I LUNEDÌ DELLA PREVENZIONE A TORINO

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)

Sempre a cura del dott. Roberto Rey e del coordinatore Giovanni Bresciani, sono ripresi gli appuntamenti settimanali dedicati alle conferenze in tema di salute, con suggerimenti e consigli su come meglio alimentarsi, migliorare i propri stili di vita e prevenire le malattie, da parte di valenti clinici e cattedratici piemontesi. La prima relazione “Quando le arterie si dilatano: prevenzione, diagnosi e cura degli aneurismi aortici”, è stata tenuta (lunedì 1 aprile) “in tandem” dai chirurghi vascolari prof. Fabio Verzini e dott. Gianfranco Varetto, ambedue afferenti all’ospedale Molinette della Città della Salute e della Scienza di Torino. Si tratta di una patologia particolarmente importante che riguarda l’aorta, l’arteria principale del corpo umano che origina dal ventricolo sinistro del cuore. Ma in sostanza cos’è un aneurisma? «È la dilatazione della grossa arteria – hanno spiegato i clinici – che in sede addominale è dodici volte più frequente rispetto a quella in sede toracica. L’inizio di questa malattia talvolta non dà sintomi e prevenire consiste nel capire quando individuare il manifestarsi di questa dilatazione». Ma perché avviene una dilatazione, e quali le cause che la provocano? «Nel 95% dei casi – hanno proseguito – è imputabile all’arteriosclerosi, a sua volta riconducibile a fattori di rischio come l’ età (oltre i 65 anni), il fumo, l’ipertensione, dislipidemia e scorretti stili di vita». Secondo i dati del 2017, in Piemonte ci sono 750 mila ipertesi, 400 mila sono gli ultra 65enni, e 1.500 sono i casi che ogni anno manifestano un aneurisma dell’aorta addominale. Secondo i chirurghi drammatica è l’evoluzione di questa patologia, in quanto il rischio di rottura del vaso è correlato al diametro dell’aneurisma stesso, soprattutto se supera i 50 mm. che, peraltro, tende ad aumentare nel tempo; e la mortalità in caso di rottura del vaso è del 75%. Tale manifestazione patologica è occasionale e molto conta la famigliarità in quanto è un fattore predisponente. «Relativamente all’indagine diagnostica – hanno spiegato i relatori – sono utili l’ecodoppler, l’ecografia ed ulteriori esami di approfondimento come l’angiotac. È comunque importante che i soggetti maggiormente a rischio si facciano visitare dal proprio medico di famiglia, confidando nella sua “scrupolosità” nel sospettare una eventuale dilatazione dell’aorta, ed eventualmente rivolgersi allo specialista la cui esperienza va di ari passo con l’evoluzione delle metodiche tecnologiche per il relativo trattamento chirurgico». Le donne sono comunque meno esposte rispetto agli uomini, nonostante parte di esse risultano essere fumatrici; ma per tutti vale un buon rapporto comunicativo con il proprio medico di fiducia, sia pur a fronte di un non disponibile screening per valutare i soggetti che sono più a rischio di altri di incorrere in una situazione di imminente necessità di trattamento.

Non meno interessante la relazione del prof. Gianni Cadario, diretto della S.C. di Allergologia e Immunologia Clinica nello stesso ospedale, e responsabile dell’Osservatorio per le Gravi Reazioni Allergiche e coordinatore della relativa Rete regionale piemontese. “Allergie: conoscerle per curarle”, appunto, che ha spiegato essere morbilità che si dividono in malattie e reazioni, le cui forme croniche sono notevolmente presenti nei Paesi industrializzati: oltre il 30% della popolazione. Un notevole aumento è dato a causa di situazioni di vario genere, soprattutto di carattere ambientale; ma molto spesso queste forme vengono sottovalutate a fronte del nonostante peggioramento della qualità di vita di chi ne è affetto, con conseguenti costi economici (diretti e indiretti) che, in Europa, risultano essere di 45 miliardi di euro l’anno. Ma più dettagliatamente, cosa sono le allergie? «È una reazione alterata dell’organismo – ha spiegato il cattedratico – verso stimoli che in situazioni di mortalità non dovrebbe indurre a risposte, ossia, i soggetti allergici hanno un sistema immunitario malfunzionante (anomalo), e alcuni non si accorgono di tale anomalia. Quindi, le allergie sono patologie cosiddette di sistema che si manifestano con quadri clinici diversi: asma, rinite, sinusite, dermatite atopica, eczema, etc., e ciò a carico di diversi organi e apparati dell’organismo». Per quanto riguarda gli allergeni, sono sostanze (solitamente innocue) estranee al nostro organismo che possono causare una reazione specifica responsabile di manifestazioni cliniche come asma e orticaria. Vi sono allergeni da inalazione (fumi, gas, etc.), da ingestione (farmaci e alimenti); ma anche allergeni da contatto come ad esempio con sostanze chimiche (polveri, vernici, liquidi, metalli); e allergeni da iniezione (punture di insetti). Ma non si può parlare di guarigione tout court delle allergie (per il carattere della famigliarità), ma se opportunamente trattate i soggetti che ne sono affetti possono avere una vita “normale” come quelli che non sono allergici. È comunque utile sapere che in Piemonte c’è l’Osservatorio per le reazioni allergiche collegato con il Servizio del “118”. Ma come sospettare una malattia allergica? «La maggior parte delle malattie allergiche – ha precisato il prof. Cadario – ha un decorso persistente, se non cronico, sin dal suo esordio, con presenza costante delle infiammazioni allergiche degli organi interessati. Quando si sospetta di avere una allergia è bene rivolgersi prima al medico di famiglia, che consiglierà eventualmente di rivolgersi allo specialista (allergologo) che, a sua volta, attuerà gli opportuni percorsi diagnostici. Infine, va detto, che le malattie allergiche si possono curare per lo più migliorando la funzionalità del sistema immunitario, o il trattamento con farmaci sintomatici. In sostanza, si cerca di individuare le cause della malattia e di rimuoverle con eventuali terapie causali». Anche questo relatore, come quelli che lo hanno preceduto, ha chiamato in causa il ruolo del medico di famiglia per un primo ed eventuale approccio diagnostico, un professionista di riferimento messo a disposizione del SSN; ma a volte, purtroppo, vi sono pazienti che non riescono ad ottenere le attenzioni del caso, come pure vi sono pazienti che non sanno come meglio “relazionarsi”. Ma questo è un ulteriore capitolo che andrebbe affrontato a parte perché la prevenzione delle patologie, a volte, inizia proprio dal rapporto empatico medico-paziente.
Foto di Giovanni Bresciani

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