IL NARCISISMO DEI POLITICI
Una patologia che forse nemmeno Freud saprebbe curare, oltre ad indurre la popolazione a false e deludenti aspettative
di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)
Leggendo i miei articoli di commento-opinione sulle varie realtà politico-sociali, di primo acchito sembra che personalmente abbia una particolare avversione nei confronti di questo o quel politico. In realtà, invece, non si tratta di avversione bensì di constatare gli eventi e degli stessi fare le mie considerazioni più opportune sul loro comportamento. Se prendiamo per esempio quello che io definisco il “fenomeno Matteo Salvini” di turno, non si può fare a meno di constatare il suo eccessivo presenzialismo (per la verità anche di altri suoi colleghi politici), se non anche di quel suo narcisismo che ostenta con selfie e un lessico che corrisponde ormai ad un disco rotto, oltre ad indossare, a seconda delle circostanze, magliette e cappellini riportanti loghi e slogan di diversa natura (anche istituzionale) più o meno in linea con quello che va asserendo nelle piazze di tutta Italia. Una delle ragioni può essere imputabile a fare del proselitismo per il suo partito tra acclamazioni e battimani (oltre a contestazioni), ma anche ad attirare l’attenzione dei mass media che, purtroppo, quasi tutti gli danno lustro tanto che l’interessato preso di mira si pavoneggia ancora di più. E, a questo riguardo, nessuno è obbligato a prestare il fianco, come nessun giornalista può obbligare un personaggio a rilasciare dichiarazioni o interviste. A mio parere non è questo il modo più elegante e razionale per porsi di fronte ai suoi concittadini, i quali dovrebbero essere indotti a rilevare e ad apprezzare maggiormente le doti morali e le competenze dei loro referenti politici, all’occasione espresse con pacatezza e per lo stretto necessario. E questo, anche perché, detto per inciso, non sono il presenzialismo e conseguente visibilità ad oltranza che infondono maggior fiducia (specie da parte di un politico), in quanto sono valori puramente esteriori e perciò privi delle necessarie consistenza e credibilità. Il tutto è rafforzato dalla massiccia presenza quotidiana dei mass media e, per talune circostanze, anche degli sponsor a sostegno ad esempio di determinati programmi televisivi (talk show) con ospiti presenzialisti, appunto come Matteo Salvini. Ma la massa vociante confonde la pubblicità di un prodotto da consumo con quella del mettere in luce questo o quel politico, quindi paragonandolo ad una sorta di prodotto commerciale da acquistare…
Niente di più irrazionale ed assurdo e questo, purtroppo, rientra in quella che io definisco ignoranza attiva, come se non bastasse quella passiva che tutti possediamo. Ma il femomeno socio-antropologico del narcisismo riguarda anche altre categorie professionali che si individuano negli sportivi, negli artisti ed anche nei volontari in qualunque ambito di appartenenza. Definire questa progressione comportamentale una parentesi del momento? Ritengo di no, in quanto è troppo comodo e semplicistico; mentre invece a mio avviso si tratta di una sorta di “retrocessione culturale”, e ciò è tanto assurdo quanto inconcepibile poiché la si vuole giustificare come processo di modernità della comunicazione. Quindi, a Salvini e company suggerirei di rivedere il proprio “Ego” per non diventare oggetto di psicanalisi, e non costringere Freud a ritornare tra i vivi… In buona sostanza, si palesa la saggezza di Friedrich Nietzsche (1844-1900), il quale sosteneva: «Parlare molto di sé può essere un mezzo per nascondersi», ma nel caso di Salvini ed altri al seguito, preciserei che l’esteriorizzare il proprio essere fisicamente e verbalmente è un mezzo per imporsi alla massa, sia pur con messaggi di “lecita promozione” politica che, il più delle volte, sono “ad personam”. E va da sé che la sobrietà e l’umiltà valorizzano meglio e di più l’uomo in qualunque contesto egli si ponga. Provare per credere!