Il Presepe di pane di Olmedo (SS), una meraviglia da proteggere
Da 26 anni il Presepe di pane impreziosisce il Natale di Olmedo, rappresentando un fiore all’occhiello per il Paese e, in generale, per tutta la Sardegna. La sua sopravvivenza è, però, minacciata dal tarlo e ancora di più dalla mancanza di persone desiderose di ereditare quest’arte.
Più entusiasmante di una cosa bella c’è solo una cosa bella scoperta senza cercarla. Come il Presepe di pane di Olmedo, in cui mi sono imbattuta per caso, passeggiando per le vie del paese il Primo dell’anno. Il presepe è, infatti, in mostra dal 16 dicembre 2015 al 6 gennaio 2016 all’interno della Chiesa romanica di N.S. di Talia. A curare l’esposizione, giunta alla XXVI edizione, è la Pro Loco di Olmedo, ma sono poche mani di fata ad aver creato questa meraviglia (cui le mie foto scattate amatorialmente con uno smartphone non rendono certo giustizia).
Oltre alla capanna con la Sacra famiglia, l’allestimento riproduce personaggi e scene di vita quotidiana, soprattutto del tempo che fu, e della tradizione locale: dalla donna che stende i panni all’uomo che prepara il formaggio, dall’uomo che pesca nel ruscello (con l’acqua corrente) alla processione del Primo maggio, dal venditore di torrone (ovviamente di Tonara) all’immancabile pastore con le pecorelle, senza scordare, ovviamente, una donna che cuoce il pane. E poi straordinari paesaggi: casette, alberi con folte e arzigogolate chiome, un nuraghe e persino un piccolo campo di carciofi. Dal soffitto, inoltre, pendono lune e stelle, sempre di pane. E ai lati del presepe splendide coroncine di pane con nastri rossi che fanno pendant con le stelle di Natale ai suoi piedi.
Da una delle artiste, la sig.ra Maria Talia Tidore, io e altri visitatori abbiamo potuto apprendere che ogni anno il presepe accoglie nuovi personaggi, così che ad oggi se ne contano circa 160. Purtroppo, però, di anno in anno qualche statuina si danneggia e non sempre le artiste riescono a ripararle. La statuina attualmente più vecchia ha 15 anni.
Il Presepe di pane da tre anni è un marchio registrato: come per tutte le cose belle e innovative, infatti, non sono mancate imitazioni, per cui meglio correre ai ripari ed evitare eventuali “furti intellettuali”. Ma non sono questi i veri nemici: ad attentare alla sua esistenza sono il tarlo e la mancanza di manodopera.
La battaglia contro il tarlo (che solo ora scopro intaccare anche il pane) potrebbe presto volgere a favore degli olmedesi in quanto, a seguito di una ricerca commissionata dalla Pro Loco, l’Università di Milano dovrebbe aver individuato un prodotto in grado di scongiurare questi attacchi e, quindi, il danneggiamento, delle statuine.
Ben più arduo, invece, trovare una soluzione al secondo problema: le maestre artigiane del pane hanno anche organizzato dei corsi per trasmettere il loro sapere, ma il lavoro è così faticoso che gli allievi poi non proseguono con loro questo percorso. Sconsolante… ma chi è senza peccato scagli la prima pietra. Oltre che di grande manualità e fantasia, è necessario essere dotati anche di tanta pazienza e spirito di sacrificio.
Per rendere l’idea: lavorando ogni notte per circa un mese, la sig.ra Tidore (anzi, direi la maestra Tidore, come si conviene a un’Artigiana) è riuscita a realizzare 12 statuine. Apparentemente poco in termini assoluti, ma davvero tanto se si considera il procedimento laborioso con cui vengono realizzate queste figure e l’estrema accuratezza dei dettagli. Quanta perizia, ad esempio, per realizzare le caramelle adagiate sul bancone della bancarella del venditore di torrone. E quanta per dotare una delle donnine di un paio di occhiali in metallo. Per di più, tutto questo lavoro, compresa la turnazione durante il periodo di apertura dell’esposizione, viene svolto in maniera totalmente gratuita.
Lode, dunque, alla maestria e allo spirito di abnegazione con cui queste persone realizzano il Presepe di pane che ogni anno delizia compaesani e turisti. E auguri sentiti affinché altri artisti trovino la voglia di seguire le loro orme.