Il Guido Guerrieri di Gianrico Carofiglio
Gianrico Carofiglio è uno dei migliori autori italiani in circolazione. Magari non lo si può definire geniale o talentuoso, ma di sicuro è un bravissimo scrittore.
E lo è, innanzitutto, perché il suo italiano è ottimo: una caratteristica che diventa sempre più rara tra chi scrive opere letterarie.
In secondo luogo, lo è perché scrive storie interessanti, perché scrive cose intelligenti e perché scrive per essere capito. E anche questo insieme non è da tutti.
Altro segreto della sua bravura è l’avvocato barese Guido Guerrieri, il suo personaggio più noto, protagonista di un bel ciclo di legal-thriller all’italiana. Quando si stacca da lui, infatti, l’autore non dà il meglio di sé. È il caso, ad esempio, di Il passato è una terra straniera, un romanzo avvincente ma molto cupo e non brillante quanto la serie dedicata, appunto, a Guerrieri.
Un personaggio, quest’ultimo, così normale da portare, tante volte, il lettore a chiedersi “hey, ma Carofiglio sta parlando di Guido o di me?”. Né eroe né anti-eroe, lo si potrebbe definire una figura “ad altissimo tasso di immedesimazione”: come tutti noi, ha i suoi valori ed i suoi pregi (tra i quali spiccano un gran senso dell’umorismo e una lodevole capacità di fare autocritica), commette gaffes, a volte fa dei pensieri scemi, spesso dice il contrario di quello che vorrebbe dire e qualche volta tiene comportamenti discutibili.
Dai primi due romanzi del ciclo (Testimone inconsapevole e Ad occhi chiusi) sono anche stati tratti dei piacevoli film per la televisione, diretti dal regista Alberto Sironi. Il ruolo del protagonista è stato affidato ad Emilio Solfrizzi, perfetto nei panni dell’affascinante avvocato (e, per la cronaca, altrettanto “azzeccato” nel ruolo dello scrittore protagonista di La doppia vita di Natalia Blum, episodio della serie Crimini tratto da un racconto dello stesso Carofiglio).
Ma anche gli sceneggiatori – tra i quali lo stesso autore – hanno avuto un ruolo determinante nella riuscita della trasposizione televisiva, avendo intelligentemente scelto di mantenere intatti alcuni dialoghi chiave dei due romanzi
I dialoghi sono, infatti, un altro elemento di pregio di questo scrittore: ad effetto ma credibili, misurati, incisivi e – udite, udite! – trascritti con una punteggiatura opportuna e precisa.
Volendo, si potrebbe individuare come punto debole delle storie con Guerrieri per protagonista il fatto che siano molto malinconiche … ma la malinconia è una sensazione in cui, sotto sotto, fa piacere indugiare per cui, a ben guardare, anche questa caratteristica è più un pregio che un difetto. Tutt’al più, potrebbe essere una ragione per decidere di non leggerli in autunno, stagione già di per sé tendenzialmente triste.
Forse l’unico vero neo lo si trova nell’ultimo libro della serie, Le perfezioni provvisorie, nel quale il brillante Guido si improvvisa detective con il risultato che la trama, seppur avvincente, risulta meno credibile rispetto agli episodi precedenti (i due sopra citati e Ad occhi chiusi).
Carofiglio pare sia amato soprattutto dalle donne e questo potrebbe essere un altro limite, ma questa etichetta non mi convince affatto per cui mi prendo la libertà di includere anche lui tra gli scrittori unisex: basta leggerlo per rendersi conto che siamo tutti un po’ Guerrieri.
Marcella Onnis