Il tappeto di Iqbal
Grazie a Jacopo Fo e ai ragazzi di Alcatraz che ci permettono di conoscere frammenti di realtà che devono uscire assolutamente fuori per divenire patrimonio di tutti ed aiutarci a sperare. Da anni Alcatraz pubblica tante buone notizie comiche e noi, attingendo alle loro newsletter, ve le rimandiamo. Grazie a Giovanni e che la sua anima grande come una galassia di stelle ci avvolga tutti! (F.L.)
Carissimi,
vi abbiamo già parlato di Giovanni Savino e della sua cooperativa sociale Onlus: Il Tappeto di Iqbal http://www.iltappetodiiqbal.com/
Il lavoro più importante che Giovanni svolge nel quartiere di Barra a Napoli è il recupero dei ragazzi che smettono di frequentare la scuola dell’obbligo. In pratica sono gli stessi insegnanti che lo chiamano quando un allievo manca da scuola da troppo tempo.
Giovanni li accoglie, li ascolta e li recupera insegnando loro un lavoro, a stare con i coetanei, ad andare sui trampoli e a mettere un naso rosso e non c’è niente di retorico o di “buonista” in tutto questo, Giovanni è un duro, conosce il linguaggio della strada ed è una delle persone più scomode che conosciamo.
L’altro giorno sulla sua pagina Facebook racconta questa storia che Vi proponiamo così com’è…
Buon lavoro Giovanni e grazie.
Da Facebook 16 gennaio, ore 21:58
Continuo a pensare a quei tre ragazzi di oggi! Non mi tolgo lo sguardo di due in particolare… spenti! Sembravano cani rabbiosi pronti a mordere… non è per tutti questo mestiere… certo invecchio e la sera si sente tutta l’adrenalina che si accumula quando arrivano ma non ho perso la capacità di prenderli… ma tutta quella tensione si sente… specie stasera!
Quando è arrivato il primo ho subito attaccato, era solo con la madre. L’attacco serve a vedere quanto avrebbe sopportato la madre la mia durezza, ha passato il test… lo sguardo diceva: “Dammi una mano!”
Allora passo a incalzarlo facendogli sempre le stesse tre domande e dicendogli: “Non sbagliare la risposta!”
“Perché stai qua? Che capa tieni? Tieni tempo da perdere?”
Alla fine le tre risposte giuste:
“Devo prendermi la terza media
Non voglio far casini
Non ho tempo da perdere.”
Ok!
“Io non creo casino a te e tu non crearne a me se tu ne crei a me io ne creo a te” (sempre guardandolo negli occhi ).
Lui “Rispetto per rispetto! ”
“Che fai nella vita?”
“Gioco a calcio nel San Giorgio”
“Perché non vuoi andare a scuola?”
“Perché mi fa schifo!”
È un bravo ragazzo… così gli chiedo:
“Tu sei uno dei tre che la Marino non sa tenersi? Che cazzo combinate voi tre?”
La madre: “Non lo fare stare con loro…”
Entrano gli altri due accompagnati dalle madri e un cugino, due 14 anni e uno 13, tutt’altro registro.
Due madri ancora differenti. Una totalmente assente succube con uno dei tre e il nipote di 13.
L’altra unghie rosse lunghe colate e più arrogante con ultimo dei tre della banda dei 14enni. La madre del primo cambia espressione e si terrorizza.
Io le dico “State calma!! Qui vi difendo io a vostro figlio e a voi… vi sembro uno che ha paura?”
“No!”
I due si avvicinano per salutarlo con le madri. Atteggiamento: di essere entrati in un altro posto borghese pieno di fessi!
Io li guardo e gli dico “Sedetevi tutti e toglietevi da qui! Non è un’assemblea, i cazzi suoi non sono cazzi vostri!”
Mi guardano come a dire: “Ma chi cazz’è questo?”
Io finisco di parlare con il primo e lo affido a Bosso con la madre che li porta in cucina!
Così chiamo quello che era più silenzioso ma che aveva lo sguardo più spento e brutto accompagnato dal cugino
Lo faccio apposta, ero sicuro che si sarebbe alzato anche il terzo con la madre arrogante. Si siedono mamma lui e cugino!
Il branco va diviso! Poi rallentato… loro sono accelerati quindi dividi il branco e rallenta e poi colpisci.
Il terzo si alza mentre parlavo con il secondo e si avvicina a sentire.
“Allora non mi hai sentito? Ti ho detto che non sono cazzi tuoi! O ti siedi o ti butto fuori!”
La madre: “Tiene ragione, siediti scostumato!”
