Il dovere di rievocare esempi di grande Dedizione Umanitaria: Albert Schweitzer e Walter Munz

Da destra il dottor Munz, la figlia del dott. Schweitzer Rhena Miller (1919-2009), e un medico africano.

Una storia tracciata dal filantropo dott. Albert Schweitzer in Gabon.

di Ernesto Bodini (giornalista e biografo)

Il dott. Schweitzer e Munz

Nel mondo ci sono state, e ci sono persone che il destino ha offerto loro la possibilità di seguire una “nobile” strada, quella della solidarietà umana. Alcune di queste sono persone agiate, di buona famiglia e dal futuro professionale più che promettente, ma ciò nonostante distaccate da quei “privilegi” che non avrebbero mai chiesto, consapevoli di essere destinate verso orizzonti ben lontani dalla loro patria e dalla loro realtà. Tra questi il dottor Walter Munz (1934-2022), un medico svizzero (specializzato in chirurgia) che, entusiasta della figura del dott. Albert Schweitzer (1875-1965), lo raggiunse nel 1961 a Lambaréné (Gabon), non immaginando che avrebbe lavorato alcuni anni con il quasi 80enne filantropo alsaziano. Un sogno che si realizzò condividendo ruoli e sacrifici curando gli africani della giungla. Vi rimase sino al 1964, ma non trascorse tempo che ricevette una lettera dal dott. Schweitzer che gli chiedeva di tornare per succedergli nella conduzione dell’ospedale come direttore medico. In quel periodo (era il 1962) arrivò a Lambaréné la 26enne olandese Jo Adrianna Boddingius come ostetrica, che in seguito sposò nel 1968. Per queste due figure l’ospedale di Lambaréné divenne il senso della vita. In particolare il dott. Munz lavorò inizialmente come assistente dal 1961 al 1963, e dal 1965 (anno in cui morì Schweitzer) sino al 1969 come responsabile e successore nominato dal vecchio filantropo alsaziano. Negli anni successivi, ossia dal 1980 al 1981 lavorò sempre nello stesso ospedale in qualità di membro fondatore e vicepresidente della Fondazione ospedaliera internazionale. Presenziò ancora dal 1974 al 2008. In qualità di direttore medico del Sunne-Egge di Zurigo, dal 1991 al 1998 ha costruito insieme al pastore Ernst Sieber la “sua Lambaréné in Svizzera. Giunto all’età della pensione, mantenendo sempre lo stesso credo di Schweitzer, ossia “il rispetto per la vita”, insieme alla moglie ha fondato nel 1999 l’”Atelier Culturel” per l’attività creativa e la prevenzione dell’AIDS a Lambaréné, e nel 2007 ha progettato la ristrutturazione dell’area storica dell’ospedale della giungla.

Inoltre, con la Fondazione della “Scuola Albert Schweitzer” per gli orfani dell’AIDS in Kenya, il dott. Munz ha così semplificato il nobile significato del termine Lambaréné, dalla teoria alla pratica: Lambaréné nella lingua africana significa «Vogliamo tentare». Le fedele moglie Jo Adrianna ha sostenuto il marito nel cambiamento professionale, riflettendo allo stesso tempo su come avrebbe potuto essere coinvolta nella sua vita lavorativa quotidiana. Lambaréné è rimasto pensiero e ricordi per entrambi quasi ogni giorno, tenendo conferenze su Albert Schweizer che, seppur non un santo, meritò l’accesso in Paradiso dove le anime dei giusti e dei benefattori godono il frutto del loro operato: le beatitudine eterna. Il dottor Munz è deceduto nel 2022 all’età di 88 anni, e se anche personalmente non ho avuto l’onore di conoscerlo, anni fa il segretario della allora Associazione Italiana Albert Schweitzer (A.I.A.S.), con sede a Trieste, il dott. Adriano M. Sancin, mi fece dono di una fotografia datata 2005, in cui sono ritratti a Lambaréné da destra il dottor Munz, la figlia del dott. Schweitzer Rhena Miller (1919-2009), e un medico africano. Anche la figlia Rhena seguì le orme del padre, unitamente al marito David C. Miller (anch’egli medico) offrendo assistenza medica in vari Paesi del mondo.

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