IL VERMUTH NELLA STORIA

di Ernesto Bodini (giornalista e biografo)

È storia di aperta e straordinaria intelligenza quella della Carpano, non soltanto riferita al prodotto che senza dubbio “sfonda” per qualità e che trova nel talento imprenditoriale e commerciale, nel lavoro di Antonio Benedetto, di Giuseppe Bernardino Carpano e dei loro eredi, ma anche nella fedeltà alla formula originaria di quel Vermuth (in seguito battezzato “Punt e Mes”) da cui partirono nella seconda metà dell’800, le fortune Carpano, in una politica del mercato che può essere sintetizzato nel comandamento «… dove non si beve una cosa qualunque… inevitabilmente Punt e Mes». Il vermuth, uno dei più interessanti e tipici vini di lusso italiani, come lo definisce l’Enciclopedia Treccani, fu inventato (e messo in vendita in una bottega del centro di Torino) nel 1786 da Antonio Benedetto Carpano; un piemontese della media borghesia, amante del vino delle sue terre tanto che si propose di manipolare una bevanda che fosse vino e non vino, mescolando le sue virtù originarie a quelle di sostanze balsamiche e aromatiche. Per anni, questo signore dotato di buona coscienza e saggezza, distillò nel suo laboratorio miscugli di erbe e spezie, facendoli bollire e macerare; e alla mistura, provando e riprovando una formula che sarebbe poi rimasta segreta, aggiungeva un limpido vino bianco di collina. Ottenne così il risultato sperato, seguito da uno strepitoso successo tanto che la bottega di piazza Castello, di fronte a Palazzo Madama, divenne presto un punto di ritrovo dove tutta Torino si dava appuntamento. Al suo inventore succedette il nipote Giuseppe Bernardino Carpano, fondatore della ditta che prese il suo stesso nome e la cui fama – soprattutto tra il 1840 e il 1888 – acquistò crescente notorietà al punto che per i torinesi divenne un’abitudine prendere un Carpano nella vecchia bottega a qualunque ora del giorno e della notte. Tra i frequentatori più celebri del locale figurano nomi illustri come il Conte di Cavour, Massimo d’Azeglio, Luigi Brofferio, Urbano Rattazzi, Giuseppe Verdi, Arrigo Boito, Giuseppe Giacosa. Con l’incalzante sviluppo economico favorito dall’unificazione italiana, anche la Carpano, come buona parte delle attività artigianali e commerciali, si trasformò in una vera e propria industria. Nel frattempo, i fratelli Luigi e Ottavio succedettero al padre Giuseppe Bernardino, e ne continuarono l’evoluzione tecnica e commerciale della Carpano.

