Il treno: passione e sentimento
Ogni messaggio o notizia che leggiamo a volte ci sembra un po’ intrigante e propositivo, tanto da cogliere al volo tutto quello che riguarda la nascita di “realtà” culturali, sociali o professionali arricchite da idee originali come ad esempio la rievocazione di ricordi attraverso testimonianze, documenti storici (magari impolverati o sgualciti), ed altro ancora. Un esempio è dato dalla novella del 1914 di Pirandello: “Il treno ha fischiato”. È quanto ho avuto modo di constatare in questi anni scoprendo iniziative e racconti legate al mondo della Ferrovia e, in particolare, del Treno. Conoscere o “rispolverare” realtà di un passato lontano o più recente è come rileggere pagine di storia, rivivere momenti lieti e meno lieti trascorsi in treno, sostando nelle stazioni ferroviarie in attesa di riabbracciare persone care.
Iniziative che abbiano per finalità il mantenimento dei percorsi non solo storici e culturali (ma anche “sentimentali”) che vanno dal mero collezionismo alla pubblicazione di testi inerenti il treno, costituiscono un degno contributo al mantenimento di valori umani, professionali e, nella fattispecie, la rievocazione di episodi che hanno avuto come protagonisti questo mezzo di trasporto, la ferrovia e le stazioni ferroviarie, ne valorizzano il significato segnando nel contempo il passo del progresso tecnologico e delle infinite occasioni di conoscenze, pubbliche relazioni, incontri sentimentali, occasioni di appuntamenti professionali e quanto altro ancora.
Personalmente amo viaggiare in treno, più di ogni altro mezzo perché per me rappresenta un certo “fascino” (una sorta di coinvolgimento sentimentale) per le infinite opportunità di conoscere persone e relazionare, oltre naturalmente alla possibilità di spostarsi da un luogo all’altro e nel contempo poter leggere, scrivere o più semplicemente lasciarsi andare in pensieri e magari… profonde riflessioni. Viaggiare in treno, specie se il tragitto è lungo, è anche una ulteriore “occasione” per fare i conti con la propria coscienza (unico tribunale a difesa o di accusa al quale non si può mentire, sic!), andando a ripescare con la memoria episodi ed esperienze che hanno turbato (o allietato) il nostro esistere; oppure riaperto qualche “piaga” magari di epoca adolescenziale. A questo proposito ricordo che negli anni ’60, in uno dei miei rientri nel collegio di Don Gnocchi a Marina di Massa (MS), accompagnato da mia madre, una volta giunto in stazione non volevo salire sul taxi perché “refrattario” al collegio e quindi al distacco materno… e, ogni volta che dovevo rientrare in famiglia per le vacanze, benedivo quel treno che mi riportava a casa: dalla mamma (avevo solo 9 anni).
Un altro episodio, negli anni successivi, riguarda le mie assenze dalla famiglia (un mese all’anno) per motivi di cure mediche a Parma. In uno dei miei rientri, alla stazione mi attendeva mio figlio Fabio (di 4 anni) in braccio alla madre che, vedendo il treno arrivare in stazione, gridava il mio nome e, il macchinista, di rimando disse: «Te l’ho portato il tuo papà». Altri episodi affollano tuttora la mia mente, ma sono di tutt’altra natura che per il momento non vale la pena raccontare… forse perché meno importanti. In conclusione non posso che ritenermi interiormente appagato per avere (su queste pagine on-line) la possibilità di ricordare, rievocare, versare qualche lacrima, di sorridere oggi di più alla vita, anche per il mio continuo spostarmi… in treno!
Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Grazie, gentillimo giornalista Ernesto per avermi fatto ritornare con la mente al mitico viaggio di emigrazione che ho fatto dal sud al nord. Un viaggio che per me rappresta ancora oggi , la svolta della mia vita.