I giovedì della poesia: “A Santacruci” di Vincenzo Alfredo Insolera
A Santacruci,
no iautu do paisi,
li casi, a muzzu, ucchianu la ianca luna,
an mezzu a li stiddi sprillucenti.
E li macchi d’alivi, sparsi,
cantu di campagna,
strantulianu, ruci ruci, li pampini cu li ciuri.
Ma a strasattu, na stu quatrettu,
nu scrusciu arrumbuliatu di gran fracassu s’intrasenti.
E li canuzzi abbaiunu, arraggiati
e li iatti currunu, spagnati, ne vaneddi.
“Figghiu di gran iarrusa!”
Nu vecchiu malirici ri supra a nu balcuni
e pari, quasi quasi, ca ci voli ittari lu vastuni.
Ma a cui? Chiddu cu lu pigghia,
ni la scinnuta, cu la motu sparata?
Ca passi ‘n tronu, a ciel serenu, na sirata.
Pirò, doppu……ah chi paci!
E la notti, cuieta comu a prima.
Cri….cri….cri cri cri, parti ‘n ariddu,
poi n’autru e, a mezzu, ‘na cicala.
E poi,
ni la notti,
a l’ura isatta,
nu toccu spinnillanti a lu silenziu,
cu ‘a rimanenza.
p’arricurdari la paci vera e santa
e du’ razza sicchi a ‘n pinitenza.
ALLA SANTACROCE
Alla Santacroce,
in alto nel paese,
le case, ammucchiate, guardano la bianca luna,
in mezzo a stelle luccicanti.
E le piante di ulivo, sparse (qua e la),
canto di campagna,
muovono appena, piano piano, le foglie e i fiori.
Ma, improvviso, in questo quadretto,
un rumore rombante di gran fracasso si sente da lontano.
E i cani abbaiano, furiosi
e i gatti, terrorizzati, fuggono nelle viuzze.
“Gran figlio di buona donna!”
Un vecchio impreca dall’alto di un balcone
e sembra, quasi quasi, voglia scagliargli il bastone.
Ma a chi? Quello chi lo piglia,
nella discesa, con la moto lanciata?
Che sembrò un tuono, a ciel sereno, nella serata.
Però dopo……ah che pace!
E la notte, quieta come prima.
Cri….cri….cri cri cri, parte un grillo,
poi un altro e, in mezzo, una cicala.
E poi,
nella notte,
all’ora esatta,
un tocco che si aggiunge al silenzio,
echeggiante,
per rammentare la vera e santa pace
e due braccia smagrite, in penitenza.
Note biografiche
Vincenzo Alfredo Insolera nasce a Lentini nel giugno 1953. Consegue la maturità classica e la laurea in Scienze Biologiche. Esercita le professioni di erborista, nutrizionista, naturopata, iridologo, aromaterapeuta. È stato conferenziere per conto di famose multinazionali. I suoi interessi sono stati e sono molteplici: recitazione e regia teatrale, scenografia e sceneggiatura, pittura e fotografia, musica. Ha costituito cooperative di lavoro ed associazioni culturali ed ha avuto l’opportunità di conoscere e confrontarsi con artisti e personalità di fama nazionale ed internazionale. Costante nella sua vita è, comunque, la scrittura; scrive, infatti, dall’età di tredici anni e non ha mai smesso. Il suo severo senso di autocritica non gli ha permesso la pubblicazione dei suoi lavori, pur tanti; soltanto dopo più di cinquanta anni sono maturati in lui il coraggio e la voglia di farlo.
Congratulazioni Enzo , se continui così puoi fomentare un poeta dialettale da memoria.
Bravo !
Bravo Vincenzo
La via della foto è appellata “la salita dell’ospedale vecchio”, mentre in realtà si tratta della Via dei Vespri. Anche per giungere al quartiere Santacroce occorre salire un bel po ‘, trovandosi “no iautu do paisi”, cioè in una zona alta, collinare.
Dopo tanti anni di amicizia, ho riscoperto un amico in veste di poeta e scrittore, complimenti e affronta con coraggio questa tua nuova dimensione, auguri, auguri di cuore
Complimenti caro Enzo… Non conoscevo questa tua vena artistica… Il tuo scritto mi ha emozionato facendomi ritornare indietro nel tempo e un tuffo nella vecchia e lunga amicizia che ci ha legati . Ti auguro di portare avanti i tuoi sogni poetici e artistici.
Auguri di vero cuore
La poesia è tratta dal mio libro, da poco pubblicato: “Le pieghe dell’anima e Storie di Sicilia tra l’800 e il 900 in Lentini, Vizzini e Francofonte”, reperibile on line presso Ctl editore Livorno, Amazon, La Feltrinelli, Libreria universitaria, Ibs, Libraccio, Good books, Hoepli, Mondadori store…. oppure su prenotazione tramite la mia pagina Facebook.