Raccontonweb: “Il sentiero della maternità”di Lucia Bonanni

Il sentiero della maternità

“Non abbandonerò il mio bambino” gridò la giovane donna all’uomo che le stava di fronte e le intimava di porre fine alla sua gravidanza.

Decisa a non lasciarsi intimidire, insieme ai testi poetici ficcò nello zaino le cose che più le servivano e, senza spendere una parola in più, non esitò un attimo a lasciarsi alle spalle quella casa refrattaria ad ogni forma d’amore. Era già sera, quando digitò il numero di un telefono amico e si avviò presso uno dei centri d’accoglienza per donne maltrattate, presenti in città.  Nina, così si chiamava la ragazza, poco tempo prima era giunta in Italia come rifugiata, poi aveva trovato alloggio presso una famiglia di “benpensanti” italiani ed i suoi la credevano al sicuro e ben accolta nel nuovo ambiente.

Studentessa all’Accademia di Belle Arti, di piacevole aspetto, gioviale ed estroversa, era entrata a far parte di associazioni che si occupavano dell’infanzia abbandonata e presto si era conquistata l’affetto e la fiducia dei suoi piccoli amici. Un pomeriggio di tiepido sole primaverile, come soleva fare dopo le ore di studio, Nina si era appena incamminata lungo un viale costeggiato da siepi odorose, quando fu abbordata da un branco di giovinastri, ebbri di tatuaggi, alcol e chissà quale altra mistura… la sorpresero ignara, indifesa, non fu le dato neanche il tempo di pensare, di reagire, di poter gridare… li vide andar via a bordo di un fuoristrada, scuro e pesante come le loro presenze.  Non si fece notare, quando attraversò il corridoio, chiuse la porta della stanza e diede sfogo a tutto il suo dolore di donna negata. Nella solitudine che seguì a quel pomeriggio oltraggiato, una ridda di idee invase la sua mente… si sentiva sola, abusata, maltrattata, violata nella dignità, violentata anche nei pensieri.

Le sembrava persino impossibile che in un paese, così – detto – civile, potessero ancora accadere simili sventure e più volte le venne fatto di pensare alle tante donne che a causa delle violenze subite avevano perso anche la vita.

Trascorse poche settimane da quel pomeriggio oltraggiato, Nina ebbe la certezza che una nuova vita prendeva forma dentro di lei… aveva bisogno di essere accolta, compresa, ascoltata, difesa, considerata nella sua nuova realtà di donna e di persona.

Ne diede, così, e senza alcun timore, notizia all’anziano ospite, decidendo, poi, di trasferirsi presso il centro di accoglienza per ragazze madri. Il lavoro part time presso una libreria del centro, le permetteva di raggranellare qualcosa, vivere in modo dignitoso e continuare gli studi… e cosí, tra un esame e l’altro, anche per lei giunse il momento di diventare madre. Certo, l’avvenire si presentava denso di incognite, ma Nina, forte di quel sentimento d’amore, non si lasciò sopraffare dagli eventi e, ninnando la sua creatura, sicura si incamminò lungo il meraviglioso sentiero della maternità.

Lucia Bonanni
Di quest’autrice abbiamo già pubblicato La multa

 

Nell’immagine, un particolare de “Le tre età della donna”  di Gustav Klimt che ritrae l’età della maternità

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