I mammut alla conquista della Sardegna
C’era una volta un branco di mammut che, dalla Siberia, si spinse fino alla Sardegna …
Quello che potrebbe sembrare l’inizio di una storia di pura fantasia nasconde, invece, un nocciolo di verità perché, in occasione delle ultime due glaciazioni, gli antichi parenti pelosi degli elefanti veramente si spinsero dalle natie terre del Nord fino al Mediterraneo in cerca di condizioni di vita più favorevoli.
Per quanto riguarda la Sardegna, la scoperta che l’Isola sia stata popolata da questi animali – e non solo da elefanti – è relativamente recente: ricerche scientifiche hanno dimostrato che parte dei reperti ritrovati nel corso dei secoli appartengono alla specie dei mammut, mammut nani per la precisione, frutto di modificazioni genetiche indotte dalle piccole dimensioni dei territori colonizzati e dalla scarsa disponibilità di cibo.
Questa e tante altre curiosità sono al centro della mostra “Al tempo dei mammut – Il tesoro paleontologico della Russia” ospitata presso il Museo del territorio del Consorzio turistico Sa Corona Arrubia, ente che riunisce gran parte dei comuni della Provincia del Medio Campidano.
La mostra, inaugurata sabato scorso, non nasce sicuramente sotto i migliori auspici, visti i problemi organizzativi e logistici causati dal maltempo che, da diverse settimane, sta tenendo in pugno non solo l’Isola, ma l’intera nazione. Gravi, in particolare, i problemi di viabilità, che hanno reso difficile e quasi avventuroso l’accesso al Museo, situato nelle campagne tra i comuni di Villanovaforru e Lunamatrona. Eppure, a dispetto di tutto, dopo poco più di due mesi dalla chiusura della splendida esposizione dedicata agli Etruschi, il Consorzio ce l’ha fatta e la mostra ha preso il via nei tempi previsti.
Si tratta di un evento particolarmente importante per il Museo in quanto, da un lato, vanta collaborazioni a livello nazionale (il Museo civico di Pordenone e la “Contemporanea progetti” di Firenze, società che da anni cura l’allestimento di mostre in tutto il mondo e alla quale il Consorzio aveva già affidato la “regia” della precedente mostra) ed internazionale (non solo il Paleontological Institute of the Russian Academy of Sciences e l’Accademia delle scienze di Mosca, grazie ai quali è stato possibile esporre i reperti provenienti dalla Russia, ma anche – ad esempio – il Museum of History di Seul, per quanto riguarda i supporti multimediali posti a corredo dell’esposizione dei fossili); dall’altro, la sua realizzazzione è stata affidata quasi esclusivamente a maestranze locali (imprenditori, artigiani e, naturalmente, i membri delle cooperative che stabilmente collaborano con il Museo).
Per la prima volta in Italia è, dunque, possibile ammirare la più importante collezione al mondo dedicata ai mammut. Tra i pezzi forti di questo “tesoro”: un cucciolo mummificato, lo scheletro di un esemplare adulto alto quattro metri e, addirittura, gli scheletri di un’intera famiglia, composta da ben sei membri. La maggior parte dei reperti proviene, appunto, dalla Russia, ma non meno importanti sono quelli provenienti dal museo sardo di Geologia e Paleontologia “Domenico Lovisato”, annesso al Dipartimento di Scienze della Terra di Cagliari (che vanta tra i pezzi esposti un grosso molare di mammut), e dal Museo civico di Pordenone, presente con una maestosa ricostruzione a grandezza naturale di un esemplare di questa specie estinta.
L’esposizione, però, non riguarda solo i mammut siberiani e quelli sardi, ma anche altre specie estinte di dinosauri. Chi ha ancora fresco il ricordo dei dinosauri animati, ospitati nel 2000 sempre nel Museo del territorio del Consorzio, dunque, non resterà deluso: la mostra è forse meno spettacolare, ma certamente non meno interessante e, comunque, ricca di sorprese e curiosità. Per visitarla c’è tempo fino al 10 giugno 2009.
Orari e giorni di apertura:
– dal lunedì al venerdì:9.00-13.00;15.00-19.00;
– sabato, domenica e festivi:9.00-19.00 (orario continuato)
Ufficio prenotazioni:
Tel. 070/9341009
Fax 070/9341135
Per ulteriori informazioni:
http://www.sacoronaspa.it/sacoronarrubia.htm
–
–
Marcella Onnis – redattrice