I manganelli oggi come ieri esprimono il fallimento dello Stato
Succede nel 2024, in un’Italia che dovrebbe essere democratica e che vanta una Costituzione da far invidia a tanti altri paesi nel mondo che un gruppo di studenti, tra questi anche ragazzini delle scuole medie di 13-14-15 anni, vadano ad una manifestazione pacifica per ribadire il proprio sdegno verso il genocidio in atto a Gaza e le Forze dell’Ordine li carichino in modo feroce, facendo volteggiare i loro manganelli sulle teste, le ginocchia, le gambe di questi ragazzi. Alcuni vengono sbattuti a terra e malmenati, altri si ritrovano in qualche angolo trascinati dai compagni con il volto coperto di sangue, la testa spaccata. E’ successo a Pisa e a Firenze, ma i poliziotti avevano caricato anche a Napoli e Bologna, qualche giorno fa. La risposta non si fa attendere e a Pisa in 5mila scendono in piazza per solidarietà con questi ragazzi che hanno, semplicemente, manifestato il loro dissenso verso quella guerra sporca che insanguina il medio oriente mietendo vittime ogni giorno. E il nostro presidente Mattarella, fuori da ogni protocollo, non ha taciuto ed ha chiamato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per sottolineare, “trovandone condivisione”, che “l’autorevolezza delle Forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni, con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”. Niente di più vero, presidente, lo scrive una donna che a 68 anni, vedendo le immagini dei pestaggi di oggi, rivive i pestaggi di ieri, in quei lontani, eppure tanto vicini anni ’70, nei quali, ragazzina delle superiori, partecipava alle manifestazioni dove tra un getto dell’idrante e una manganellata cercava di esprimere la propria opinione. Ma erano altri tempi, è vero, oggi le cose sono cambiate.
Francesca Lippi