Il mondo si illumina di rosa per i diritti delle bambine
Povertà, lavoro domestico, violenze sessuali, gravidanze e malnutrizione gli ostacoli all’istruzione femminile
BECAUSE I AM A GIRL: IL MONDO SI ILLUMINA DI ROSA PER I DIRITTI DELLE BAMBINE
L’onda rosa partita dall’Empire State Building con Marcia Cross, raggiunge anche la Galleria Vittorio Emanuele II di Milano insieme alle Piramidi di Giza (nella foto), al London Eye, alla Sirenetta di Copenhagen, al Sony Centre di Berlino, all’Old Fort di Delhi fino alle Cascate del Niagara. A sostenere Plan anche Freida Pinto e Rania di Giordania.
Roma, 12 ottobre 2012 – Ogni minuto 19 ragazze minori di 18 anni vengono costrette a sposarsi, ogni giorno raggiungono quota 27 mila e in un anno la cifra sale a 10 milioni. E per le famiglie, la loro scolarizzazione è superflua. Plan International in occasione della Giornata Internazionale della Bambina, indetta dall’Onu proprio grazie all’impegno di Plan, ha lanciato ufficialmente in Italia e nel mondo la campagna Because I am a Girl a favore delle bambine private di un’istruzione di qualità.
Ieri, l’ottagono della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano si è colorato di rosa in contemporanea con i principali monumenti delle più grandi città del mondo: le Piramidi di Giza, il London Eye, la Sirenetta di Copenhagen, l’Empire State Building di New York, il Sony Centre di Berlino, l’Old Fort di Delhi, il Monumento as Bandeiras di San Paulo, le Cascate del Niagara, la CN Tower di Toronto, il Parliament Hill a Ottawa, l’Ericsson Globe Arena a Stoccolma, il Finlandia Hall in Helsinki, il Kunstnernes Hus in Norvegia, il Panteon National de Heroes ad Asuncion in Paraguay e la statua dell’Helvetia a Bern.
Ambasciatrici della campagna Bacause I Am a Girl, molti personaggi di spicco. Freida Pinto, attrice protagonista del film The Millionaire, ha prestato il suo volto per lo spot a sostegno del diritto all’istruzione delle bambine; Rania di Giordania ha lanciato il suo appello per Because I am a Girl; Marcia Cross, la celebre Bree di Desperate Housewives e ambasciatrice di Plan, ha dato il via all’illuminazione dell’Empire State Building di New York; Sarah Storey, medaglia d’oro paraolimpica di ciclismo, al London Eye; il calciatore Michael Essien, allo Stadio Santiago Bernabéu di Madrid.
Nel corso delle celebrazioni, in tutto il mondo, passanti e curiosi sono stati fotografati con le mani alzate. Questo semplice gesto ha permesso loro di diventare sostenitori dell’iniziativa Raise your hand e di aiutare Plan a garantire l’istruzione a 4 milioni di bambine. Tutte queste azioni di mobilitazione sono state presentate e consegnate, proprio ieri, da una delegazione di Plan International e da un gruppo di bambine al Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon con lo scopo di sostenerlo nell’affermare l’importanza e la centralità dell’istruzione delle bambine nell’agenda internazionale.
“Nonostante l‘istruzione da sola non rappresenti una cura a tutti i mali della società – spiega Tiziana fattori, Direttore Nazionale di Plan Italia – una buona scolarizzazione può dare alle bambine le capacità e le competenze necessarie per scegliere la propria carriera, per avere rapporti sani e positivi con i propri partner, con la famiglia e gli amici e renderle capaci di prendere decisioni positive riguardo al proprio corpo e la propria salute. L’istituzione di una giornata dedicata ai diritti della bambine è per noi un risultato di grande importanza al quale speriamo si aggiunga anche il raggiungimento di obiettivi tangibili”.
Because I am a Girl sottolinea, infatti, l’esigenza di garantire un minimo di nove anni di istruzione di qualità per tutti come punto chiave per proteggere e promuovere il diritto all’educazione delle fanciulle, ma anche quella di fare in modo che bambine e ragazze giochino un ruolo sociale significativo nelle proprie comunità, spezzando il ciclo intergenerazionale della povertà.
