IL COVID-19, LA PANDEMIA E LA LETTERATURA
Contributi per la “completa ed appagante” informazione, in merito alla quale ognuno può farsi un’idea di come è iniziata l’odissea e di come si sta concludendo…
di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)
In questi quattro anni di pandemia a causa della Sars-Cov-2 si è scritto di tutto e di più: dai numerosissimi articoli giornalistici alla pubblicazione di libri; contributi molto attendibili alcuni, e più o meno discutibili altri. Tralasciando la copiosa ed infinita produzione giornalistica, la quale comprenderebbe i numerosi talk show televisivi e di piazza, particolare attenzione meritano le pubblicazioni editoriali che, a vario titolo, hanno contribuito a molti approfondimenti sulle origini del virus “incriminato” e le relative conseguenze nella maggior parte del mondo. Personalmente, per curiosità, passione ed impegno professionale quale divulgatore scientifico, ho passato in approfondita rassegna alcune di queste, a cominciare dalla più “modesta” ma assai indicativa: “50 domande sul Corona virus. Gli esperti rispondono”, a cura di Simona Ravizza (Ed. Corriere della Sera, 2020, pagg. 104) con il coordinamento scientifico del medico Sergio Harari. Con questo poco più che tascabile, l’autrice interroga alcuni esperti (medici che si sono occupati dell’epidemia nella loro attività clinica e di ricerca) ottenendo risposte chiare e documentate sulle incertezze e fake news diffuse dalle varie fonti di comunicazione.
La pubblicazione “Covid-19 La catastrofe. Cosa non ha funzionato e come evitare che si ripeta” (Il Pensiero Scientifico Editore, 2020, pagg. 104) del giornalista scientifico Richard Horton, direttore della prestigiosa rivista The Lancet, pone in evidenza (senza mezzi termini) il fatto che la risposta globale della pandemia di Covid-19 si è rivelata uno dei più grandi fallimenti politici e scientifici della nostra storia recente. In sintesi l’autore prende in esame le azioni intraprese dai governi di tutto il mondo per fronteggiare l’emergenza, inoltre fa il punto sulle decisioni mancate e sui ritardi che hanno permesso al virus di diffondersi da Wuhan al resto del pianeta. Quindi, dalla sua analisi emergono successi e fallimenti, ma anche la proposta di misure da adottare a livello nazionale e internazionale per prevenire il ripetersi di una catastrofe come quella subita. In buona sostanza suggerisce: «Dobbiamo imparare le lezioni di questa pandemia e dobbiamo farlo alla svelta perché la prossima può arrivare prima di quanto pensiamo».
Altra pubblicazione porta il titolo “Pandemia e Infodemia. Come il virus viaggia con l’informaione”, a cura di Marco Ferrazzoli e Giovanni Maga (rispettivamente capo uffcio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche, e direttore dell’Istituto di Genetica Molecolare del CNR di Pavia), Ed. Zanichelli, 2021 pagg. 232. Gli autori, nel rievocare la comparsa del nuovo virus su scala globale, con tutte le sequele che conosciamo, ripercorrono le tappe della prima pandemia al tempo dei social e far tesoro dell’esperienzza che può indurci a ripensare il corretto rapporto tra chi fa ricerca e chi è dedito alla comunicazione.
Più “accusatoria” la pubblicazione del tascabile “Il disastro. Chi ha sbagliato sul Covid e perché” (Ed. La Verità-Panorama, 2022, pagg., 156), a cura di Paolo Musso, docente presso l’Università dell’Insubria. L’autore passa in rassegna i molteplici errori nel corso della pandemia; ad esempio, in merito al programma delle vaccinazioni, e non manca di sottolineare la seguente osservazione: «In uno Stato democratico, se il governo ritiene che tutti dovrebbero vaccinarsi, allora deve prendersi la responsabilità di rendere la vaccinazione “giuridicamente” obbligatoria, per mezzo di una Legge, che ovviamente, dovrà essere discussa e approvata (o respinta) democraticamente in Parlamento. Nonostante le apparenze, infatti, l’imposizione di un obbligo giuridico non è solo molto più efficace che l’imposizione di un obbligo morale, ma è anche molto più rispettoso della libertà, della dignità e della privacy delle persone».
A questo proposito, personalmente rammento che per debellare la poliomielite negli anni ’50-60, in Italia fu necessario emanare una Legge (n. 51 del 4/2/1966), ma ciò avvenne con un discreto ritardo decisionale (per ragioni anche politiche) che causò diecimila casi di paralisi di cui mille decessi.
