I 99 anni di Pietro Ingrao
Riceviamo e pubblichiamo:
L’ergastolo è più brutto dell’inferno perché quello dell’aldilà lo sconti da morto ma questo lo sconti da vivo. (Frase scritta in una parete di una cella nel carcere di Porto Azzurro)
Ho letto su “Il Manifesto” che lo scorso 30 marzo il grande vecchio della sinistra italiana ha compiuto 99 anni.
Questi due 9 consecutivi mi hanno ricordato il mio fine pena, così come è scritto nel certificato di detenzione: 9.9.99. Una volta agli ergastolani scrivevano “fine pena mai” in rosso.
Adesso, forse perché il sistema si vergogna, scrivono quest’assurda data che nessun ergastolano, per fortuna, riuscirà mai a superare.
Di Pietro Ingrao ricordo la sua famosa frase: “Io sono contro l’ergastolo prima di tutto perché non riesco ad immaginarlo”.
Caro Pietro, neppure io riesco a immaginare la pena dell’ergastolo, e ci provo da ben ventitré anni.
L’uomo ombra (così si chiama l’ergastolano) è diverso da tutti gli altri prigionieri, perché attende davanti al cancello della sua cella per anni sapendo che il suo cancello non si aprirà mai fin quando resterà in vita.
A volte penso che se avessi un fine pena, se sapessi il giorno, il mese e l’anno in cui potrei uscire, forse sarei una persona migliore. Una persona più buona. Forse riuscirei ancora a essere una persona umana. E non più una belva chiusa in una gabbia.
Io credo che una pena che toglie il futuro per sempre levi il rimorso per qualsiasi male uno abbia commesso, perchè le punizioni crudeli e senza futuro fanno sentire poco colpevoli anche i peggiori criminali: quando anche il sistema uccide lentamente, al rallentatore, giorno per giorno, è difficile sentirsi peggiori.
Pietro, purtroppo in Italia l’ergastolo è come la pena di morte in America: è difficile da abolire perché porta consenso politico.
Spesso l’ergastolano ha il coraggio di vivere perché non ha quello di ammazzarsi.
E non ti nascondo che ci sono dei momenti che la certezza di finire i miei giorni qua dentro, fra quattro mura, è così devastante che non riesco a far niente.
Ti confido che a volte desidero la morte per finire prima, ma non posso lasciarmi prendere dall’angoscia perché ho ancora una compagna, due figli, adesso anche due nipotini, che mi aspettano, inutilmente, continuando ad amare la mia ombra.
E per amore sono condannato a vivere, ma spero di non arrivare mai alla tua età.
Ti auguro, di e con il cuore, lunga vita, a me invece auguro una breve vita.
Pietro, buon compleanno. E t’invio un affettuoso abbraccio fra le sbarre.
Carmelo Musumeci
Carcere di Padova, aprile 2014