Il riconoscimento della Giornata Internazionale della Bambina rappresenta un traguardo, raggiunto anche grazie al Governo Canadese che si è fatto promotore dell’istanza presso l’ONU, a tutti gli Stati membri che hanno firmato la risoluzione e ai tantissimi sostenitori di Plan che hanno firmato la petizione che Plan ha poi presentato alle NU nel Dicembre dell’anno scorso ma soprattutto per merito delle bambine che hanno svolto lobby presso le NU.
Per sosterenere l’importanza dell’educazione delle fanciulle e promuovere la Giornata Internazionale della Bambina, Plan rende noti i risultati del Report 2012 – Because I am a Girl. Povertà, lavoro domestico, violenze sessuali, gravidanze e malnutrizione sono i principali ostacoli all’istruzione femminile.
REPORT 2012 – LA SITUAZIONE DELLE BAMBINE NEL MONDO
«L’istruzione è un diritto, ma per troppe bambine e donne ancora non è una realtà. L’istruzione dà un messaggio di fiducia e speranza. Dice a quel bambino: hai un futuro, quello che tu pensi abbia un valore.»
Ban Ki-Moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite
Per oltre 200 anni, l’educazione delle bambine ha suscitato un forte dibattito morale, fondato sui diritti umani e sull’uguaglianza. Una recente ricerca effettuata da Plan in otto Paesi ha rivelato che, rispetto ai maschi, le bambine hanno maggiori possibilità di non essere iscritte a scuola, di abbandonare gli studi durante o al termine della scuola primaria – una su cinque – (se la media si aggira intorno al 38%, in Ruanda la raggiunge il 51%, il 59% in Etiopia e 57% in Liberia) e dopo un solo anno di scuola secondaria.
Alcuni Paesi hanno compiuto grandi sforzi concertati per consolidare e sostenere l’istruzione primaria e per dare il via a politiche educative a favore del passaggio alla secondaria. Purtroppo le ragazze che portano a termine la scuola secondaria sono solo il 3% in Nigeria, il 17% in Malawi, il 25% in Etiopia e il 29% in Uganda.
Attualmente, 39 milioni di bambine (dati Unesco) – tra gli 11 e i 15 anni – non sono scolarizzate, molte di loro provengono dalle aree più povere del pianeta. Nonostante in molti Paesi, poi, il matrimonio sia consentito solo con il raggiungimento della maggiore età, una ragazza su sette è già sposata prima dei 15 anni – con tassi di matrimoni precoci più elevati nelle zone rurali – e la metà diventerà madre ancor prima dei 18. In termini statistici, ogni minuto 19 ragazze minori di 18 anni vengono forzate a sposarsi, ogni giorno raggiungono quota 27 mila e in un anno la cifra sale a 10 milioni.
Misure normative, come le leggi sull’età minima per il matrimonio o il lavoro, risultano in molti casi inefficaci a garantire loro un’infanzia dignitosa. In 25 Paesi del mondo l’istruzione obbligatoria non è tutelata e in 17 l’età minima per accedere al lavoro è addirittura inferiore a quella stabilita per l’istruzione obbligatoria.
Se si analizzano i dati da un punto di vista puramente quantitativo, si evince che dal 1970 ad oggi il tempo che le bambine passano sui banchi di scuola è gradualmente aumentato. A livello globale, infatti, nel 2009 le adolescenti potevano contare su una media di 6 anni di scolarizzazione rispetto ai meno 4 del 1990 ma a falsare le statistiche contribuiscono i progressi dei Paesi in via di sviluppo come Cina e India che attualmente rappresentano quasi la metà della crescita globale relativa all’iscrizione alla scuola secondaria.
