Il mito di Cenerentola
Riceviamo e pubblichiamo:
Un articoletto sulla stampa nazionale ci racconta oggi la finale originale del film Pretty Woman. Secondo il primo copione, il film era intitolato 3000. Lei, Vivian/Julia Roberts una cocainomane volgare e maleducata, e lui Edward/Richard Gere, un uomo ricco, alcolizzato ed incapace di affetti. Vivono una storia triste, senza speranza. Alla fine lui torna a New York dalla sua fidanzata, e lascia a lei 3000 dollari. Vivian li spende per un viaggio a Disneyland insieme ad un’amica, e poi torna a prostituirsi. In questo modo il film probabilmente sarebbe stato un fiasco al botteghino.
Il finale in rosa scelto dalla casa produttrice del film, invece, ha rivisitato il mito di Cenerentola in chiave moderna, con il lieto fine dell’amore salvifico per entrambi, sia lui che lei, infatti, cambiano in meglio le abitudini di vita. Lei lascia la strada e lui interrompe la trattativa per un affare lucroso che avrebbe messo in ginocchio dei cantieri navali, anzi impegna i suoi capitali per risollevarne le sorti. Il cinema ha dunque confermato il suo ruolo di fabbrica dei sogni, di fabbrica di favole capaci di procurare file di spettatori e sostanziosi profitti.
Traduciamo adesso in italiano il nome del principe azzurro americano, in italiano è Edoardo. E dunque come non pensare, oggi, al nostro Eduardo, autore di drammi mitici nella nostra cultura, la voce del cuore di Napoli? È sua la storia di Filumena Marturano, nata in un basso affollato della Napoli dei bombardamenti e della fughe nei rifugi, avviata dal padre, ancora ragazzina e semianalfabeta, all’esercizio del mestiere più antico del mondo. Non per strada, ma in una casa ben frequentata, con vistose decorazioni e mobili pretenziosi, anche lei alla fine della storia è felicemente sposata. Ma che differenza con l’americana! L’americana realizza il suo sogno in una settimana, la napoletana ci impiega la vita intera, attraverso alterne vicende, in un difficoltoso rapporto, ove le convenienze sociali si scontrano con l’affetto e la passione. L’uomo, avido di danaro e di sesso, incapace di un solido rapporto affettivo, la accetta in casa sua come dipendente a suo esclusivo servizio, senza introdurla nel giro delle sue amicizie. “Ma che razza di uomo sei, ricordi un paio di scarpe e non ricordi la notte in cui hai concepito un figlio”, la frase di Filumena, appassionata, intelligente, perspicace e padrona di sè, che meglio rappresenta ambedue i personaggi. Sophia Loren e Marcello Mastroianni straordinari, memorabili, nel ruolo dei due protagonisti.
Beh, sì, i soldi hanno un ruolo importante nelle due storie, quella di Vivian e quella di Filumena. Tanto per rimanere nella cultura dello spettacolo nel cinema, concludo con la frase di un’altra donna mito, Marylin, che con la voce sottile e sensuale della sua doppiatrice in italiano, cinguettava nel suo famoso film “Come sposare un milionario”: è vero che i soldi non fanno la felicità, ma tengono lontano l’infelicità!
Emanuela Medoro
2 novembre 2014