Il Tar Sardegna boccia la Giunta Cappellacci e promuove le donne
Per molte donne italiane la data del 2011 che resterà nella storia della lotta per l’emancipazione femminile sarà il 13 febbraio, giorno delle manifestazioni del “Se non ora quando”.
Essendo allergica alle strumentalizzazioni politiche, mi è bastato sentirne vagamente la puzza per non lasciarmi prendere dall’entusiasmo. Del resto, Berlusconi non è il primo né purtroppo sarà l’ultimo ad avere certe abitudini. E se c’è qualcuno che merita il maggior biasimo non sono tanto lui e tutti gli squallidi omuncoli che – a destra come a sinistra, in politica come in tutti gli altri ambiti della società in cui sono in ballo tanti soldi e ruoli di comando – ne condividono le discutibili passioni: ad offendere maggiormente il sesso femminile sono quelle sue numerosissime rappresentanti che questi “scambi” li accettano o, peggio, li cercano. Di vere vittime in tali scandali ce ne sono di rado: ormai lo sanno anche i muri che le varie Cappuccetto Rosso e Belle addormentate nel bosco sono pressoché estinte.
Per queste ragioni, se in questo momento dovessi scegliere una data dell’anno corrente da appuntare come “conquista femminile”, sceglierei senza dubbio non il 13 febbraio ma il 2 agosto. È la data di una vittoria piccola, ma sicuramente significativa: il Tribunale amministrativo regionale della Sardegna ha, infatti, accolto il ricorso per violazione del principio delle pari opportunità presentato da Francesca Barracciu (nella foto), consigliere regionale del Pd, da altre esponenti del panorama politico isolano e da alcune associazioni (Amistanzia, Articolo21, Noi Donne 2005 e Socialismo diritti e riforme) contro la nomina dell’ultima Giunta Cappellacci, avvenuta lo scorso autunno, che non prevedeva la presenza di alcuna donna assessore.
Certo, questa sentenza, peraltro giunta tardivamente rispetto ai tempi della macchina politico-amministrativa, comporterà un ennesimo momento di stallo nella vita dell’attuale esecutivo regionale, con risvolti negativi sui cittadini, ma rappresenta comunque un segnale importante per chi si ostina a non riconoscere alle donne il ruolo che meritano, nelle alte sfere come nella vita quotidiana. Ed è un segnale che anche noi donne dobbiamo cogliere perché ci ricorda che se si tratta di rivendicare i nostri diritti, il quando è sempre.
Marcella Onnis – redattrice
marcella.onnis@ilmiogiornale.org
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