L’angolo della poesia: “Il medico degli umili” di Maria Rosa Cugudda
Ci sono dolori che non è possibile lenire, vuoti che non è possibile colmare, ma esistono modi per riuscire ad affrontarli, per imparare a conviverci.
Uno è scrivere versi ed è quello che sta scegliendo Maria Rosa Cugudda, poetessa e cara amica del nostro giornale.
Dedica i tristi versi che vi proponiamo oggi “All’adorato marito, Luciano, non più con me, dal 6 febbraio 2014” e ci racconta che il suo amato era un medico, semplice e amorevole. Molti lo chiamavano “Il medico degli umili” e così ha voluto intitolare la poesia che gli ha dedicato.
Ve la proponiamo con l’augurio che Maria Rosa e le persone che vivono drammi simili al suo possano trovare un po’ di luce e conforto:
Il medico degli umili
Più il mio Sposo non trovo
il suo cuore (ed anche il mio) si è fermato
Sempre col sorriso sollievo ha donato a quanti
da sofferenza e malattia invasi
Ora lui in Cielo è stato condotto
spazia adornato da candidi Angeli
Quaggiù, io son rimasta
sola e desolata trafitto ho l’animo
mentre il volto inondano salate gelide lacrime
Lo sento mi abbraccia
tendo la mano percepisco l’Amore
ma non lo vedo
Non più respiro senso non riscontro
vegetare o morire nello struggente
dolore che attanaglia.
Mio Gesù, a Te mi unisco
disperazione solamente posso offrirti
trasformala in dono, Dono vero.
Anche per me hai versato il tuo sangue
debole e povera di spirito
ai tuoi piedi mi pongo.
Gentile Sig.ra Maria Rosa Cugudda, perdere una persona cara è sempre struggente, e perdere un medico (particolarmente dedito ai suoi pazienti)credo che rappresenti il massimo vuoto umano, giacché amore familiare e amore per il prossimo sofferente si fondono in tutt’uno, come elevato valore del proprio ruolo esistenziale. Frequento l’ambiente medico da molti anni (spesso a stretto contatto) e sono sempre più consapevole che la loro presenza, accompagnata da un sorriso e da una parola rassicurante, costituiscono la prima medicina (senza effetti collaterali). A Suo marito, e a tutti coloro che hanno fatto tale scelta, esprimo comprensione, gratitudine e stima. Ernesto Bodini (giornalista scientifico freelance – biografo)- Torino
Gentile Sig.ra Maria Rosa
posso, in parte, intuire il peso di un’assenza destinata a diventare sempre più tagliente e pervasiva. Ma, è anche un’assenza condivisa, a vario titolo, da persone raggiunte dalla dedizione professionale di suo marito le quali non “possono” dimenticare.
E’ questa certezza sperimentata, quella dell’amore vissuto ed effuso che, con ali di poesia, ci avvolge e ci ristora; è questa certezza, sovente inconsapevole, che si rivela essere profondamente e misteriosamente, inesauribile riserva di vita nella nostra quotidiana responsabilità di esistere. Con affetto.
Gentile signor Ernesto, chiedo scusa per il ritardo con cui rispondo, ma in questo periodo sono lontana da tante cose, compreso il mio pc. Ho gradito infinitamente il suo scritto, mi ha aperto uno spiraglio di luce. Il mio cuore soffre, mi manca assolutamente tutto: il marito, il medico, il maestro! Che il Signore, e lui, mi diano la forza di poter andare avanti, magari anche con la mia poesia, che anche lui adorava.
Veramente grazie, dal profondo, per la sua condivisione e per l’apprezzamento nei confronti del “nostro medico”.
Con stima, Maria Rosa
Cara Emanuela, anche il suo commento rappresenta per me un dono dal Cielo, arriva delicatamente e mi concede un pò di respiro.
L’angoscia mi attanaglia, ma il ricordo del mio amato sposo mi spinge a non fermarmi, a non morire in vita! Vorrei vivere per non far morire anche lui.
La ringrazio della partecipazione sincera, anche a nome delle persone che hanno conosciuto e voluto bene “il medico degli umili”.
Un affettuoso abbraccio, Maria Rosa