IL CALO LE NASCITE: UN PROBLEMA DI DESERTIFICAZIONE  DELLA CONTINUITÀ ESISTENZIALE

Oltre alle diverse insicurezze contribuisce la vulnerabilità dei sentimenti

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

È da un bel po’ di tempo che si discute sul preoccupante calo delle nascite in Italia, e si stenta a risalire la china. Ma quali le ragioni, in parte citate e in parte non considerate? Su questa negatività a mio avviso non sono considerati diversi fattori. Anzitutto le unioni affettivo-sentimentali sono sempre più superficiali, sia tra connazionali che tra partner dalle diverse culture, usi e costumi e, per estensione, dalle diverse etnie per quanto riguarda le unioni tra cittadini di altri Paesi. Nel contempo sono ancora troppo presenti le incertezze della solidità economica e sicurezza sul lavoro (carenza e precariato), come pure la non tutela della propria incolumità a causa del quotidiano dilagare della criminalità (chiunque in qualsiasi momento può essere aggredito senza alcun motivo). Ma vi è anche da aggiungere il problema della salute in quanto (a parte l’epidemia recente) sono in aumento le malattie di origine genetica, familiare o più semplicemente per predisposizione, come pure i molti decessi per incidenti stradali e sul posto di lavoro che non sono “compensati” dalle poche nascite. Proseguendo con questo elenco bisogna tirare in ballo anche la costante instabilità politica, che peraltro si trascina da almeno due-tre generazioni, disorientando sotto vari aspetti la vita comune dei cittadini. Le Istituzioni, quando aprono il capitolo in questione esprimono sì preoccupazione, ma al tempo stesso peccano di demagogia e di retorica, tant’é che sono in troppi a voler dire la loro in merito, ma di fatto nessuno riesce ad imporsi in modo razionale e univoco. Volendo fare il punto sulla salute, quando si mette su famiglia (dai costi non sempre accessibili) bisogna avere la certezza (per quanto possibile) che il SSN garantista le prestazioni essenziali: dalla nascita alla morte dei componenti il nucleo famigliare; ma da come vanno le cose ciò è utopia, e quindi anche questo rappresenta uno dei freni per incrementare le nascite. Mi rendo conto che il problema andrebbe ben oltre data la complessità, in merito alla quale è la politica a dover fare una analisi radicale di questo fenomeno, ma poiché mettere d’accordo le diverse rappresentanze ai vertici è altrettanta utopia, ne consegue che il ricambio generazionale continuerà la sua corsa al rallentatore. Insomma, ci troviamo in questa moderna realtà infarcita di progressi vari, “appesantiti” dalla cosiddetta intelligenza artificiale (I.A.) utile o meno che, unitamente ad altre eventuali innovazioni, non è detto che contribuisca a “spianare” il terreno della fertilità.

Ma chi sono io che osa azzardare considerazioni su un aspetto della vita politico-sociale così radicale e dai molteplici risvolti sociologici, antropologici e culturali? Non ho alcun titolo accademico e/o istituzionale a riguardo, ma ciò non toglie che come osservatore attento degli eventi sociali che mi “travolgono”, e quindi come opinionista, che possa esprimere le mie convinzioni che poi si basano sulla più totale obiettività. Ma torno a ripetere: in questi ultimi decenni sono mutati i veri sentimenti (la pandemia ne ha sottolineato l’entità), sia verso se stessi che verso un eventuale partner, del resto anche i rapporti basati sul sentimento dell’amicizia (come la si intendeva una volta), sono diventati sempre più fatui, e sempre maggiore è la tendenza ad appagare il proprio Ego rincorrendo fama e notorietà, in virtù del fatto che quello che conta è l’apparire per distinguersi gli uni dagli altri; per non parlare poi di pensieri ed azioni inerenti il femminismo e il maschilismo per i quali da ambo le parti si vuole prevalere (vedasi i molti casi di femminicidio) facendo soccombere la figura più debole in quel momento. E anche se l’età media è notevolmente aumentata, saranno sempre meno le coppie che potranno  festeggiare le cosiddette “nozze d’oro”, sia pur allietate dalla presenza di un solo figlio… Ecco che, a mio modesto avviso, l’unione uomo-donna votata a procreare perde in gran parte il suo fascino naturale come pure quello della cristianità, tant’è che nemmeno la Chiesa è riuscita (e riesce) a “correggere” questa tendenza che definisco essere la desertificazione della continuità esistenziale! Per concludere, in merito alla escalation dei femminicidi, a tutti gli autori di tale abominevole reato vorrei rammentare quanto sosteneva William Shakespeare (1564-1616): «La donna uscì dalla costola dell’uomo non dai piedi per essere calpesta, non dalla testa per essere superiore; ma dal lato per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata». Onorando questa saggezza, forse potremo assistere a qualche nascita in più!

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