IN VISITA ALLA S.C. DI NEONATOLOGIA E PEDIATRIA DELLA A.O. MAURIZIANO DI TORINO
Una eccellenza al passo coi tempi con particolare riguardo al trattamento dei neonati e dei bambini fragili e alla facilitazione del rapporto mamma-bambino-famiglia
di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)
Da tempo, un po’ ovunque nel nostro Paese, si parla di un sensibile calo delle nascite, ma un po’ meno delle Strutture ad esse correlate. È il caso, ad esempio, della S.C. di Pediatria e Neonatologia (attività ovviamente collegate all’Ostetricia e alla Ginecologia) della A.O. Mauriziano di Torino. È una realtà particolarmente attiva, diretta dalla dott.ssa Emilia Parodi, la cui formazione in Pediatria comprende in particolare l’interesse scientifico per l’ematologia pediatrica, una sorta di “compendio” scientifico e culturale che, abbinato al non meno importante aspetto della organizzazione del lavoro, contribuisce a “vivacizzare” la vita stessa all’interno del suo reparto (5A e 5C), dove sono stato in visita per alcune ore giovedì 4 aprile (quale ospite-osservatore a scopo divulgativo) affiancato dai suoi collaboratori: pediatri, infermiere pediatriche e Oss. Coordinatrice infermieristica della Neonatologia è Anna Petteruti, dell’ Ambulatorio Ilaria Bori. La struttura comprende ambulatori di pediatria generale e specialistica al cui interno si svolgono attività rivolte al neonato (follow-up del pretermine, diagnosi e trattamento della malattie infettive congenite, follow-up dei nati da madre con patologia autoimmune, ematologia neonatale, controllo post-dimissione dei bimbi primogeniti, ambulatorio per il sostegno all’allattamento materno) e al bambino (gastroenterologia pediatrica e auxologia); inoltre, esami ecografici con particolare dedizione per lo screening della displasia dell’anca. L’estensione di queste attività comprende le prestazioni di urgenza-emergenza per i neonati (0-28 giorni) che afferiscono al DEA dell’Azienda stessa, un servizio prelievi ematici in collaborazione con il laboratorio analisi e un servizio di prericovero pediatrico per i bambini in attesa di intervento chirurgico, in collaborazione con odontoiatri, otorini, ortopedici, oculisti ed anestesisti; non meno interessante l’attività di educazione sanitaria rivolta alle famiglie che comprende i corsi di accompagnamento alla gravidanza, di massaggio neonatale e di primo soccorso. La presenza del pediatra neonatologo consiste nella guardia attiva H24. In questa S.C. sono assistiti circa 1.200 bambini nati in questo stesso ospedale e circa 30 trasferiti da altro ospedale, di cui circa il 7% è rappresentato da neonati pretermine dalle 32 settimane di età gestazionale. Mediamente vengono effettuate 3.500 visite ambulatoriali, e circa 1.200 ecografie pediatriche. Un altro aspetto dell’attività è dedicato al neonato fisiologico e rooming in, peraltro raccomandato dall’Oms, che consiste nel sostenere il contatto tra il neonato e la mamma sin dalle prime ore dopo la nascita condividendo entrambi la stessa stanza; nel caso tale “accostamento” dovesse essere sospeso, le mamme possono accedere al nido in qualsiasi momento. È anche presente una terapia subintensiva neonatale che, in questo caso, è dotata di 4 postazioni costantemente monitorate, come mi ha illustrato la dott.ssa Miriam Sorrenti. «Qui al nido – spiega – vengono accolti i pazienti con patologia neonatale subito dopo il parto e, una volta superato l’aspetto clinico vengono trasferiti in degenza accanto alla madre. Solitamente si tratta di neonati prematuri o affetti da altra patologia, ma che non necessitano di trattamento chirurgico. In questo ambito sono compresi 4 incubatrici, monitor cardiorespiratori, apparecchi per la ventilazione non invasiva (alti flussi e CPAP) e un ecografo. Per i ricoverati in terapia intensiva sono previste consulenze specialistiche soprattutto oculistica, neuropsichiatrica, cardiologica e audiologica. Le mamme di questi pazienti hanno a disposizione il tiralatte per la stimolazione precoce del seno e per la raccolta del latte. Solo in seguito viene proposto l’attacco del bambino al seno». Sempre al Nido è possibile eseguire l’ecografia encefalica e l’ecocardiogramma; alla dimissione i neonati prematuri vengono prenotati presso l’ambulatorio del follow-up dei prematuri, appunto, seguiti dai medici del Nido. È inoltre molto attivo il progetto “Pronto Baby”, una iniziativa che in questo dipartimento rappresenta una particolare funzionalità in grado di rispondere alle richieste della popolazione, per avere un aiuto immediato sia dal punto di vista della formazione che dell’educazione sanitaria, ad esempio attraverso un servizio telefonico che fornisce consigli di Puericultura; il contatto telefonico è attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 8.00 alle ore 20.00 (tel. 011/50.82.788).
