A Firenze”Impara l’arte e mettila da parte” al Teatrodante Carlo Monni
Il tema dell’incontro sarà Piazza della Signoria come specchio di tre secoli di scultura e architettura, condotto dalla storica dell’arte e curatrice dell’iniziativa Eleonora Ciambellotti
Un ciclo di appuntamenti per conoscere l’arte e l’architettura fiorentine, raccontate dagli addetti ai lavori. Questo è “Impara l’arte e mettila da parte… in teatro”, l’iniziativa promossa dal Teatrodante Carlo Monni di Campi Bisenzio(Piazza Dante 23, Firenze), nell’ambito degli eventi extra stagione a cura di Fondazione Accademia dei Perseveranti. Ospitata nel foyer del teatro in linea con la vocazione di luogo aperto alla cultura e ai cittadini, la rassegna voluta dal direttore artistico Andrea Bruno Savelli e curata dalla storica dell’arte Eleonora Ciambellotti continuerà giovedì 26 gennaio alle 18.00 con un pomeriggio dedicato a Piazza della Signoria. “Leggeremo le opere d’arte e architettura presenti nella piazza come specchio dell’avvicendarsi dei poteri cittadini dal 1300 al 1600 – spiega Ciambellotti – le sculture presenti nella Loggia dei Lanzi, ma anche la copia del David posizionata di fronte a Palazzo Vecchio e il Palazzo stesso raccontano in che modo sono cambiate non solo l’urbanistica e l’estetica di Firenze, ma anche le sue amministrazioni: dal potere dei cittadini a quello dei granduchi, passando attraverso i Medici e arrivando fino all’ultima dinastia degli Asburgo-Lorena” (ingresso gratuito).
“Per secoli l’arte ha costituito per i governi quello che oggi sono i programmi politici. Quando un nuovo amministratore saliva al potere per chiarire le sue posizioni faceva scolpire una statua”, spiega Ciambellotti, e continua: “Nell’appuntamento di giovedì proverò a sospendere nei partecipanti lo stupore per lo splendore artistico della piazza e insieme ci immedesimeremo in cittadini dell’epoca. Cosa intuiva chi passava di fronte alla Giuditta e Oloferne, o al Ratto delle Sabine? Se ci facciamo caso sono tutte immagini di poteri sedati, di rivoluzioni soppresse, che i governanti esponevano a monito per chi avesse osato contrastarli. Allo stesso modo si può guardare il David, voluto in quella posizione dalla Repubblica Fiorentina dopo aver cacciato i Medici. Con la restaurazione Cosimo I commissionò a Cellini il Perseo, anch’esso un chiaro messaggio intimidatorio per gli avversari. All’epoca estetica, politica, religione e cultura si fondevano in un’opera unica, e Piazza della Signoria parla di un’evoluzione di governo con l’evoluzione del modo di fare arte. A differenza di Piazza Santa Croce e di Piazza Duomo non è una piazza religiosa, ma politica”.
I partecipanti potranno anche scoprire dettagli nascosti e aneddoti curiosi. Ad esempio come fino agli ultimi anni del 1200, quando Arnolfo progettò Palazzo Vecchio, la piazza non esistesse e al suo posto ci fossero case torri e una chiesa, quella di San Pier Scheraggio, che venne prima ridotta e poi definitivamente inglobata dagli Uffizi, e i cui archi sono oggi visibili da via della Ninna.
“Impara l’arte e mettila da parte… in teatro” continuerà il 16 febbraio con un appuntamento dedicato ai macchiaioli, importanti interpreti della pittura fiorentina, in questi giorni omaggiati nella mostra al Palazzo Blu di Pisa, sempre raccontati da Eleonora Ciambellotti.