Il divario maggiore si crea, inoltre, tra le aree urbane e quelle rurali. Il tasso di crescita dell’iscrizione scolastica delle bambine nelle zone più ricche del sud dell’Asia, delle regioni subsahariane e dell’Estremo Oriente è significativo e più rapido rispetto a quello delle comunità rurali e disagiate. Nel 20% delle famiglie che costituiscono la popolazione più povera, solo il 64% dei bambini in età scolastica è iscritto a scuola, rispetto al 90% nel 20% delle famiglie più ricche. Ulteriore discriminante è l’appartenenza a gruppi etnici di minoranza, spesso al centro di conflitti. Se a ciò si aggiunge la variabile del genere, ne emerge un quadro desolante: le bambine provenienti da famiglie povere sono soggette all’esclusione totale dalla scuola.
In un recente studio condotto in sette Paesi africani, Plan ha esaminato i principali ostacoli che le bambine devono affrontare per accedere e rimanere all’interno di un percorso scolastico.
- Componente economica. Nelle famiglie disagiate, l’istruzione rappresenta un investimento insostenibile. In Ghana, ad esempio, i principali ostacoli all’istruzioni sono il costo dei materiali (per il 46% dei bambini) e l’onere delle tasse scolastiche (14%). Solo 7 bambini su 10 che iniziano la scuola primaria nell’Africa subsahariana riescono a portarla a termine. In alcuni Paesi, la soppressione delle tasse scolastiche ha prodotto un aumento delle iscrizioni, con conseguente sovraffollamento delle aule e un’istruzione di scarissima qualità.
- Lavoro domestico. Le bambine hanno immediata utilità come aiuto casalingo e garantiscono un effettivo potenziale economico in vista del matrimonio. Per le famiglie, la loro istruzione diventa superflua. E’ stato riscontrato, inoltre, che l’alto numero di ore spese nelle faccende domestiche ha un effetto negativo sulla capacità di apprendere delle poche che frequentano la scuola. Nella Guinea Bissau, la ricerca condotta da Plan ha evidenziato che le bambine lavorano in casa mediamente otto ore al giorno, a differenza delle tre ore medie maschili, accumulando stanchezza e sottraendo tempo ai compiti a casa.
- Violenze e abusi sessuali. La violenza – soprattutto sessuale – sulle bambine in ambito scolastico perpetrata da compagni e insegnanti raggiunge spesso livelli allarmanti. I luoghi di maggiore rischio: il percorso verso e dalla scuola, la zona dei servizi igienici, le aule vuote, le sale computer e le biblioteche. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, solo nel 2002, erano circa 150 milioni le bambine vittime di stupro. Dalle testimonianze raccolte dai ricercatori di Plan emerge che nel Togo, il 16% dei bambini indicava un insegnante come responsabile della gravidanza di una compagna di classe. Lo stesso valeva per il 15% dei bambini nel Mali e per l’11% in Senegal. Nel Ghana, il 75% dei bambini riconosce gli insegnanti come principali esecutori di violenze a scuola (in Senegal è l’80%) e per l’83% dei genitori il rischio di una gravidanza rappresenta un ostacolo alla scolarizzazione delle figlie.
- Gravidanza precoce. Non c’è fine più brusca per l’infanzia di una gravidanza. Che sia frutto di un matrimonio o spesso indesiderata, porta inevitabilmente all’abbandono dell’istruzione. In alcuni Paesi, le ragazze per avere accesso allo studio e pagare tasse scolastiche sono costrette a prostituirsi (il 41% in Guinea Bissau, il 50% in Senegal e 24% in Uganda) e spesso si trovano di fronte al rovescio della medaglia. In Uganda, il 70% delle adolescenti sono sessualmente attive e dichiarano di aver ricevuto denaro in cambio di prestazioni sessuali, in Mali sono il 78%. La credenza che l’unico ruolo femminile sia quello della moglie o della madre, influisce negativamente sullo sviluppo sociale delle bambine e sui loro obiettivi formativi.
- Malnutrizione. Sia i bambini che le bambine soffrono di problemi di nutrizione a causa degli alti livelli di povertà e dei pochi programmi di alimentazione scolastici mirati a risolvere il problema. Un gruppo di bambini del Mali ha dichiarato che sono stati costretti a chiudere la mensa scolastica per un anno, a causa della mancanza di supporto da parte delle ONG o dal governo ed erano impossibilitati a portare cibo da casa a causa di cattivi raccolti. Ciò ha avuto un impatto significativo sulla generale presenza a scuola.