IN VISITA ALLA PEDIATRIA DELL’OSPEDALE MARTINI DI TORINO
di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)
L’approccio con le Istituzioni sanitarie merita sempre una doverosa attenzione, in particolare quando si tratta di Reparti, ancor più se Pediatrici dove pazienti “inermi e più delicati”, sia pur assistiti dai propri genitori, sono in cura da valenti clinici e infermieri per una o più patologie. Tale constatazione sembra retorica per la nostra attualità, mentre la nuova visione del problema “infanzia malata” in Italia risale al 1843 quando il conte L. Franchi fondava a Torino l’ospedale infantile Regina Margherita (la cui ufficialità fu resa tale con un Regio Decreto del 1883), primo nosocomio pediatrico italiano destinato in particolare a bambine dai 3 ai 12 anni affette da rachitismo. Ma un’altra moderna realtà torinese è la Pediatria dell’ospedale Martini dall’intensa attività di corsia e ambulatoriale, oltre che di P.S., diretta dalla dott.ssa Pina Teresa Capalbo (a destra nella foto), coadiuvata dalla coordinatrice infermieristica Roberta Blè. È una struttura complessa (S.C.) situata al sesto piano dell’Ospedale Martini (SC Pediatria 3 MRT ASL Città di Torino) e recentemente sottoposta ad un “colorato” restyling”. Risponde alle esigenze di un bacino di utenza di oltre 350 mila abitanti, ed è composta da vari servizi: il reparto di degenza di 7 stanze con 2 posti letto, un P.S. pediatrico con due sale visita e 3 letti per l’osservazione breve intensiva (OBI), una zona, separata dal reparto, dedicata agli ambulatori e day-hospital pediatrico con attività di prelievi, allergologia, dietologia, gastroenterologia e in stretta collaborazione con gli ambulatori di neuropsichiatria infantile. Alla S.C. Pediatria 3 MRT afferisce una Struttura Semplice (S.S.) Assistenza Neonatale: assistenza al neonato sopra le 34 settimane di gestazione con rooming-in totale, visita medica del neonato al letto della mamma, sostegno dell’allattamento al seno e gestione di neonati patologici che non necessitano di supporto ventilatorio; a questa struttura afferisce l’attività di screening audiologico e visivo e la diagnostica ecografica per la displasia dell’anca e delle patologie reno-vescicali. Importante la promozione di messaggi di salute al momento della dimissione del neonato dal reparto (vaccinazioni, campagna Nanna Sicura, prevenzione degli incidenti domestici, etc.). Ma l’attività ambulatoriale va oltre per via delle consulenze di puericultura a sostegno dell’allattamento al seno H24 (compreso un servizio di consulenza telefonica), in collegamento con i punti di sostegno all’allattamento del territorio. Per quanto riguarda altre attività relative al Percorso Nascita, e quindi di formazione, la Struttura del Martini prevede il tutoraggio formativo per studenti del Corso di Laurea in Ostetricia, Infermieristica ed Infermieristica Pediatrica e del Corso di Specializzazione per i medici di Medicina Generale e degli specializzandi in Pediatria.
Ma quali le patologie più ricorrenti che vengono trattate in questa Pediatria? «Sono da evidenziare – spiega la Capalbo – quelle respiratorie (bronchioliti, che spesso necessitano il supporto con ossigeno e un monitoraggio continuo), polmoniti, febbri batteriche, infezioni delle vie urinarie alte, patologie ematologiche, nefrologiche e gastroenterologiche; alcune patologie come le gastroenteriti, si cerca per lo più di gestirle in regime di Osservazione Breve Intensiva (OBI). L’attività di P.S. è di circa 15 mila passaggi all’anno e di questi, circa 750 sono i bimbi ricoverati; c’è poi tutta un’attività chirurgica in collaborazione con gli specialisti ORL, per lo più, odontoiatri, ortopedici, urologi e chirurghi generali (all’incirca 50 ricoveri ospedalieri all’anno e 280 ricoveri in regime di Day Surgery con pernottamento), i nati sono 700 nell’ultimo anno (692)». Il reparto di ostetricia e ginecologia (per 22 posti letto) è sempre al VI piano, di fronte alla Pediatria, con sale d’attesa separate. Ma quali le criticità da superare? «È da citare l’attività di P.S. – precisa la dottoressa – in quanto non è totalmente prevedibile l’afflusso dei pazienti in merito al personale sanitario disponibile; oltre alla predisposizione organizzativa del turno notturno per il quale in realtà vi è disponibile un solo medico per il punto nascita, il P.S. e il reparto di degenza; fermo restando la fattiva reperibilità di un clinico»”.
Ma una ulteriore caratteristica di questo reparto, che consta di due posti letto e il letto per il genitore in ogni stanza con servizi igienici interni, è data dall’intrattenimento ludico dei ricoverati, sia degenti che in day hospital, che consiste nella disponibilità di una sala giochi fornita di una varietà notevole di quei prodotti gioco-divertenti tali da favorire non solo una atmosfera piacevole e distensiva, ma anche un rapporto di umanizzazione che, a detta degli stessi operatori, ha pure una valenza terapeutica per superare stati emotivi e fobie. Un esempio è dato dalle barelle “camuffate” da taxi o macchina dei pompieri o della polizia (vedi foto), utilizzati per accompagnare i piccoli pazienti (superando ogni timore) in sala operatoria. L’attività ludica in sala giochi è coordinata dalle educatrici del Gruppo Gioco in Ospedale (G.G.O. – dipendenti del Comune). È presente inoltre una importante collaborazione con i volontari dell’A.V.O. e dell’ABIO che accolgono e intrattengono i bimbi che accedono al P.S. Le educatrici del G.G.O., Paola Viglione e Flora Gozzellino, impegnate 29 ore settimanali, da anni promuovono il progetto “Giocoperando” che accompagna il bimbo che deve essere sottoposto ad intervento chirurgico programmato: «In particolare – spiega Viglione – sin dalla visita anestesiologica (in presenza dei genitori), spieghiamo ai pazienti il percorso che va dalla prima visita, al ricovero, alla pre-anestesia, al ritorno in reparto e alla dimissione; un modus operandi pedagogico e familiare il cui ritmo è da loro seguito attentamente». Questa attività si riferisce ad un progetto di 15 anni fa che trae origine dalla sua attuazione all’ospedale infantile Regina Margherita e all’ospedale Martini, la risposta è molto positiva… «Tutti i piccoli pazienti – prosegue l’educatrice –, sono attenti nel seguire aiuti e suggerimenti tanto da facilitare un clima di vera e propria socialità. Il loro coinvolgimento prevede una attività di simulazione delle azioni dei sanitari: dalla visita con il fonendoscopio al tracciato di elettrocardiogramma e ad una piccola cartella clinica… firmata da loro…». Un agire, questo, che è parte integrante di una sorta di pedagogia del fanciullo il cui coinvolgimento richiama (per certi versi) alla memoria quella della Montessori: la libertà di esprimersi confidando nella piena fiducia dell’educatore, minimizzando i tempi di attesa e riducendo il periodo di ricovero.
Ottimo personale: tutti, veramente tutti sono stati splendidi! Disponibili, simpatici e sereni ci hanno seguito e fatto sentire a nostro agio. Attenti ad ogni piccola necessità. Non ho più parole per complimentarmi…