Con le operatrici della Struttura
Verso le 10.00 ho seguito la dott.ssa Sorrenti e una infermiera nel cosiddetto giro visita, accedendo nelle stanze di degenza, ove erano ricoverate le mamme con accanto nella culla il loro bambino. Ogni stanza è a due posti letto, e tutte occupate. Accolto con il “consenso” delle degenti, ho seguito lo svolgersi del breve colloquio tra il medico e le neo mamme, impostato sull’evolversi della notte precedente, sia dal punto di vista della fase post-parto (problemi, sensazioni, dubbi, etc.) che dalla risposta del loro nascituro, in particolare per quanto riguarda la fase inziale dell’allattamento. Ciascuna delle degenti non ha manifestato particolari problemi, ma piuttosto richiesto qualche chiarimento sul prosieguo della propria condizione e del neonato prima di essere dimesse. Successivamente l’attività ha riguardato le visite ambulatoriali prenotate con prescrizione del pediatra di libera scelta (ossia il proprio medico specialista di base). Verso le 10.30 una giovane coppia è stata accolta con i loro due gemellini (maschio e femmina) di poche settimane. Sono stati visitati dalla dott.ssa Parodi che ha dato indicazioni in merito alla somministrazione della 4a dose di farmaco per la profilassi della bronchiolite. La visita è avvenuta alla presenza di alcune studentesse di Medicina e della Specializzanda in Pediatria dott.ssa Alessandra Bondanese; consulto che si è protratto per circa mezz’ora, durante la quale ai genitori è stato spiegato quanto da loro richiesto, e con le indicazioni sul prosieguo. Poco dopo la dott.ssa Parodi ha dovuto assentarsi per un consulto con il collega ecografista. Alle ore 14.10 è entrata in stanza una coppia con il figlio 14enne, con prescrizione per una visita di carattere ematologico, in merito al quale hanno esibito alcuni referti di esami di laboratorio in familiarità per tratto beta talassemico. Alle ore 14.40 la successiva coppia di mezza età (marito italiano, moglie moldava senza problemi con la lingua italiana) si è presentata con la figlia 11enne. A questa giovanissima la dott.ssa Parodi ha unicamente raccomandato una dieta “equilibrata” a fronte della riferita astenia, dal momento che gli esami ematici non mostravano alterazioni significative, suggerimento ben accolto dalla stessa e dai genitori. Alle 15.10 è stata la volta di un ragazzino di 9 anni, apparentemente molto timido, accompagnato dai genitori, dai cui referti ematologici presentati è emerso essere affetto da neutropenia, ossia dalla diminuzione del numero dei neutrofili circolanti nel sangue evento, che se consistente, è causa di infezioni. Ai genitori sono state date le indicazioni del caso, anche se il quadro non si presentava preoccupante. Sono poi stato accompagnato a visitare il Nido e la Terapia Intensiva, al seguito della dott.ssa Sorrenti, e per assistere al colloquio con tre degenti in procinto di essere dimesse e, per questo, illustrata loro la “Agenda della Salute”, una sorta di vademecum illustrativo dell’intero percorso affrontato, con consigli pratici che saranno poi completati dal loro medico pediatra di base. Verso le 16,15 mi sono congedato. Questo mio breve “excursus” mi ha fatto conoscere nel dettaglio una realtà particolarmente efficiente, al passo coi tempi, caratterizzata dalla eccellenza dal punto di vista clinico ma anche da quello della impostazione del rapporto medico-neo genitori, a cominciare dalla notevole disponibilità colloquiale con le mamme, dedicando loro il tempo necessario per le visite e per le spiegazioni del caso, con “l’accortezza” della reciproca comprensione, sia da parte dei genitori che anche del paziente adolescente… che per l’età comincia a rendersi conto se e quando aver bisogno di una visita medica specialistica.
