una morte improvvisa è indispensabile eseguire l’autopsia, e la sequenza dell’esame consiste nell’escludere che si tratti di morte cerebrale, di asma, rottura per aneurisma aortico, shock settico, etc. Nei primi 300 casi da noi autopsiati si è constatato che si trattava di un problema cardiaco: morte cerebrale nel 5%, morte per crisi respiratoria per il 4%. Quando si è trattato di stabilire i meccanismi nel 3% è stata individuata una fibrillazione ventricolare; mentre più rare la rottura del cuore, dell’aorta e l’embolia polmonare». Il cuore va incontro ad una sorta di “terremoto elettrico” ma appare significativa la consapevolezza che tale manifestazione è reversibile, grazie alla disponibilità del defibrillatore. Ma lo strumento di valutazione e accertamento è pur sempre la visione che permette di fare la diagnosi di una embolia polmonare, di una stenosi coronarica, o di una cardiopatia ipertrofica; tant’é che l’accertamento di morte improvvisa nel 70% dei casi si “risolve” semplicemente con l’autopsia e quindi con l’osservazione diretta del muscolo cardiaco.
«Nell’autopsia – ha specificato il cattedratico, che si definisce cardiopatologo – è importante fare la sezione trasversale del muscolo cardiaco per vedere contemporaneamente i due ventricoli al fine di ottenere più informazioni, per poi proseguire con l’esame istologico e realizzare la mappatura del cuore con l’ausilio del microscopio». Il relatore ha sottolineato inoltre che si vuole capire con certezza quando bisogna rivolgersi agli specialisti patologi, e per questo è fondamentale la “seconda opinion”». Ma oltre all’istologia è necessario fare un prelievo molecolare cardiaco perché se l’indagine istologica rileva, ad esempio, una miocardite è solo con la biologia molecolare che si può stabilire l’esistenza dell’agente biologico, spesso virale… Il 12% delle morti improvvise giunte all’osservazione dell’équipe del patologo padovano, riguardavano pazienti pediatrici (l’enterovirus è il classico virus cardiotropico). Soffermandosi sugli studi molecolari il relatore ha fatto riferimento a due aspetti: quello virologico e quello delle mutazioni; aspetti particolarmente interessanti in quanto di malattie trasmissibili ce ne sono due in particolare: infettive e genetiche. «Si tratta, quindi – ha concluso il prof. Thiene –, di fare un’indagine molecolare sul cadavere (autopsia molecolare, ndr), seguita dall’esame tossicologico (peraltro in Italia non viene fatto sistematicamente) che potrebbe rivelare l’assunzione di droghe o comunque di sostanze tossiche. Il 30% delle morti cardiache improvvise sono dovute a cause trasmissibili geneticamente, ma non tutte danno deformazioni strutturali visibili ad occhio nudo o con esame istologico».