In questo stesso anno è stato pubblicato “Post Covid. Che cosa dobbiamo sapere sulle conseguenze a lungo termine del virus per corpo e mente”, a cura del dott. Sergio Harari con la giornalista medico-scientifico Vera Martinella (Ed. Solferino – Corriere della Sera, 2022, pagg. 234). Gli autori molto copiosamente hanno evidenziato le numerose problematiche degli effetti post-Covid, anzitutto spiegando in cosa consiste questa sindrome, poi come diagnosticarla, come affrontare i sintomi di vario genere, chi è a maggior rischio, come curarsi, se vale la pena di sottoporsi a controlli dopo aver contratto il virus, e a chi rivolgersi per queste esigenze. Un volume che fa il punto (più o meno completo sulle conseguenze a lungo termine dell’infezione, sia sull’organismo sia a livello psicologico.
Più “problematica”, a mio avviso, la pubblicazione “Perché guariremo. Dai giorni più duri a una nuova idea di salute” (Ed. Solferino, 2024, pagg. 316), a cura di Roberto Speranza (ministro della Salute dal 2019 al 2022). Al di là della storia personale e politica di una stagione che ha cambiato le nostre vite, e che l’autore ha inserito in quarta di copertina il virgolettato «È a rischio il principio essenziale dell’universalità del diritto alla salute. Perciò è il tempo di una grande battaglia a difesa del SSN, questo libro vuole esserne parte», l’ex ministro ha presentato la sua opera in varie occasioni, in alcune delle quali è stato contestato da pazienti che si sono ammalati (a loro dire) a causa del vaccino anticovid; come a Potenza dove un uomo ha interrotto l’evento denunciando di essere stato colpito da un ictus dopo la prima dose di vaccino anti Covid, ed è stato allontanato dalla sala. Avvicinato dall’Ansa, dopo la fine dell’incontro, Speranza ha detto di provare “rispetto” per l’uomo: «Faccio però rilevare – ha aggiunto – che i vaccini hanno salvato, solo in Italia, almeno 1,4 milioni di persone, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità». Per queste sue affermazioni che corrispondano al vero, pare non abbia detto, però, quanti casi hanno subito dopo la vaccinazione seri danni alla salute (sic!). Inoltre, leggendo il suo libro, l’ex ministro si vanta di aver gestito la situazione pandemica nel modo migliore unitamente al suoi collaboratori. Peccato che, durante la pandemia, non siano mancati scandali di vario genere: la cresta sulla mascherine, la non sufficienza dei tamponi, i banchi di scuola a rotelle… che sono rivelati inutilizzabili e confinati in magazzini, etc. Per non palare, poi, della gestione relativa alla informazione-comunicazione, a mio avviso non totalmente efficiente e professionale e, in merito a ciò, punterei il dito sulla esasperazione degli (strazianti) bollettini medici pluriquotidiani, come anche sulle numerosissime comparsate in televisione dove tutti avevano da esprimere una propria opinione, ma spesso senza non poche polemiche e incomprensioni.
Un’altra interessante pubblicazione ha per titolo “Katalin Karikò nonostante tutto. La mia vita nella scienza” (Ed. Bollati Boringhieri, 2023, pagg. 261). In realtà è l’autobiografia dell’autrice ma allo stesso tempo il racconto del suo lavoro sulla ricerca, nella convinzione che una molecola instabile e non totalmente apprezzata come l’RNA messaggero potesse essere la svolta per cambiare il mondo. Dopo non pochi sacrifici, la prof.ssa Karikò, premio Nobel per la Medicina nel 2023, ha ottenuto significativi risultati che hanno permesso di ridurre in tempi molti brevi efficaci vaccini contro il Covid. Onore, quindi, alla Scienza e ai suoi protagonisti, ma personalmente stenderei un velo pietoso sull’operato di alcuni politici, commentatori, opinionisti e sulla folta schiera di no wax che, per la gran parte di essi, la loro opposizione non ha trovato riscontri tranne in rarissime eccezioni; ma queste ultime fanno parte del remoto e proverbiale concetto: la Medicina ha moltissime potenzialità ma anche dei limiti; mentre il politico che gestisce il bene comune non sempre è in grado di comprendere il lavoro della Scienza medica e il sacrificio dei suoi protagonisti, sia clinici che ricercatori; come pure, poco incline ad ascoltare la voce dei cittadini. Ora, che taluni mass media annunciano il susseguirsi di una o più varianti del virus (che pare essere ancora presente tra noi e che non se ne andrà tanto presto), sarebbe bene affidarsi ai ricercatori e clinici più accreditati, e dare meno lustro alle passerelle in televisione, ed ancor meno alla discesa nelle piazze…, come a pure a certuni politici troppo ambiziosi di apparire.
C’è un refuso nel titolo dell’articolo.
Grazie!