I corti vincitori e le motivazioni dei giurati del Sicilia Queer Film Fest 2011
Il primo festival cinematografico a tematica gay, lesbiche, bisessuali del sud Italia resterà a lungo nei ricordi di una Palermo risvegliatasi momentaneamente dal torpore culturale in cui troppo spesso piomba, complice la disattenzione delle istituzioni.
Un fitto e selvaggio giardino di nuove visioni, dunque, che abbiamo esplorato nel corso della scorsa settimana parlandovi della cerimonia di apertura, i film e i documentari della selezione internazionale e la serata conclusiva, impreziosita dalle belle parole spese da Maria Grazia Cucinotta per il festival.
Una selva di rare specie cinematografiche, talora autorevoli e maestose come una quercia (Ander di Roberto Castòn), talora velenose e proibite (Un Chant d’Amour di Jean Genet), tra le quali sono fioriti anche i cortometraggi vincitori del concorso internazionale, tutti caratterizzati da temi “queer” e linguaggi filmici piuttosto originali.
La menzione speciale attribuita dal Coordinamento Palermo Pride è andata a Masala Mama di Michael Kam (Singapore, 2010), che “con i suoi colori e la sua gioiosa ironia riesce a parlare di omosessualità senza mettere in scena necessariamente la costruzione (o distruzione) di una coppia o di un contesto familiare in senso tradizionale […]”.
Menzionato anche What’s the difference?, prodotto e girato a Palermo da Maurilio Mangano, con la seguente motivazione firmata dal Coordinamento: “nella sua efficace brevità, è lo spot che tutti avremmo voluto veder realizzato dal Ministero delle Pari Opportunità contro l’Omofobia.
La Giuria del SQFF 2011 presieduta da Wieland Speck e composta da Roberta Torre, Giovanni Pellegrini, Giulio Spatola e Kéja Ho Kramer ha assegnato, inoltre, il premio speciale a From Moment to Moment (Italia, di Giulio Perna), apprezzandone “il modo in cui Carla definisce anarchicamente il termine star”.
Il premio per il miglior cortometraggio low-budget è andato invece allo statunitense Two Beds di Kanako Wynkoop. Queste le osservazioni della giuria: “il film mette profondamente il dito nella piaga ponendo il seguente interrogativo: il raggiungimento dell’emancipazione ci trasformerà tutti in bambini viziati?”
Il premio più importante, quello di miglior cortometraggio, è stato attribuito, tuttavia, a After di Mark Pariselli (Canada): “senza l’uso di dialoghi, il regista racconta una storia contemporanea estremamente visuale sul punto di vista dei giovani gay di sesso maschile a proposito di desiderio, passione, amore e ossessione”.
Andrea Anastasi