INIZIATO IL CICLO AUTUNNALE SUL TEMA DELLA PREVENZIONE

Il ciclo di conferenze si svolgeranno nella sede universitaria del Molecular Biotechnology Center di Torino.

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)

Dott.ssa A. Rota

Tra gli interventi del primo dei sei lunedì in programma, a cura dell’associazione “Più Vita in Salute”, presieduta dal dott. Roberto Rey, interessante (e poco trattato) il tema Il significato di prevenzione negli animali da compagnia: dallo stile di vita scelta dei riproduttori, all’intervento del veterinario, tenuto della dott.ssa Ada Rota, docente e direttore sanitario dell’ospedale veterinario universitario di Grugliasco (Torino). La nutrita esposizione, con riferimento in particolare agli animali da compagnia, ha preso spunto dalla considerazione che a differenza dell’uomo, siamo noi a scegliere chi si può riprodurre e chi no, e la prima regola della prevenzione è quella di scegliere  i riproduttori che siano sani, in quanto si fa selezione soprattutto degli animali di razza, mentre in altri casi si tratta di non farli riprodurre. «Quando si scelgono i riproduttori – ha spiegato la relatrice – gli stessi devono avere delle caratteristiche particolari. L’addomesticazione del cane, ad esempio, risale a 11 mila anni fa, ma solo nel 1800 si sono definiti i pedigree delle varie razze; quindi si sono selezionati dei soggetti che avessero delle caratteristiche particolari. E ogni volta che si cerca di fissare un carattere si incrociano tra di loro dei soggetti che sono geneticamente simili, e ciò permette che si restringa il patrimonio genetico, anche in alcune razze c’è molta consanguineità con la conseguenza che ci possano essere anche delle caratteristiche negative». Inizialmente la selezione dei cani è stata fatta per cani da lavoro, da caccia, da pastore e in seguito si sono selezionati per la bellezza; nel corso degli anni, si è cambiata l’idea di razze e anche il tipo di cane e quindi anche l’evoluzione del carattere, un tempo assente. Ma anche nel pastore tedesco e nel bassotto, ad esempio, si sono accentuate alcune caratteristiche che, in alcuni casi, possono creare problemi, e ciò può avvenire anche nei gatti. «Con la selezione – ha precisato – si restringe la genetica delle razze tanto da creare problemi di consanguineità, che può essere più o meno accettabile, e ciò significa portarsi dietro dei caratteri patologici tanto che per tutelarci da questa conseguenza, ci sono dei test genetici che si fanno nei cani di razza per essere sicuri di incrociare dei soggetti che non siano portatori  di geni patologici…, come il collie che ha delle anomalie oculari, o anche nel gatto che presenta delle forme di nanismo, patologie renali, cardiopatie, etc., dovute proprio ad una forte consanguineità». Un altro aspetto illustrato dalla dott.ssa Rota è che nel corso degli anni si è accentuata l’accettazione di alcuni caratteri come nel caso del buldog inglese, un animale che ha dei problemi come l’occhio molto sporgente (esoftalmo), le pliche cutanee, il muso schiacciato, perché ricordano le fattezze del viso di un neonato, e per questo sono animali che suscitano un senso di tenerezza e di cura. E il fatto di aver selezionato questi animali fa sì che siano degli animali con problemi perché, ad esempio, il muso schiacciato ed altre caratteristiche come le narici strette, la trachea di volume ridotto, il palato molle molto allungato, li predispongono ad una più patologie, e se si parla di prevenzione si deve cercare di contrastare queste conseguenze. Negli ultimi anni, proprio per prevenire o limitare questi eccessi, si sono date delle regole in modo di fare un passo indietro dal punto di vista della selezione, al fine di “ripristinare” la salute degli animali stessi. «E quando si intende avere un cucciolo – ha spiegato la relatrice – è bene farlo visitare da un veterinario con finalità di prevenzione, al fine di verificare le sue condizioni generali di salute, e far attivare i protocolli di vaccinazione. Bisogna però tener presente le origini del cucciolo, anche perché è incrementato il commercio illegale di questi animali in particolare, soprattutto in questo periodo pandemico in quanto è aumentato il desiderio di compagnia… Sono cuccioli generalmente provenienti dai Paesi dell’Est europeo, spesso in condizioni precarie di salute. È importante che non siano portatori di parassiti intestinali e quindi che venga attuata la profilassi vaccinale. Questo vale anche per il gatto che può avere malattie trasmissibili ma prevenibili con la vaccinazione». Il richiamo vaccinale solitamente si fa ogni tre anni, ma in ogni caso è consigliabile una visita dal veterinario una volta all’anno. Non minore attenzione bisogna avere anche nella somministrazione di farmaci, come ad esempio gli antibiotici, perché un eccesso significa selezionare dei batteri resistenti. «Altrettanto importante – ha aggiunto – è il nostro atteggiamento nei confronti di questi animali in rapporto con l’ambiente, sia dal punto di vsta del trattamento che della alimentazione, la cui salute spesso dipende dal loro peso-forma che deve essere mantenuto osservando un appropriato regime alimentare, anche se per i gatti non è sempre facile. Un animale in sovrappeso può avere una serie di complicanze, proprio come quelle che si manifestano nell’essere umano: problemi cardiaci, della cute, respiratori, etc. La prevenzione sugli animali riflette anche quella dell’essere umano, in quanto condividono il nostro ambiente di vita e, tutto ciò che è legato all’inquinamento e alle sostanze tossiche che ingeriamo e respiriamo, incide anche sugli animali». È dimostrato che sono aumentate le allergie nei cani, parimenti nell’uomo, con la predisposizione a sviluppare allergie soprattutto in ambienti urbani e rurali, alterando il rispettivo sistema immunitario. Quindi, cosa rischiamo di trasmette ai cani e ai gatti? «Visto il periodo attuale – ha concluso la dott.sa Rota – l’uomo può trasmettere il Covid-19 al cane e al gatto. Vi sono stati casi che si sono ammalati, soprattutto i gatti, manifestando forme respiratorie (come quella umana) e di tromboembolia. Per contro, gli animali da compagnia non trasmettono il Covid-19 all’uomo in quanto, anche se sono ammalati, sono scarsamente eliminatori di virus e quindi significa che non riescono a contagiare le persone. Ma si tratta di capire ciò che disturba sia il nostro equilibrio che quello dei nostri amici animali da compagnia».