Lui: “Accumminciam buono!”
Inizia la fase più difficile dei tre colloqui. Questo che è il violento è più guappo.
I miei conoscono il codice in questi casi, circondano lui e la madre sedendosi di lato e dietro e rompono il fronte con il terzo che ora è a sua volta isolato.
“Guagliò, tu ti rompi il cazzo di venire qua! A me non mi devi prendere per il culo! Tu sai che se non vieni qua sei nella merda e quindi vieni ma ti credi che mi fai casino e io ti faccio fare? No! Ammo! A me se tu vieni o non vieni non me ne passa manco po’ cazzo!
Se tu vieni e stai alle mie regole io ti aiuto e ti insegno un po’ di roba che ti servirà ma se non vieni io scrivo ai servizi sociali e ti rispedisco nella merda!”
Gli rifaccio le tre domande e poi ne aggiungo altre
“Di dove sei preciso? A chi appartieni? Dimmi il cognome! Come ci arrivi qui ? A piedi o in motorino?
Abbassa la cresta e inizia a parlare sereno!
Questi sono tutti ragazzi che erano come te… ora stanno fianco a me. Io non ti farò la uallera sullo studio e i libri. Con me studierai ma zappando la terra, leggendo il Corriere dello Sport e vedendo film per i fatti di storia.
Fra sei mesi farai l’esame e se mi stai a sentire te lo prendi ma se mi rompi il cazzo io ti mando a fanculo tanto la sera dormo lo stesso! Tutto chiaro?”
Arrivano le risposte giuste e li mando da Bosso per l’iscrizione.
Arriva l’ultimo. Stesso registro dei tre ma questo è un tipo che fa lo spiritoso e che risponde a tono, mi diverte questa cosa!
Lo prendo per il culo tutto il tempo e ci facciamo un sacco di risate, ero già stato troppo duro con lui!
Fino a questo momento non avevo usato la fisicità (altro elemento che in effetti serve: essere alto, grossi orecchini, tatuaggi, capelli lunghi e barba)
Così decido di alzarmi, non mi credevano così alto! Li faccio un po’ girare per la stanza. Così si riaggregano.
Perché? (Istruzioni per chi vuole domare leoni)
Fuori si sarebbero uniti andando a casa e non avrei visto la conseguenza del mio fare, le reazioni e azioni!
Con una scusa torno a sedermi.
Si siedono nuovamente vicino a me gli ultimi due (il primo l’ho lasciato da Marco a studiare)
Ora erano nuovamente branco.
Si fanno forza e mi guardano tutti e due più il cugino. Gli parlo con calma.
“Questi sguardi spenti li ho visti tante volte… sguardi che sfidano, arrabbiati! Li ho visti a Nisida, nelle case famiglia penali, in strada nelle piazze di spaccio”.
Continuavano a guardarmi, specie il secondo più guappo, il bello del gruppo e allora faccio una cosa che bisogna fare solo se hai l’esperienza che lo puoi fare senza rischiare di finire male:
“Io ti do un consiglio! Lo vuoi?”
E dici (spavaldo come uno a cui non frega un cazzo quello che stai per dirgli)
“Ok! Cresciti i figli! È bello avere i figli e crescerseli quando è Natale…
Cambia sguardo… è il momento! E dura un attimo, se lo perdi sei fottuto, la peggiore domanda che puoi fare a un randagio violento.
“Tuo padre dove sta?”
“E chi lo tiene un padre! Quello è morto!”
Gli do un pizzico sulla guancia e una carezza.
“Allora lo sai! Cresciti i figli e diventa papà! Ci vediamo giovedì con tutti e due!”
Ora ho due giorni per prepararmi a lottare!!
Il giorno dopo Giovanni scrive:
Sono arrivati i tre (diventati quattro, con loro il solito cugino) più l’altro delle superiori sempre in istruzione familiare.
Quelli che a scuola devastano
Motorini sciarpe sul volto
Cosa gli ho dato da fare?
Costruire con il lego UNA SCUOLA
Leggono? Sì, le istruzioni
Calcolano? Sì, ragionano contano i pezzi e decidono.
Punto fermo su un obiettivo
Sta roba all’università non ve la spiegano!
Sarò in tensione due ore perché possono esplodere ma io ci sto!
E ci sta Giovanni, ci sta da tanti anni lui e i suoi ragazzi che nel tempo sono diventati adulti che lavorano, fanno spettacoli, lo aiutano alla Onlus.Giovanni è un duro, con i tatuaggi, i capelli lunghi e la barba. E un uomo alto che incute rispetto e ha un’anima grande come una galassia di stelle.
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