Dopo una temporanea chiusura della gloriosa bottega, a causa dello scoppio della guerra mondiale e della scomparsa di Ottavio Carpano, nel 1917 la sua vedova, signora Matilde Govone, assunse la direzione dell’azienda che, dopo un ventennio, venne rilevata dall’industriale torinese Silvio Turati. Un imprenditore che non solo mantenne intatta la caratteristica fisionomia e gli stessi metodi di lavorazione, ma diede anche un forte impulso allo sviluppo commerciale, sia interno che internazionale. La combinazione del vermuth, la cui vecchia grafia dello stesso nome era Vermouth (o Wermouth o Wermuth), è data da alcune decine di erbe che danno a questa bevanda “socializzante e da meditazione” l’inconfondibile esclusività del gusto Carpano: prova inconfutabile che la ricetta è rimasta segretissima, gelosamente custodita dai proprietari. Il primo vermouth, inizialmente si chiamò semplicemente “il Carpano” e consisteva in una base di vino bianco secco, rinforzato con alcool, addolcito con zucchero e ravvivato con una sapiente infusione d’erbe. I vini impiegati sono il Moscato di Piemonte e i calorosi vini siciliani, dove ad Alcamo, l’azienda possiede impianti di vinificazione, ed uno stabilimento a Torino (in via Bisalta 11) dove si preparano i vari tipi di vermuth. Questi vini si fanno confluire, nelle proporzioni volute, nelle grandi vasche dove ad essi si aggiunge la “concia”, costituita da zucchero, alcool, estratto d’erbe e – per il vermuth rosso – da caramello. Tutti questi ingredienti sono mescolati uniformemente con arte fino ad ottenere una omogenea fusione. Ma prima di essere miscelato il vino o il vermuth sono sottoposti ad un trattamento di refrigerazione (fino a – 8°) per garantirne la stabilità ed un più rapido processo di affinamento. La presenza degli estratti aromatizzanti è parte integrante di un prodotto dalle complesse lavorazioni (a caldo o a freddo), per distillazione o per infusione. Un vero e proprio segreto che conferisce alla Carpano il suo carattere unico ed inconfondibile, reso prezioso non solo dall’abilità di un chimico ma soprattutto dall’intuizione e dall’intelligente creatività di un artista. Ma la varietà del vermuth comprende il Carpano “classico” che veniva servito ai clienti nella bottega di piazza Castello; poteva essere variato a seconda dei loro gusti: chi lo voleva più dolce lo correggeva con la vaniglia, chi lo preferiva più amaro lo si serviva con estratto di china. Il Punt e Mes nacque quasi per caso come una variazione amara del vermuth un giorno del 1870. Quel giorno, un gruppo di agenti di Borsa, che si davano appuntamento nella bottega Carpano per bere un “gotto” di vermuth, discutevano sulla quotazione di certi titoli che sono saliti di un punto e mezzo alla chiusura della Borsa. Fu così che uno di loro, volendo ordinare un Carpano corretto con mezza dose di amaro, chiese un “Punt e Mes”, traduzione piemontese di un punto e mezzo. Tale modo di ordinare divenne ben presto un’abitudine, e il proprietario della Casa pensò di chiamare così quel particolare vermuth amaro. Il Punt e Mes è rimasto, ancora oggi, il prodotto principale della Casa Carpano, grazie anche all’intervento della pubblicità che si impose come uno dei “linguaggi” fondamentali del ‘900, e la Carpano, pensò bene di affidare all’estro di noti artisti come Mauzan e Dudovich, la creazione di manifesti che resteranno famosi. La pubblicità di questa Casa, infatti, ha sempre svolto un ruolo importante nelle “immagini visuali” del costume italiano e, a partire dagli anni ’50, la Carpano affronta con serio impegno e notevole dinamismo le nuove esigenze pubblicitarie sorte nel periodo che va sotto il nome di “età dei consumi”. Il difficile compito di risolvere con modernismo questo problema pubblicitario, venne affidato ad Armando Testa, un grafico dotato di elevata qualità artistica e capacità di invenzione come lo spiritoso “Brindisi Carpano” (Cavour), brindisi storico con “punt e Mes” che ha realizzato nel 1949, mentre un altro classico “Punt e Mes” lo firma per la Carpano nel 1960. Successivamente, nel 1968, realizza un altro progetto pubblicitario che Linea Grafica, così definiva: «La sua purezza grafica, la pulizia formale, l’estrema sintesi concettuale, sono così unite ad una comunicativa precisa ed aggressiva, facilissima da comprendere e ricordare, da potersi porre come una delle realizzazioni più alte della grafica italiana».

Una continuità d’intelligenza, aperta al nuovo e al meglio della creatività senza deviare mai dall’immagine Carpano precisamente radicata sin dalle prime uscite pubblicitarie. Un segno che raccorda tutte le fasi della storia di quest’azienda dagli anni in cui cominciò ad uscire dal guscio artigianale sino ai nostri giorni, tutte le fasi della costante espansione che va dalla sua fondazione sino alla realtà odierna, come testimonia la scritta sulla lapide (posta in un angolo di piazza Castello) cui si legge. «A.B. Carpano, nel 1786, in questa casa creò il suo vermuth, primo di un’industria tipica e tradizionale che molto contribuì alla fama e al prestigio di Torino nel mondo». Per molti anni la Carpano ha avuto sede nell’omonimo Palazzo di via Maria Vittoria 4, un sontuoso edificio costruito nel 1684 su disegno dell’architetto Michelangelo Garove (1650-1713); del Guarini è l’idea dell’atrio, la decorazione degli interni ad opera dell’Alfieri e del Martinez, mentre il fondale del cortile porta la firma di Camillo Boggio. Per anni la Società è stata presieduta da donna Romilda Bollati di Saint Pierre, che ne ha consolidato e diversificato la produzione. Ma oggi lo scenario è cambiato. Torino non è più capitale di un regno e Carpano non è più una gloria cittadina. Come spesso è successo, in passato, se ne è impossessata Milano: il marchio fa parte delle Distillerie Fratelli Branca. Ovviamente è stato conservato il nome, perché Carpano vuol dire vermouth in tutto il mondo e sarebbe stato un delitto perderlo. È un vermouth che non manca in nessun locale. Basti pensare che a gennaio 2017 il Carpano Antica Formula è stato posto in cima a due classifiche da Drinks International, rivista inglese specializzata. Ha trionfato nelle categorie Best Selling Brands e Top Trending Brands, dopo un sondaggio che ha preso in esame le abitudini di acquisto dei top bar. Questo perché il vermouth è presente nei cocktail più richiesti. Nella sede torinese di Eataly, zona Lingotto, al primo piano è ospitato il museo del vermouth.

(Articolo realizzato per l’opera artistico-editoriale del 1990 “La mitica Torino – Fatti e personaggi” di Dario Biancardi

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