TRA DIRITTI E DOVERI ANCHE IN SANITÀ

Ernesto Bodini

Diverso il tema assegnato a chi scrive, ossia Tra diritti e doveri superando la burocrazia, argomento un po’ “sui generis”, che dire essere di attualità è un eufemismo. E questo perché anche in ambito sanitario non di rado si è soliti scontrarsi con ostacoli burocratici, sia per alcuni atteggiamenti degli operatori della Pubblica Amministrazione che per l’ignoranza del cittadino fruitore di beni e servizi. La lunga disamina non mi permette di esporla interamente su queste pagine, ma ritengo utile ricordare quanto ho potuto esprimere sui concetto di Diritti e Doveri. «Se per diritto intendiamo ottenere  quello che ci spetta (per legge) – ho precisato –, per dovere si intende l’osservanza di un comportamento imposto da una norma o da una legge, concetti che includono quelli morale ed etico». Oltre ad elencare i vari aspetti di beni e servizi garantiti dal nostro SSN e SSR, ho pure richiamato l’attenzione sul rapporto medico-paziente. Secondo la mia esperienza tale rapporto è sostanzialmente buono, ma non sono mancati e mancano certo episodi di una relazione scarsa e a volte anche “conflittuale” per una serie di ragioni, che vanno dalla incomprensione reciproca al poco tempo dedicato al paziente… anche per la prima visita. Altre esperienze negative dal punto di vista burocratico sono imputabili non perché i medici (e gli infermieri) siano da considerare burocrati (che non lo sono affatto), ma per  l’impostazione burocratica del sistema che crea ostacoli (rimando delle competenze, mancata o inesatta comunicazione all’utente, trasferimento di locali, carenza di materiale, etc.), ostacoli che a volte possono originare conflitti fra le parti. Il rapporto medico-paziente implica la cosiddetta Medicina Narrativa, ma per motivi di costi, di tempi e di organizzazione, a volte si elude la Semeiotica (procedura medica accurata per individuare le cause di un disturbo e poterne determinare la diagnosi) e, di conseguenza, si tende a penalizzare la relazione prescrivendo “frettolosamente” un esame strumentale o una visita specialistica… Tuttavia, il quadro generale può dirsi soddisfacente, anche se vi sono casi in cui si manifesta una reciproca incompatibilità, e in questi casi il paziente ha diritto a cambiare medico di famiglia, anche se a volte non lo fa perché quello a disposizione ha lo studio vicino casa. Ma per altrettantanto importanza, proprio per superare gli ostacoli della burocrazia, ho creduto opportuno ed utile dare qualche suggerimento quando si tratta di conferire con un dirigente o funzionario della P.A. Una sorta di vademecum comportamentale, che qui di seguito trascrivo.

