Grazia D’Onofrio intervista Salvo Vitale, amico di Peppino Impastato
“Quando portavo mia figlia, tre anni, alla radio Peppino la prendeva per mano e la recava a passeggiare: la bambina era capace di sbancarlo e di farsi comprare, con i pochi soldi che Peppino aveva in tasca, tutto il possibile. Quando tornavano alla radio Peppino mi chiedeva una sigaretta. Per far contenta la bambina lui non se l’era comprate. Gli davo tutto il pacchetto.”
Salvo Vitale ricorda così Peppino Impastato, l’amico e compagno di lotte ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978. Quando Peppino venne assassinato aveva solo 30 anni.
Erano gli anni nei quali riecheggiavano, a Cinisi, le frequenze di Radio Aut, emittente radiofonica fondata da Peppino e forte strumento di denuncia del potere mafioso; ed erano anche gli anni nei quali, sempre a Cinisi, si conducevano dure battaglie contro l’espropriazione dei terreni per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo. Battaglie che vedevano Salvo e Peppino protagonisti.
Oggi Salvo Vitale è un insegnante di liceo in pensione; ci racconta cosa è cambiato a Cinisi rispetto agli anni di Radio Aut, e ci parla dei ricordi che conserva di Peppino.
Lei e Peppino Impastato eravate molto amici e anche compagni nell’attività politica e antimafia; avevate mai ricevuto minacce dai mafiosi prima di quel 9 maggio 1978?
“Per quel che mi riguarda no. Peppino aveva ricevuto minacce di morte con lettere minatorie, allorché si era occupato degli edili di Cinisi cercando di organizzarli e di farli ribellare alle disumane condizioni di sfruttamento cui erano costretti. Anche i fascistelli della zona erano spesso minacciosi.”
C’è differenza tra la Cinisi di ieri e la Cinisi di oggi in termini di partecipazione alla lotta alla mafia?
“Non credo, o almeno ci sono solo delle differenze di immagine. Il paese è interamente assente alle manifestazioni che organizziamo nella casa del boss Badalamenti. Qualche presenza positiva si riscontra tra i figli dei compagni che hanno vissuto assieme a Peppino l’esperienza del circolo Musica e cultura. A livello d’immagine è stata invece intestata a Peppino l’aula consiliare, c’è una via che lo ricorda, anche se le lapidi spesso spariscono, e c’è persino un monumento contro la mafia in Piazza, ma nessuno se n’è mai accorto. Il paese è avvolto nel suo bozzolo subculturale in cui la partecipazione a eventi che possano alterare secolari equilibri sedimentati, è assente. Mobilitazioni di massa si notano invece per le iniziative religiose o per il Carnevale. Insomma, silenzio, diffidenza, cautela, opportunismo politico e sottobosco di interessi particolari di carattere mafioso nella gestione del settore edilizio. “
Oggi l’ex casa di Tano Badalamenti è stata affidata al Centro Impastato ed è diventata Casa 9 maggio: qual è oggi l’attività del Centro?
“La casa non è stata affidata al Centro, ma all’Associazione Culturale Onlus Peppino Impastato e, congiuntamente, all’associazione Casa Memoria, cioè a Giovanni Impastato. Per adesso è disponibile in tutte le sue parti, per volontà del sindaco, ma, se inizieranno i lavori di restauro, quando arriverà il finanziamento, potremo disporre di una stanza per ciascuna Associazione, perché il resto diverrà biblioteca. Quindi non la casa, ma una stanza della casa. L’Associazione vi ha organizzato varie iniziative culturali, come un incontro e una mostra di Tano D’Amico, un incontro e una mostra su Guido Orlando, un convegno sui beni confiscati ecc.”
Lei è un professore di liceo in pensione: crede la scuola abbia un ruolo rilevante nella formazione di una solida cultura antimafia?
“La scuola ha sempre e comunque un ruolo rilevante, in bene e in male. Valutato che il male, trattasi di conformismo, di parassitismo culturale, di autoritarismo, di privilegi e piccole beghe per disporre di piccoli spazi di potere, è dominante e che la percentuale del bene (trattasi di alternative culturali aperte alla contemporaneità, di progetti che non rappresentino un modo per succhiare qualche quattrino di finanziamento, ma valutare aspetti della cultura popolare ed elementi della storia e della Costituzione)è minore, si può tirare un conto approssimativo sull’uso della “cultura”. Senza prendersi in giro, il problema vero è quello di definire prima che cos’è la cultura. “
La signora Felicia Impastato, madre di Peppino, ha sempre voluto che la porta della casa di Peppino restasse aperta per chiunque volesse visitarla: può raccontarci un ricordo personale che ha di questa donna?
“La andavamo a trovare spesso e lei era ansiosa di sapere notizie su quello che si diceva o si organizzava in nome di Peppino. Una volta Peppino e il suo gruppo litigarono con un gruppo di neofascisti che scollavano i manifesti da loro appesi poco prima. Nel tafferuglio la madre di Peppino uscì, si mise in mezzo per proteggere il figlio, poi andò dal padre del “ducetto”, e gli intimò di dire al figlio che non avrebbe tollerato spedizioni punitive dai neofascisti di Palermo. La cosa finì con una denuncia dei neofascisti e con un’assoluzione generale.”
Nel 2012 l’Italia è un paese ancora in mano alle mafie, le quali hanno introiti economici pari al 7 % del Pil nazionale, circa 100 miliardi di Euro ( dati dal Rapporto Sos impresa “le mani della criminalità sull’impresa” ). Dal 1991 ad oggi sono più di 200 i Comuni italiani sciolti per infiltrazioni mafiose; come si fa a resistere, oggi, a Mafiopoli?
“Ti ringrazio per il termine, “resistere a Mafiopoli”, che ho usato per la prima volta nel 1988, in occasione del decennale della morte di Peppino, in un intervento che è stato pubblicato nel libro “L’antimafia difficile”. Poi tutti hanno preteso di resistere, senza tuttavia far nulla per intaccare i privilegi, le strategie mafiose, i progetti di speculazione sul territorio, le violenze operate nei confronti di alcuni esercenti o appaltatori di lavori pubblici, il diffondersi dell’uso delle droghe pesanti e leggere. Ma è chiaro che se vogliamo fare un confronto con l’attività politica di Peppino, ci troveremmo sempre perdenti.”
Grazia D’Onofrio
bellissimo articolo! Brava Grazia e grazie al prof. Vitale
Bellissimo pezzo! Ci vorrebbero più Salvo Vitale e Peppino Impastato per questa società succube della mafiosità!