I giovedì della poesia: “Quel piccolo bar” di Bruno Guidotti
Un non luogo come il bar è il soggetto della poesia che ci presenta oggi Bruno Guidotti. L’autore ci prende per mano facendoci entrare con lui, in punta di piedi, in uno di quei luoghi che ognuno di noi ha sicuramente frequentato almeno una volta nella vita. Per me è stato come compiere un tuffo nel passato che mi ha ricondotto ad un piccolo locale stantio e polveroso, nel centro della mia città, dove mi rifugiavo con una cara amica per raccontarle i miei piccoli segreti di adolescente. Mille lire in tasca, due caffè alla panna, le canzoni del jukebox scassato e i nostri sogni. Tanti sogni. Grazie, Bruno, per avermi riportato all’incanto di quegli anni con i tuoi versi. (F.L.)
Era un piccolo bar. Dimesso, assonnato, solitario.
Uno di quelli stanchi e silenziosi. Uno di quelli
che non hanno mai pretese, uno di quelli che
quando entravi, a parte un gatto, ci trovavi il solito
vecchietto mezzo addormentato, e due sghembi
tavolini smollicati, messi proprio in fondo,
ove il chiarore del giorno, vi arrivava con fatica e senza fiato.
Era uno di quelli in cui rassegnati ci si annoia, ed in cui
mentalmente ci stai vivendo un’altra storia, e le ore
sembravano allungate, e le attese non finire mai.
Vicino vi era una piazzetta con qualche ciuffo d’erba
sparpagliato, lo sterrato, le buche, ed una via pesticciata
con poche case scolorite e screpolate, con i cristiani poveretti,
dall’esistenza stenta e rassegnata, che però quando era
estate o primavera, andavano a quel baretto, il quale quasi per magia,
ti dava l’impressione di vivere a una festa. A quella gente bastava poco,
bastava un nulla, magari solo un semplice gelato al cioccolato,
un po’ d’aria fresca della sera, e stare seduti fuori a chiacchierare.
Era là, in quel piccolo bar dimesso e solitario, in cui con lei
io mi incontravo, e là, fra quelle mura che sapevano di muffe e di caffè,
seduti ove il chiarore del giorno arrivava con affanno, noi sognavamo.
Il disegno di copertina è di Bruno Guidotti
Mi ha fatto tornare in mente ricordi molto lontani ma colmi di tenerezza.. molto bella anche l’illustrazione.. complimenti!!!
Bar così esistevano nei piccoli paesi come il mio. Erano il centro del paese, erano uffici informazioni, erano giornali di gossip, lì si sapeva tutto di tutti e poi con un gelato che costava 10 lire ci si addolciva la bocca…tempi passati….bei tempi!!
Un piccolo bar senza pretese poche persone ma l’amore non ha bisogno di grandi scenari due ragazzi seduti si guardano negli occhi pieni di sentimento e quel locale diventa caldo ed accogliente
Sempre belle poesie piene di significato…elogio
Bruno ci presenta il reale con una soffusa luce irreale…..bravo…
Cadenza che sa di passato, nostalgia che profuma di vita. Molto bella e toccante, un tuffo nel passato dove “passato” è da intendere “quello che il mio cuore vorrebbe”. Bellissima.