Il Comune di Cagliari raccoglierà i “sì” alla donazione degli organi dei suoi cittadini
di Marcella Onnis
Ieri mattina è stato siglato a Cagliari un protocollo d’intesa tra il Comune e l’Azienda sanitaria locale (Asl) n. 8 finalizzato alla promozione, all’informazione e alla raccolta delle volontà dei cittadini sulla donazione di organi e tessuti.
Un fatto importante per due aspetti, uno evidente (il prezioso apporto che questo protocollo darà alla diffusione della “cultura della donazione” e all’aumento del numero dei trapianti realizzati), l’altro meno immediato.
Partiamo dal secondo aspetto. Il 17 marzo 2013, in occasione della Giornata regionale del donatore, celebrata a Cagliari, le associazioni di volontariato organizzatrici (Aido, Asnet Sardegna, Asu Onlus, Elisa Deiana onlus, Liver for Live Sassari, Prometeo Aitf Onlus e Sardatrapianti) chiesero alle istituzioni presenti (Comune e Regione) di supportarle nel loro compito di promozione della donazione degli organi. In quella occasione, il Vicesindaco e Assessore agli Affari generali di Cagliari, Paola Piras, si impegnò a istituire il registro comunale dei donatori e a far sì che l’ufficio anagrafe potesse raccogliere le volontà dei cittadini riguardo alla donazione degli organi post mortem. Ora quella promessa è diventata realtà e questo fa notizia perché, purtroppo, l’effettivo accoglimento delle proposte dei cittadini da parte delle istituzioni è ben lontano dall’essere la norma. Non solo: quattro mesi, amministrativamente parlando, sono un tempo di risposta breve, soprattutto se si considera che, in questo caso, le amministrazioni coinvolte sono due (Comune e Asl).
Grazie a questo protocollo, dunque, i cittadini potranno esprimere la propria volontà di donare organi e tessuti in caso di morte semplicemente rilasciando una dichiarazione agli uffici dell’anagrafe comunale (compresi quelli presenti nelle circoscrizioni).
Scanso equivoci, i funzionari incaricati di accogliere tali dichiarazioni non imporranno a nessuno di effettuare questa scelta. Come dispone il protocollo, infatti, “L’ufficiale d’anagrafe incaricato, al momento del rilascio della carta di identità o del rinnovo della stessa al cittadino maggiorenne, lo informa della possibilità che la propria volontà o il diniego a donare organi e tessuti sia inserita nel SIT [Sistema informativo trapianti, ndr], astenendosi dal fornire indicazioni o pareri in merito alla dichiarazione di volontà a donare gli organi.” E se un cittadino non ha ancora preso questa decisione? Il protocollo prevede anche questa eventualità: “In caso di incertezza da parte del cittadino, l’ufficiale d’anagrafe deve precisare che non è obbligatorio rendere la propria dichiarazione in quel momento e che questa potrà essere resa in seguito presso la propria ASL o al rinnovo della Carta di Identità.” Non solo, come ha tenuto a precisare il Vicesindaco, «tale dichiarazione non sarà irreversibile ma potrà essere revocata in ogni momento presentandosi presso la Asl 8».
Un’attività così delicata naturalmente non può essere svolta all’insegna dell’improvvisazione ed è per questo che le due amministrazioni hanno regolato i reciproci ruoli anche in materia di formazione del personale: la Asl formerà gratuitamente i dipendenti comunali che dovranno raccogliere le dichiarazioni di volontà in modo che questi, a loro volta, possano informare e sensibilizzare i cittadini. Tale attività sarà svolta distribuendo i materiali informativi che il Comune riceverà dall’Azienda sanitaria locale ma anche, eventualmente, attraverso il sito istituzionale.
La scelta di dire “no” alla donazione, infatti, spesso e volentieri nasce da una scarsa conoscenza della materia da parte dei cittadini. Per questo il protocollo d’intesa afferma espressamente di avere “come obiettivo non solo quello di aumentare la diffusione della cultura della donazione ma anche di favorire il superamento delle diffidenze che condizionano la donazione stessa” (ulteriori informazioni e il testo del protocollo sono disponibili sul sito del Comune).
La soddisfazione delle associazioni di trapiantati è grande, sia perché, in generale, hanno sempre ricordato quanto sia fondamentale l’apporto delle istituzioni per la diffusione della “cultura della donazione”, sia perché, in particolare, questo accordo rappresenta una risposta concreta ad un loro esplicito invito. Una richiesta avanzata a marzo pensando non solo a chi attende un nuovo organo, ma anche a chi svolge il delicato ruolo di constatare la morte di un paziente e, al tempo stesso, far sì che quella perdita non sia vana, come ha ben chiarito il presidente della Prometeo Aitf onlus, Giuseppe Argiolas: «Abbiamo proposto la registrazione della volontà di donare “post mortem” nel documento di identità personale, sia alla prima consegna che al rinnovo dopo la scadenza, soprattutto perché avrebbe facilitato il duro lavoro dei Rianimatori di tutti gli ospedali della Sardegna, in quanto quando capita la disgrazia e il paziente va in morte cerebrale, sono proprio gli operatori della Rianimazione a dialogare con i parenti più stretti per far sì che possano dare o meno il consenso alla donazione degli organi.
L’esperienza di questi anni, che ci viene raccontata dagli operatori del settore, prova che chiunque abbia espresso in vita la volontà di donare o conservi nel portafogli una qualsiasi “card del donatore” debitamente firmata viene sempre assecondato perché nessuno – o quasi – se la sente di andare contro la volontà di colui che in vita ha fatto la scelta consapevole di fare un grande atto di generosità e di solidarietà salvando altre vite.»
La Sardegna e il suo capoluogo in particolare – ha ricordato Giuseppe Argiolas – hanno seguito le buone prassi adottate in altre regioni d’Italia quali l’Umbria e la Toscana, ma si può fare di più, per questo ha aggiunto: «Ora speriamo che i cagliaritani rispondano positivamente – cosa di cui non dubitiamo – e, soprattutto, che la delibera del Comune di Cagliari sia presa ad esempio e faccia strada in tanti Comuni sardi che sappiamo sensibili al tema».
Se, infatti, l’Isola si è dimostrata negli ultimi anni tra le regioni più “generose”, c’è bisogno di uno sforzo da parte di tutti, amministrazioni e cittadini, per far sì che le liste di attesa per i trapianti si accorcino e che aumentino le aspettative di vita di coloro la cui sopravvivenza dipende dalla disponibilità di un nuovo organo. I primi dati sui trapianti realizzati in Sardegna nel 2013 (consultabili sul sito del Sistema informativo trapianti) mostrano, infatti, un andamento poco incoraggiante che può comunque ancora essere ribaltato nella seconda parte dell’anno. Ma perché ciò sia possibile è necessario che aumentino i “sì” alle donazioni e che i vari reparti di rianimazione siano attrezzati per effettuare le osservazioni di morte cerebrale e attivare così l’iter per la realizzazione dei trapianti. Una missione possibile? Le somme si potranno tirare nei primi mesi del 2014. Per ora possiamo solo fare la nostra parte per provare a raggiungere questo obiettivo. E quando facciamo qualcosa di importante per gli altri, un risultato positivo lo otteniamo sempre e comunque.
Foto di Giuseppe Argiolas