I giovedì della poesia “Il canto della sirena” di Bruno Guidotti
Languida la Sirena al mare il corpo dona,
e ad esso tutta s’abbandona al salir dell’onda,
dalla quale dolcemente con grazia poi ne scende.
Descriverne bellezza è ardua cosa,
mentre ad Ulisse l’ammaliante sguardo tende,
che in lui di passione il desiderio lesto accende.
Vana fu per lo scaltro re l’impari lotta,
inutile fu della furbizia usare l’arma sua vincente,
ella parò i suoi colpi, e la seduzione ella più accanto pose.
Schiumarono le onde, e ruggì forte il vento.
Gridò quel re, ma muto restò l’Olimpo.
Il canto l’assorda, e a lui con forza s’avvolge e brama
che infin stremato e vinto a lei si arrende.
Ora nell’amoroso abbraccio con lei nel buio
abisso scende, e dolce ed ardente fu di quell’amore l’ora
che il respirar gli cessa e l’anima s’invola.
Risale dal fondo mare melodioso un canto,
e dalla bianca spuma una sirena emerge,
che il corpo suo al salir dell’onda lieta distende,
dalla quale poi con somma grazia ne ridiscende.
Il poeta riesce perfettamente a ritrarre la figura fantastica della sirena che, pur avendo una natura terribile, è capace di saper ammaliare con il suo canto ed è molto abile nella seduzione della mente umana.
Caro BRUNO, la furbizia della donna è tanta che l’uomo subisce sempre. La tua poesia è come il solito bellissima. Bruna.