GLI EFFETTI DELETERI DELLA “IRRUENTE” INFORMAZIONE TECNOLOGICA

Non si comunica più in modo razionale e soprattutto non ci si comprende. Tra le conseguenze il ricorso alla consulenza psicologica e psicoterapeutica.

di Ernesto Bodini (giornalista opinionista)

È da un po’ di tempo che si parla dell’esigenza di ricorrere alla consulenza dello psicologo a seguito delle restrizioni imposte dall’evento pandemico. Pare che la pandemia da coronavirus abbia avuto impatti sulla salute mentale delle persone, portando stress, ansia e depressione, tant’è che con il Decreto Milleproroghe il Governo ha reso disponibile il cosiddetto “Bonus psicologo”, con cui si possono avere fino a 600 euro per sostenere i costi delle sedute dagli specialisti. Senza entrare nel merito degli addetti ai lavori, ritengo opportuno considerare ulteriori fattori come ad esempio che nei soggetti giovani (ma anche adulti) sono venuti meno certi valori, soppiantati non solo “dall’isolamento pandemico” ma anche dall’eccessivo ricorso alla vita materiale e molto poco per quella affettivo-famigliare e spirituale. Andando indietro nel tempo (circa tre decenni o anche più) era abbastanza insolito il ricorso allo psicologo e allo psicoterapeuta, e questo non perché non ci fosse una qualche sorta di restrizione che ne limitasse le relazioni sociali, ma perché esistevano solo la radio e la televisione statale, la pubblicità era meno irruente (e non faziosa), e soprattutto non si immaginava che di lì a poco saremmo stati invasi da internet, dai vari social e dai telefoni cellulari… per non parlare della telefonia pre-registrata e dall’invadenza dei call center. In merito a questa “invasione di campo” intendo rilevare gli effetti deleteri causati dal consumismo in quanto favorito proprio dai mezzi di comunicazione, la cui caratteristica della immediatezza non lascia più il tempo di pensare e di riflettere (razionalmente) prima di rispondere e magari prendere una qualche decisione. Inoltre, questi mezzi, internet in particolare, hanno favorito una moltitudine di contatti a distanza, anche tra sconosciuti (sfociati addirittura in relazioni intime, platoniche o meno) che in parte si sono risolte in una serie di reati. A tale riguardo il purtroppo e gravissimo danno causato dalla pedrotopia online (termine esattamente opposto a quello di “pedofilia”, che in questo caso è fuori luogo), nonostante le Autorità preposte cerchino di contrastare il più possibile. Ma venendo al mero aspetto relazionale, comune a tutti, è proprio grazie alla cosiddetta telefonia mobile che i rapporti umani (tra conoscenti comuni, amici e persino parenti) si sono in buona parte deteriorati, se non anche alienati, e la conseguente prospettiva è che il genere umano sta andando sempre più alla deriva. Prova ne è, ad esempio, che tra messaggi scritti e vocali via cellulare il più delle volte non ci si comprende, cui conseguono riluttanza, astio e antipatia tanto che viene da rammentare: «Si stava meglio quando si stava peggio». E ciò in riferimento anche ai pochi beni materiali non disponibili di un tempo e, paradossalmente, si viveva bene ugualmente…! Ma poi, dalla cosiddetta rivoluzione del fatidico ’68 e venendo ai due decenni successivi, per l’eccesso di libertà di pensiero e di costumi, e quindi della tecnologia, parte dell’umanità ha cominciato perdere l’orizzonte della razionalità e della onesta considerazione; un processo ancorché alimentato dai produttori televisivi e cinematografici, e dalla irruente commercializzazione dei beni di consumo, in gran parte non accessibili a tutti. E non per niente si dice da tempo che la «pubblicità è l’anima del commercio», ma meglio si dovrebbe dire che in gran parte è la pubblicità in taluni casi causa di “devianza” del comportamento umano e, in tal senso, sarebbe sufficiente osservare alcune sequenze di presentazione di alcuni prodotti… e non solo intimi. C’è da aggiungere inoltre che anche i rapporti con le Istituzioni pubbliche sono peggiorati, proprio grazie all’avvento dei mezzi telematici invitati ad usarli (dal politico e dal burocrate) per non dover disquisire “de visu” con il comune cittadino. Insomma, un decadimento dei rapporti umani del quale ritengo responsabili, direttamente o indirettamente, sia i mezzi di comunicazione di massa che l’eccessiva libertà di costumi, pur nel rispetto della libertà di pensiero e di opinione… come va esponendo il sottoscritto. Mi si tacci pure di impenitente anticonformismo, ma tale addebito ho capacità di scrollarmelo di dosso e re-inviarlo ai destinatari mittenti che, a mio dire, non si rendono conto che il sistema attuale ci porta a vivere (e far vivere) in modo quasi… blasfemo. E, per quello che mi consta, il più delle volte il lavoro degli “eredi” di Freud lascia il tempo che trova… E non se ne abbiano a male costoro, il cui unico conforto è quello di contribuire a “lenire” le pene dei depressi per altre più “giustificate” cause!

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