Ictus ischemico: novità per diagnosi tempestiva e recupero funzionale
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Ad un anno dalla apertura del Complesso Sanitario Residenziale Bosco della Stella, in collaborazione con l’associazione di volontariato Pier Federico Angelino, si è voluto “valorizzare” l’iniziativa con una conferenza sul tema “Attualità in tema di ictus”, patologia che in parte interessa i ricoverati in strutture denominate Residenza Sanitaria Assistenziale” (RSA) come quella, appunto, del neonato complesso rivolese (alle porte di Torino), convenzionato con la Regione Piemonte. L’ictus ischemico è argomento sempre più attuale in quanto patologia che può manifestarsi in età giovane-adulta e soprattutto oltre i 70 anni. Tra i relatori il dott. Salvatore Amarù, direttore della UOC Neurologia di Rivoli e Pinerolo (To), rammentando che nell’insieme si verificano 250 casi di ictus ogni 100 mila abitanti/anno, e oltre 1.000 sono i casi che si verificano ogni 100 mila ab/anno tra gli over 75; mentre la mortalità per questa patologia in fase acuta riguarda il 30% dei casi, e l’invalidità residua è del 40% nei sopravvissuti costituendo la prima causa di invalidità. «In Italia – ha spiegato Amarù – l’ictus rappresenta la prima causa di disabilità, la seconda delle demenze e la terza di morte dopo le malattie cardiovascolari. Il 31% dei pazienti colpiti da questa patologia presenta deficit neurologico focale residuo, il 29% va incontro ad un recupero completo, il 20% presenta difficoltà nella deambulazione, il 16% viene istituzionalizzato per invalidità, e del rimanente 4% le cause non sono ben determinate». In Piemonte l’ictus ischemico è la seconda causa di morte, e i tassi di incidenza sono più elevati rispetto alla media nazionale: 350 casi ogni 100 mila ab/anno; mentre molto elevata è la mortalità: 147 casi ogni 100 mila ab/anno, e ciò a causa della elevata età media e della scarsa prevenzione dei fattori di rischio quali l’ipertensione, il diabete mellito, le dislipidemie (alterazione dei valori del colesterolo e dei trigliceridi), fumo attivo e passivo, etc.
Sul percorso riabilitativo nel paziente colpito da ictus in era trombolitica: una sfida al contenimento della disabilità è intervenuto il dott. Giuseppe Giovine, fisiatra-neuroriabilitatore alla Casa di cura Villa Ida di Lanzo (To), precisando che c’è un grande interesse per questo ruolo, particolarmente impegnativo proprio perché questa patologia neurologica colpisce in gran parte gli over 65 e per il conseguente aumento dell’incidenza. «Il percorso riabilitativo – ha spiegato relatore – prevede interventi in fase acuta, per poi proseguire nella fase post-acuzie (in forma intensiva ed estensiva), con l’obiettivo di ricondurre il paziente al proprio domicilio, e per essere eventualmente trattato non più in ospedale ma dalle strutture del territorio. La riabilitazione si prefigge, quindi, di prevenire la disabilità attraverso un mirato programma diagnostico-terapeutico, con trattamenti di emergenza efficaci mobilizzando il paziente il più precocemente possibile; e tutto questo richiede l’opera di un team multiprofessionale: neurologo, fisiatra, fisioterapista, logopedista, nutrizionista, etc.». Superata la fase acuta, in considerazione dei bisogni clinico-assistenziali e riabilitativi del paziente, come pure degli eventuali elementi prognostici “sfavorevoli”, il paziente viene destinato in una idonea struttura riabilitativa di III, II o I livello, a seconda della situazione clinica del momento. «Gli elementi prognostici sfavorevoli all’intervento riabilitativo – ha precisato Giovine – sono la gravità clinica all’esordio della fase acuta, lo stato di coma protratto, l’incontinenza sfinterica persistente, le alterazioni importanti del tono muscolare, l’afasia, l’aprassia e la disfagia gravi. Nel contempo particolare attenzione la si deve ai disturbi cognitivi, la cui gravità non permette la riabilitazione in tempi brevi e quindi adattare un percorso riabilitativo “personalizzato”. E va rilevato che le scarse possibilità di recupero sono dovute alla recidiva dell’ictus e della eventuale istituzionalizzazione».
Il medico di famiglia, peraltro anche scrittore e appassionato musicista, Marco Gaddi, ha presentato il caso clinico riportato dai network, un caso di ictus che ha colpito una giovane donna che nessuno dei presenti all’evento è stato in grado di intuirne i segni premonitori, probabilmente per scarsa informazione e giustificata… incompetenza. Il relatore ha posto all’uditorio, in prevalenza medici, alcune riflessioni sulla importanza del trasmettere l’informazione con semplici esempi, affinché i mass media e la popolazione in genere possano comprendere al meglio e, in caso di necessità, essere in grado di “supportare” l’infortunato o quanto meno gli operatori sanitari allertati. «La maggior parte delle persone colpite da ictus – ha aggiunto il clinico – non muore immediatamente all’insorgere dell’evento, soprattutto se si riesce ad intervenire entro tre ore dallo stesso, contribuendo quanto meno a limitarne le complicanze. Il problema, piuttosto, è riconoscere l’ictus in tempo utile”. Il dott. Gaddi ha inoltre illustrato alcune sequenze di comportamento da tenere di fronte ad episodi ischemici acuti, rammentando alcuni segni premonitori come cambiamento dell’espressione facciale, debolezza di un arto, difficoltà nel parlare, improvvisa confusione mentale, vertigini, etc. Tutti segni che, una volta individuati, richiedono tempestività di intervento. A conclusione dell’incontro, moderato dal dott. Paolo Angelino, presidente della omonima associazione di volontarito, è intervenuto l’on. Michele Vietti che, a nome della proprietà del Complesso Sanitario Residenziale (direttore sanitario dott.ssa Luisella Cesari, direttore amministrativo dr.ssa Zaira Feroldi), ha espresso soddisfazione per il positivo inizio dell’attività, che ha tutte le caratteristiche per essere al passo coi tempi e per soddisfare al meglio le esigenze dei ricoverati.
Foto di E. Bodini
In alto il dott. Giuseppe Giovine e il dott. Paolo Angelino; in basso, al centro, l’on. Michele Vietti
Grazie ad Ernesto Bodini per la brillante sintesi della serata. Marco Gaddi