Gli ozi di Capri
Riceviamo e pubblichiamo:
Faticosissimi, data la natura dell’isola, rocce altissime spuntano dal mare, coprendosi di pini e fiori. Un bagno in quelle acque cristalline e multicolori è una conquista, ci si può arrivare dai Faraglioni, da Marina Grande, Marina Piccola e qualche altra ripida scala. Arenili, no. Sassi, che richiedono scarpe apposite.
L’isola è un luogo magico, che realizza il sogno della bellezza del Mediterraneo ai livelli più alti, cosa nota fin dall’antichità. Ancora oggi, la vita di Capri non si esaurisce nell’esibizione dei lussi più stravaganti e costosi di case di moda e gioiellerie per mogli di sceicchi con guardie del corpo al seguito. Ci sono elementi di cultura vera, che vanno dai resti di insediamenti di epoca imperiale romana, attribuiti all’Imperatore Tiberio, a più recenti ville storiche, piene di ricordi del passato della vita dell’isola.
Da notare che ricche raccolte di reperti storici sono state messe insieme da ospiti stranieri che hanno amato e abitato a lungo nell’isola. Unendo alla naturale bellezza locale cospicue risorse materiali e solide culture di diversa provenienza, questi hanno creato un ambiente cosmopolita unico, all’origine della odierna fama dell’isola.
A cominciare dalla villa di Anacapri del medico-scrittore svedese Axel Munthe, appassionato di culture classiche. La villa, con parco super panoramico ricco di vegetazione varia e curatissima, è facilmente raggiungibile con una passeggiata che si snoda lungo un vialetto calmo e distensivo. All’interno una raccolta di reperti in pietra dell’antichità classica, copie e molteplici edizioni delle opere dello scrittore tradotte in lingue di tutto il mondo.
Grande stupore per me un piccolo museo ospitato in un’altra casa storica di Anacapri, La Casa Rossa. Costruita alla fine dell’800 dall’ americano John Clay Mac Kowen, è una delle dimore più singolari dell’isola, essa testimonia la diffusione di uno stile architettonico eclettico, armonioso e ben inserito nell’ambiente. Oggi ospita una collezione permanente di opere di artisti locali, che ricordano paesaggi e stili di vita scomparsi. Più di tutto stupefacenti le quattro statue ritrovate nella Grotta Azzurra. Riporto la descrizione delle statue dal depliant del museo Casa Rossa: “Nella Grotta Azzurra l’imperatore Tiberio stesso, o il proprietario della soprastante villa di Gradola, aveva voluto materializzare nel marmo l’apparizione di un corteo di giovani creature marine guidate da Nettuno. Le statue, benché fortemente alterate dalla permanenza sul fondo del mare che ha cancellato i particolari dei volti e dei corpi, conservano l’originaria vivacità dei movimenti che il riflesso dell’acqua, dalla quale emergevano dalle ginocchia in su, moltiplicava con il movimento della superficie. Lo spazio della grotta delimitato da pareti lasciate intatte fu dunque arricchito dalle statue di personaggi fantastici. E’ forse la massima espressione di ciò che significò Capri per l’Imperatore Tiberio: l’otium, l’immersione nella cultura e nella vita greca che l’isola conservava intatta, e che egli prediligeva in ricordo del giovanile soggiorno a Rodi.”
I musei conservano la cultura del luogo, ma non sono la sola espressione di essa. Parlando di Capri, è impossibile ignorare quei calzolai che lavorano il cuoio producendo sandali solidi e raffinati su misura in pochissimo tempo. Purtroppo in via di estinzione. Anziani, ormai in età da pensione, non mi pare di aver visto all’opera giovani che possano sostituirli. Eppure, i sandaletti infradito con i listini ornati di strass o di pietre dure sono dei bijoux deliziosi. Anch’essi espressione della costosissima ed italianissima cultura del bello, amata in tutto il mondo. Da proteggere, nonostante crisi, disoccupazione e problemi che ci affliggono.
Emanuela Medoro
L’Aquila, 8 settembre 2014
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