Gli auguri dei detenuti a Marco Pannella
Riceviamo e pubblichiamo:
Un affettuoso sorriso fra le sbarre e un augurio dal cuore di buon compleanno a Marco Pannella
Il grado di democrazia di un paese si misura dallo Stato delle sue carceri e dalle sue scuole, quando le carceri saranno scuole e le scuole non saranno carceri, allora quel giorno avrà raggiunto la misura più alta che la democrazia può raggiungere. (Giuseppe Ferraro)
Marco, abbiamo saputo con preoccupazione e partecipazione del tuo ricovero all’ospedale nel reparto di terapia intensiva e del tuo intervento di ricostruzione dell’aorta addominale. Abbiamo anche letto e ascoltato dai mass media i numerosi messaggi degli esponenti della politica, a partire dal capo dello Stato Giorgio Napolitano. E molti di noi hanno sorriso amaramente, perché quando ti affannavi sulla tua richiesta di amnistia e indulto, che possa riportare la legalità nelle nostre Patrie Galere, nessuno invece ti ha mai veramente ascoltato. Eppure molti di loro sanno che le nostre carceri sono luoghi di violenze e di abusi istituzionali. Sanno che viviamo in modo non umano, come topi dietro le sbarre. E in questo modo le persone in carcere non possono che peggiorare, perché sono circondati e sommersi da una cultura e mentalità ostile, arrogante, ingiusta. E spesso ci trattano come cani ciechi e scemi in un canile. E ci impediscono persino di abbaiare alla luna e per un cane abbaiare alla luna è tutto.
Marco,tu ben sai che, come se questo non bastasse, spesso nelle carceri italiane, vengono premiati i detenuti peggiori, quelli furbi, quelli che strisciano, che non criticano, che non dissentono, che subiscono in silenzio, quelli che sono sempre d’accordo con il potere, quelli che, insomma vegetano. I detenuti che tentano di vivere, che vogliono studiare, lavorare, creare e pensare, sono visti come ribelli. Ci sono anche però i detenuti che lottano e protestano individualmente (e quando capita l’occasione anche collettivamente) tutti i giorni, poiché è meglio accendere una candela che maledire l’oscurità. Io sono uno di quelli che ha deciso di non arrendersi perché in carcere come nella vita sono perse di sicuro le battaglie che non si combattono. D’altronde io non rischio più nulla, posso solo continuare a perdere e quando uno ha perso tutto (sono condannato all’ergastolo a vita) questo è il guaio minore. Però tutti i detenuti che lottano, io per primo, abbiamo bisogno che tu continui a vivere perché sei l’unico faro di luce delle carceri italiane. Adesso però c’interessa di più la tua salute e ti auguriamo di tornare presto a gridare per noi, per continuare a darci voce, luce e affetto.
In nome di tutta la popolazione carceraria ti mando un affettuoso sorriso fra le sbarre.
E un augurio dal cuore di buon compleanno.
Carmelo Musumeci
Carcere di Padova, 2 Maggio 2014