«L’apporto empatico – sostiene la dott.ssa Parodi – è per noi fondamentale in quanto facilita comprensione e accettazione, e ciò in un clima in cui ansia e progettazione per il futuro sono un tutt’uno, non solo per le famiglie ma anche per la collaborazione fattiva tra pediatri e specialisti ospedalieri e del territorio». In quest’ultimo caso la necessità di un confronto tra colleghi è stata evidenziata nel corso del IX convegno organizzato dal Mauriziano a novembre dello scorso anno, dedicato proprio ai “Bisogni speciali in padiatria: prendersi cura del neonato, del bambino e dell’adolescente”, che ha visto la partecipazione di diverse figure professionali, avendo come obiettivo principale il superamento della fragilità in pediatria, ossia nei confronti di quei neonati, bambini e adolescenti che richiedono assistenza sanitaria maggiore e diversificata rispetto alla popolazione generale.
INTERVISTA ALLA DOTT.SSA EMILIA PARODI, DIRETTORE DELLA S.C. DI NEONATOLOGIA E PEDIATRIA DELLA A.O. MAURIZIANO DI TORINO
Ottima organizzatrice e sempre più innovativa per migliorare il rapporto medico-pazienti e loro genitori
Dott.ssa Parodi, come è strutturata la S.C. di Neonatologia?
“La nostra è una Struttura Complessa di Pediatria e Neonatologia che comprende il Punto Nascita, uno dei pochi a non risentire dell’importante calo demografico del nostro Paese (nascono circa 1.100-1.200 bambini l’anno). Lavoriamo in stretta collaborazione con il Dipartimento di Ostetricia e con il Dipartimento universitario”
Quali altre attività prevede la vostra Struttura?
“Altre attività sono dedicate ai bambini in crescita… e comprendono l’ambulatorio di Pediatria (peraltro particolarmente attivo), seguendo il follow-up delle categorie specifiche di neonati come ad esempio i nati pretermine (ossia le 32 settimane), in quanto più fragili e quindi anche i nati da mamme con patologia autoimmune sistemica. Argomento di cui si parla molto poco in quanto queste malattie colpiscono soprattutto il genere femminile in età riproduttiva.
Quali e quante patologie vengono trattate nel Punto Nascita?
“Oltre a seguire i bambini nati pretermine i casi riguardano quelli affetti da alterazioni metaboliche, ipoglicemia, ittero, etc. Il nostro ambulatorio è multidisciplinare: all’interno di un ospedale che ha delle eccellenze, come ad esempio l’immunoreumatologia, da qui la tradizione di seguire queste mamme con una équipe dedicata prima e dopo la gravidanza, durante e sino alla definizione di coppia “mamma-bambino”. Ovviamente vi sono anche altre eccellenze cui facciamo riferimento”
E quali altre attività?
“Non meno importante quella della prevenzione, come pure corsi di “massaggio infantile” in cui identifichiamo anche le mamme che sono un po’ più fragili e che hanno bisogno di accompagnamento; un corso di formazione di rianimazione pediatrica per i genitori, l’inserimento di una terapista della psicomotricità dell’età evolutiva per seguire il bambino nello sviluppo motorio. Ulteriori attività ambulatoriali riguardano l’oculistica, l’otorinolaringoiatria, l’ortopedia, la gastroenterologia, e l’odontostomatologia che è di ottimo livello, soprattutto per quanto riguarda i pazienti disabili “non collaboranti”
Quindi, di fatto, vengono seguiti pazienti da zero a 14 anni?
“Esattamente, anche se attualmente non abbiamo la possibilità di ricoverare il paziente pediatrico”
Quali ulteriori sviluppi ha avuto in questi anni la vostra Struttura di Neonatologia?
