Gli effetti del progredire delle assurdità: Berlusconi lancia Altra Italia
di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)
Altro sconfitto (da tempo) che vuole resuscitare, altra butade. Secondo quanto preannunciato dall’Ansa del 3 ottobre scorso, il leader di Forza Italia ed ex presidente del Consiglio, sta pensando di “imitare” l’ex premier del PD annunciando di voler creare due o tre nuclei di “Altra Italia” per ogni Regione, assorbendo coloro che si ispirano ai suoi valori… anche se lui parla al plurale. Ora, se oggi la nostra nazione è rappresentata da 21 Regioni, mi sembra quanto meno demenziale inventare una Nazione per ogni regione (una sorta di scatola cinese), sia pur con l’intento più politico che geografico. Evidentemente i due ex leader perdenti, in quanto sconfitti, non intendono ammettere i loro limiti, ambedue affetti da una gravissima patologia che si chiama “insoddisfazione cronica recidivante”, aggravata da una serie di altri disturbi (non meno gravi) come megalomania, presunzione, arroganza, saccenza, dispotismo per i quali pare non esistere terapie di sicuro effetto. Ma in ogni caso, chi potrebbero essere i loro curanti? Forse i loro stessi seguaci e asserviti, oppure i cosiddetti residuati incalliti della politica che ancora credono alla fata turchina? Questo voler persistere per tornare al potere (o quanto meno farne ancora parte) mi pare che necessiti una certa disponibilità economica, che a loro non manca; e come ben sappiamo l’argent fait la guerre e la guerra, se vinta, fa il potere, e a sua volta il potere crea un popolo di sudditi… e di sfruttati; del resto è noto che la Costituzione democratica è un mezzo per impedire che singoli governanti cedano alle tentazioni, oltremodo pericolose, che nascono quando troppo potere si concentra in troppe mani. Ma purtroppo non sono soltanto questi due imponenti e irriducubili passatisti nel voler continuare a determinare le sorti di un Paese, perché altri numerosi attori tentano di calcare la scena della politica e quindi del potere, compresi i non rinunciatari dei vitalizi che vantano il rispetto di un diritto (?) costituzionale, ma di certo appartengono alla nutrita schiera fedele a quella osservanza: la pancia piena non tiene conto di quella vuota, ed ancor peggio, mors tua vita mea. Quindi, da come sta andando la conduzione del Paese sembra che la stessa sia in mano a pretendenti e conduttori che ben poco sanno fare (la politica è forse l’unica professione per la quale non si considera necessaria nessuna preparazione specifica, sic!), convinti di essere ugualmente nel giusto solo perché nel diritto di esercitare un credo politico ma che, a mio avviso, non hanno nulla di dedizione per il prossimo se non l’appagamento del proprio ego. Ciò in ragione del fatto che la politica e il fato dell’umanità, detto per inciso, vengono forgiati da uomini privi di ideali e di grandezza: gli uomini che hanno dentro di sé la grandezza non entrano in politica. Ma tant’è.
La vita continua a scorrere e con essa il destino degli umani sempre più frammentati e assorbiti dalle ingiustizie e contaminati dal cancro burocrazia per il quale, purtroppo, pare non esistere terapia né risolutiva e né lenitiva. A questo punto verrebbe da chiedersi se arrendersi o meno e continuare a subire quello che personalmente definisco un “sistema politico gestionale vessatorio” che, come ben si può constatare, ognuno è libero di inventarsi un colore e un logo proponendo soluzioni innovative o migliorative per il Paese, con promesse anche esilaranti che poi andranno miseramente sciogliendosi come neve al sole. Arrendersi, a mio avviso, significherebbe retrocedere di almeno due secoli annullando di fatto quelle poche conquiste socio-culturali (e in parte giuridiche) per le quali si sono battuti i nostri antenati nei due conflitti mondiali, e successivamente quelli dell’ultimo periodo di ripresa post-bellico. Molto spontaneamente, ciò che si potrebbe fare, è armarsi di cultura e determinazione ambito giuridico avvalendosi (sempre con carta e penna) di tutte le leggi per contrastare il primo nemico che è la burocrazia, la quale ha sempre favorito (e favorisce) ogni opportunità per votarsi al potere e, chi riesce a detenerlo, sarà ben lontano dal concepire e praticare quella saggezza che dice: la politica non consiste nel comandare ma nell’osservare e soddisfare i bisogni del popolo. Detto questo, ogni lettore è in qualche modo “corresponsabile” del proprio destino.