Guantanamo ancora aperto: perché? Lo chiediamo al presidente Obama
di Francesca Lippi
Ha giurato oggi, Obama, davanti ad almeno 600 mila persone e ha giurato su due Bibbie, quella di Abraham Lincoln e quella di Martin Luther King, personalità chiave per il presidente che, nel discorso del suo secondo insediamento alla Casa Bianca, ha parlato di uguaglianza ed equità. Obama in questi anni ha affrontato diverse questioni: la sfida della crisi economica, la riforma sanitaria, la fine della guerra in Iraq e la predisposizione per il ritiro delle truppe dall’Afghanistan, tante altre saranno sul tavolo per i prossimi 4 anni della sua legislatura, per esempio la crisi siriana, e le tensioni in Medioriente, il nucleare in Iran, la regolamentazione delle armi che oggi più che mai è al centro di un ulteriore dibattito politico dopo l’ultima strage a Newtown. Ma Obama, visto che nei primi 4 anni del suo mandato ha “dimenticato” Guantanamo, deve inserirlo tra i primi punti da affrontare a breve termine, poiché Guantanamo è ancora aperto. Il campo di prigionia che in assoluto non rispetta i diritti umani e che già nel 2010, un anno dopo l’insediamento di Obama alla Casa Bianca, doveva chiudere i battenti è invece ancora attivo. Il presidente americano nel 2009 aveva annunciato lo smantellamento del campo di detenzione nel giro di un anno, ma questo non è ancora avvenuto. Perché? Sono già quattro i detenuti deceduti da quando è entrato in carica il presidente Obama, e “ospita” ancora 167 persone.
A cosa serve Guantanamo? Non raccontiamoci che è utile per combattere la guerra al terrore imprigionando pericolosi terroristi, perché non ci crede più nessuno. Ad oggi, in dodici anni dalla sua apertura, sono 780 i detenuti entrati, di questi 591 sono stati rilasciati, nove sono morti (di cui sette per suicidio), sette sono stati condannati e sei sono sotto processo sembra per aver partecipato agli attacchi dell’11 settembre 2001. E gli altri 167? Se dovessimo guardare alla parte giudiziaria ci accorgeremmo che i detenuti già condannati hanno sottoscritto accordi preprocessuali ammettendo la loro colpevolezza in cambio di sconti di pena o della libertà. Insomma a Guantanamo gli standard internazionali che vogliono processi equi non sono stati rispettati. Basti pensare che i detenuti sottoprocesso sono stati fatti “sparire” prime di essere portati al centro di detenzione, leggi i voli della rendition, che tanto ci ricordano i desaparecidos argentini o cileni – e anche lì dietro a tutto c’era la CIA- due di loro hanno subito la “waterboarding” una tortura che prevede il semi annegamento. Ma di torture a Guantanamo c’è ampia scelta, anche se i trattamenti per far parlare i sei detenuti attualmente sotto processo sono stati secretati dal giudice militare che presiede il processo e quindi non si conoscono. Un esempio fra tutti, però, è significativo, un detenuto rilasciato ha parlato di strane iniezioni che creavano eritemi sulla pelle, oppure ti lasciavano incoscienti per giorni. Droga? Sperimentazioni di nuovi farmaci? Non ci è dato saperlo. Sappiamo soltanto che il lager di Guantanamo deve essere chiuso, poiché ha violato i diritti umani con le sue sparizioni forzate, le torture, i trattamenti inumani. Lo chiediamo al presidente Obama con forza per i 167 detenuti che ancora oggi vivono lì.