Inceneritore Montale (Pt), partito il processo. Il Comitato sarà parte civile

Ammessa anche Legambiente. Si tratta del fascicolo sulle norme di gestione
IL CIRCOLO di Legambiente di Pistoia e il Comitato contro l’inceneritore di Montale saranno parte civile nel secondo processo che vede al centro del dibattimento il termovalorizzatore, il primo è quello, giunto ormai a metà, sulla fuoriuscita di diossina dell’estate 2007 e il secondo, iniziato ieri mattina con l’udienza di smistamento, riguarda invece la normativa sulla gestione degli impianti termovalorizzatori. Gli imputati sono Angelo Fazio, come legale rappresentante, quale presidente del Cis, consorzio gestore dell’impianto, e Maurizio Capocci, in qualità di responsabile dell’impianto, rispettivamente difesi dagli avvocati Cecilia Turco e Andrea Niccolai. Sono accusati dell’immissione, in più occasioni, nell’impianto, di carboni per l’abbattimenti dei fumi senza attendere i risultati delle analisi di laboratorio sulle loro qualità e caratteristiche. Esiti che, secondo l’accusa, sarebbero arrivati nel giro di poche ore dalla consegna dei carboni da immettere nel camino dell’inceneritore, e violando così le prescrizioni della Provincia. Le indagini furono svolte dalla Forestale e dirette dal sostituto procuratore Emiliano Raganella. Ieri mattina dunque, in San Mercuriale, davanti al giudice Luca Gaspari, l’udienza di esordio con la richiesta di costituzione di parte civile da parte dell’avvocato Pamela Bonaiuti per Legambiente (è la terza costituzione accolta in materia ambientale) e da parte dell’avvocato Elena Di Salvio per il Comitato. Superando le eccezioni dei difensori, le due associazioni sono state quindi ammesse dal giudice. Il pm ha poi presentato i suoi testi, così come la difesa, e il processo comincia il 3 novembre.

Il tirreno

I cittadini saranno parte civile

Prima udienza, il giudice dice sì a Legambiente e Comitato

MONTALE. Nuovo processo per l’inceneritore di Montale. Stavolta il caso riguarda una presunta violazione delle norme di sicurezza nel trattamento dei carboni attivi riscontrata tra l’ottobre 2008 e il gennaio 2009. Ieri mattina c’è stata la prima udienza di smistamento (una fase preliminare per la presentazione della lista dei testimoni e la costituzioni delle parti) davanti al giudice monocratico del tribunale di Pistoia.
Sono state ammesse come parte civile al procedimento Legambiente (rappresentata dall’avvocato Pamela Bonaiuti) e il Comitato contro l’inceneritore di Montale (con l’avvocato Elena Di Salvio). Entrambi i gruppi avevano presentato una richiesta similare ma, come spiega la stessa Di Salvio, «la controparte ha sollevato delle eccezioni solo sul Comitato, tutte – precisa l’avvocato – rigettate dal giudice».
Le due formazioni quindi, dopo l’udienza di ieri, entrano di diritto nel processo in corso contro l’inceneritore montalese. Contestata all’ex presidente del cda del Cis Angelo Fazio e al responsabile dell’impianto Maurizio Capocci una presunta violazione sulle procedure d’accettazione dei carboni attivi, misure di sicurezza introdotte dalla Provincia dopo gli sforamenti di diossine e furani del luglio 2007.
In pratica prima di utilizzare lo stock di carboni attivi (indispensabili all’abbattimento di diossine e altri inquinanti) in arrivo all’impianto di via Tobagi bisogna testarne i principi fisici e chimici, una manovra di sicurezza che tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 non sarebbe stata rispettata dal Cis. A far scoppiare il caso era stato il blocco dell’impianto avvenuto il 4 ottobre 2008, un fermo automatico dovuto all’intasamento di un bocchettone che introduce i carboni all’interno della ciminiera per abbattere gli inquinanti nelle emissioni. Da lì è partito l’iter che ha portato sotto processo Fazio e Capocci: l’Asl 3 ha informato la Procura della Repubblica di Pistoia e il Corpo forestale dello Stato ha iniziato i controlli. Dall’indagine è emerso che per gran parte dei 17 carichi di carboni arrivati in via Tobagi non sarebbe stata seguita la procedura richiesta dall’Aia (autorizzazione integrata ambientale) per accertarne il perfetto stato (indispensabile a evitare gli sforamenti).
Il dibattimento è fissato per il 3 novembre 2011. I due sotto processo rischiano un’ammenda dai 5 mila ai 26 mila euro.

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