“Personalmente ho potuto partecipare ad uno Studio dell’OMS sulla qualità di cure in Pediatria, in cui sono stati identificati tre ospedali tra i quali il nostro, per la valutazione di qualità di cura percepita dai pazienti, dai genitori e dagli operatori sanitari. Questo è un parametro che dobbiamo prendere in considerazione, e ciò per confrontarci con l’ospedale di Riga (Lettonia): un confronto che è servito per verificare la differenza tra una realtà molto grande come quella lettone e una realtà “modesta” come quella del Mauriziano. Questo studio ha avuto la supervisione dell’OMS, ed è stata un’occasione che ci ha permesso di individuare quali possibili miglioramenti attuare da parte nostra”
Altri passi avanti?
“Per il personale in genere e per gli infermieri del triage, abbiamo attivato un corso di formazione per la prevenzione (e il trattamento) dell’abuso e la violenza in età pediatrica, proprio per identificare il più tempestivamente possibile i segni e i sospetti di abuso e violenza nel bambino. Inoltre, siamo entrati a far parte con un Gruppo di Lavoro, coordinato dalla Terapia Intensiva Ospedaliera dell’ospedale Ostetrico e Ginecologico Sant’Anna di Torino per implementare la possibilità di mettere in sicurezza il contatto-precoce mamma e bambino attraverso la tecnica della Kangaroo mother care”
Attualmente riscontrate particolare carenze e/o esigenze?
“La più impellente è quella di incrementare l’organico. Attualmente sono presenti 6 medici, oltre a me, 20 infermieri e 3 Oss per coprire le 24 ore con turni di P.S. neonatale, sala parto, attività ordinaria di neonatologia e attività ambulatoriale. È evidente che rispettare queste esigenze l’attuale organico è insufficiente tanto che, ad esempio, non riusciamo a fornire prestazioni di ecografia delle anche a tutti i bambini che nascono da noi… In alcuni giorni i passaggi ambulatoriali sono dai 35 ai 40 bambini, oltre a garantire il sostegno per l’allattamento al seno, il P.S. etc.”
Qual è il vostro rapporto con la Medicina del Territorio?
“Ci sono dei percorsi attivi di ulteriore condivisione tra il Territorio e l’Ospedale, e il nostro rapporto con la medicina territoriale è molto positivo, soprattutto con i pediatri di libera scelta, colleghi che ci contattano e viceversa…”
Ma avverte anche la carenza dei medici pediatri di libera scelta?
“Si, purtroppo, sia pur proporzionalmente al rapporto medico-paziente e al tasso di natalità. La Pediatria è notoriamente in “crisi” per mancanza di risorse, tuttavia si può contare sulla imminente uscita di numerosi neospecialisti dalla Scuola di Specialità, anche se questo richiede anni di formazione… Nel frattempo la nostra Struttura è frequentata da studenti in Medicina e da specializzandi, oltre da studenti delle varie professioni sanitarie e, a questo proposito, è in corso una interazione degli Studi con il Politecnico di Torino e con Linksfoundation per sviluppare algoritmi per la valutazione oggettiva del dolore neonatale.”
Dott.ssa Parodi, recentemente l’A.O. Mauriziano ha “aperto le porte” ai bambini con l’iniziativa denominata “Il Mauriziano e il suo Giardino Parlante”. Di cosa si tratta?
“È un percorso a sostegno dedicato alla prevenzione e al divertimento per tutti i bambini e le loro famiglie. Quel pomeriggio del 14 ottobre scorso, è stata un’occasione per far meglio conoscere alla collettività le eccellenze dell’ospedale, e ovviamente anche quella della Pediatria, con tutti i suoi professionisti; ma è anche stato un momento di aggregazione durante il quale molte famiglie ci hanno avvicinato per conoscerci e facendoci molte domande, come comportarsi ad esempio in caso di incidenti domestici sia dal punto di vista del trattamento che della prevenzione, in particolare come intervenire in caso di dover disostruire le vie aeree nel bambino. Ulteriori consigli e suggerimenti sono stati dati da altri specialisti quali ortopedico, oculista, terapista della psicomotricità, etc. Infine hanno tutti espresso il desiderio di far ripetere questa iniziativa, anche durante la crescita del bambino, e questo significa che veramente il pediatra è presente sia in ospedale che sul territorio, accompagnandolo nella sua crescita…”
Alla luce di tutto ciò, qual è il suo sogno all’interno di questa realtà che si va sempre più consolidando?
“Una Pediatria sempre più in grado di identificare i bisogni delle famiglie, e capire quando c’é bisogno di indirizzarle in Strutture di eccellenza per le molteplici patologie neonatali e non”