Presentarsi sempre in modo chiaro (nome e cognome… e ruolo).

Quando l’esigenza lo richiede fissare l’appuntamento con l’interlocutore  che si vuole avvicinare (alcuni burocrati gradiscono o pretendono di essere preavvisati…; è lecito farsi rappresentare da persona o Ente privato (o Associazione) di fiducia.

Esporre in modo completo ma sintetico il problema in questione (la dispersione dei concetti spesso spazientisce l’interlocutore, specie se in presenza di terze persone).

Dimostrare di essere a conoscenza dei fatti che si intende esporre.

Essere coerenti e non dispersivi (incertezze e imprecisioni favoriscono la conclusione affrettata del colloquio).

Essere a conoscenza delle destinazioni degli Enti e possibilmente delle competenze dei rispettivi responsabili (farsi ripetere più volte ruoli e destinazioni può “indisporre” l’interlocutore).

Essere educati e rispettosi, ma non servili (un comportamento civile e riguardoso invoca stima e considerazione… anche se non sempre).

Essere tolleranti (spazientirsi è controprudecente: non bisogna dimenticare che siamo sempre noi “cittadini-utenti-contribuenti” ad aver bisogno del burocrate).

Essere dotati di un minimo di diplomazia (quando è il caso è utile riconoscere i meriti e “gratificare” quel tanto che basta senza incensare nessuno).

Ringraziare (senza ossequiare) sempre chi si presta per noi, soprattutto se questi non è tenuto a soddisfare le nostre richieste.

Mai fare nomi di persone od Enti se non è strettamente necessario (o giustificatamente richiesto), in quanto riferimenti o citazioni inopportune, specie se di fatti o persone assenti, possono indurre l’interlocutore a giudizi e considerazioni negative nei nostri confronti.

Annotare con “discrezione”, durante o dopo i colloqui, i dati che interessano, compreso il nome del nostro interlocutore (ciò può essere utile per il futuro).

Rilasciando documenti originali (in quanto necessario, ancorché firmati) all’Ente o al burocrate, “pretendere” sempre una fotocopia firmata dell’originale, e quando è il caso con data e firma per ricevuta.

È pur vero che non di rado ci capita di subire dei torti, ingiustizie, soprusi, violazioni e quant’altro, sia nei rapporti con il privato che con il pubblico. Bisogna fare in modo che nelle relazioni pubbliche e sociali i discorsi siano migliori del proprio silenzio, diversamente conviene tacere. Diverso è quando si tratta di fare delle richieste alle quali (nel lecito) devono seguire i riscontri, e quando ciò non avviene ben vengano contributi e sostegni da chi con buona volontà si può prodigare: famigliari, caregiver, volontari, etc. Ciò non solo per solidarietà ma anche per saggezza che dovrebbero essere la nostra guida comportamentale, soprattutto di fronte a quelle difficoltà che a volte inducono a girarsi dall’altra parte. E quando si soffre, tutti si può aver bisogno di tutti… anche il burocrate che, paradossalmente, anch’egli può aver bisogno del “collega” burocrate. Va da sé che, in ogni situazione, quindi anche nell’ambito della Sanità, conoscere i propri diritti e doveri è anche prevenzione: ossia sapere in tempo utile ciò che si può (e soprattutto come) esigere può determinare una situazione di salute. Ma deve sempre prevalere il buon senso e l’onestà intellettuale. (Socrate, docet!)

Foto di Giovanni Bresciani

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