Intervista al giornalista freelance Antonio Lo Campo
di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)
Dottor Lo Campo, lei è un divulgatore scientifico, a “tutto tondo”, tanto che il concetto di Scienza fa parte del suo “DNA”. Come è nata questa passione?
“La passione per la scienza in generale risale ai tempi delle scuole elementari. Quella per le imprese spaziali poco prima, a quasi sei anni, seguendo con emozione e tantissima curiosità in TV le missioni Apollo del 1971. Prima, ero troppo piccolo, e quindi mi sono perso il primo, storico sbarco lunare. La RAI dedicava molte ore di dirette a queste imprese con uno scrupolo e una professionalità straordinaria e cronache molto coinvolgenti, anche grazie alle telecronache del mio amico Tito Stagno. Poi, a otto anni, mi appassionai alle tematiche della preistoria e in particolare dei dinosauri. Non proprio di moda in quel periodo, tanto che qualcuno, anche tra gli insegnanti, vedeva in modo un po’ “strano” quel ragazzino appassionarsi di questi mostri preistorici. In realtà ero affascinato da quell’argomento, e da grande volevo fare proprio il paleontologo. In seguito, vent’anni dopo, esce Jurassic Park, i dinosauri diventano moda, e tutti i ragazzini hanno un dinosauro giocattolo tra le mani… Insomma, in qualche modo avevo iniziato prima…”
Da molti anni si dedica, con particolare competenza e aggiornamenti in tempo reale, alla scienza dello Spazio. Ma con quale orientamento specifico?
“Mi occupo di tematiche sullo Spazio in generale, compresi temi di astronomia e astrofisica. Ma il mio settore più specifico è l’astronautica, e quindi le imprese spaziali: dalle missioni con astronauti ai lanci di satelliti e di sonde spaziali nello spazio lontano dalla Terra”
Il mondo degli astronauti le appartiene sia dal punto di vista scientifico che culturale ed umano. Può descrivere le caratteristiche di questi professionisti, magari specificando le eventuali “differenze” secondo le loro origini di provenienza e di preparazione accademica?
“Inizierei dal lato umano: sono straordinari. Uomini e donne davvero unici per molti fattori. Sia chiaro, però, sono uomini e donne come tanti altri, con i loro pregi e difetti, ma che hanno qualità e caratteristiche direi più che fisiche, caratteriali, molto forti. Dopo le missioni, che li fanno diventare personaggi, restano pur sempre alla portata di tutti: disponibili e cortesi. D’altra parte, il fatto di avere un carattere equilibrato misto ad una forte personalità, è una delle principali caratteristiche che deve avere un astronauta. Passando al lato professionale, all’inizio dell’era spaziale erano solo piloti civili o militari, e collaudatori. Dall’era degli shuttle e delle stazioni spaziali è subentrata la figura dell’ingegnere di bordo e astronauta scienziato. Quindi, medici, biologi, astronomi, fisici molto preparati e poi addestrati a diventare astronauti a tutto tondo”
Quali sono le interviste che l’hanno maggiormente coinvolta, e per quali ragioni?
“In ambito spaziale un po’ tutte quelle con gli astronauti, ma anche con scienziati, con astronomi e astrofisici. Fuori dall’ambito spaziale, direi due: quella realizzata (grazie a lei che curava l’ufficio stampa a suo tempo) con Christian Barnard, grande pioniere dei trapianti, e poi quella, assieme ad altri colleghi, con Mikail Gorbaciov nel 2005”
Quali, invece, le imprese spaziali che ritiene essere state più “determinanti” per il progresso nei vari ambiti delle tecnologie?
“Certamente le missioni lunari Apollo hanno rappresentato un grande investimento per gli Stati uniti, che però poi ha prodotto un ritorno in termini di ricadute scientifiche e tecnologiche straordinario. E un po’ in tutto il mondo. In molti dissero: «la vera conquista non è stata sulla Luna, ma sulla Terra…». Da allora, circa 160.000 brevetti sono stati depositati come risultato di ciò che fu sviluppato per inviare astronauti sulla Luna. Diciamo che per ogni dollaro speso per lo spazio ne sono tornati almeno una decina in termini di prodotti e oggetti di uso terrestre ormai quotidiano. E oggi, la Stazione Spaziale Internazionale rappresenta uno straordinario Centro di Ricerca posto nello spazio a 400 chilometri dalla Terra. A bordo, vi sono circa 200 esperimenti scientifici. Gli astronauti lavorano tutti i giorni per realizzare nuovi prodotti, a cominciare da quelli per il settore biomedico, e produrre nuovi farmaci per patologie ancora difficili o impossibili da curare. E poi altri esperimenti un po’ per tutti i settori della scienza. L’elenco sarebbe lungo”
Con quali astronauti ha avuto rapporti professionali più stretti e per quali ragioni?
“Sicuramente con gli astronauti italiani, che sono sette, tra coloro che sono stati nello spazio, più un ottavo, candidato dall’Aeronautica Militare per volare con le missioni russe. Ma anche con qualche ex astronauta americano, che incontro spesso e con i quali, a causa della distanza “terrestre”, sono in contatto per e-mail”
Quali sono gli aspetti che più accomunano, per tradizione e per formazioni, quelli che possiamo definire i professionisti dell’Universo scientifico?
“Direi per tutti la passione per lo studio. La dedizione alle materie scientifiche e tecnologiche e la grande ambizione di raggiungere grandi traguardi. Quest’ultima un po’ più difficile per gli astronauti, perché rispetto ai ricercatori, anche quelli in ambito di materie spaziali, le possibilità sono minori. Però, come mi dice il nostro astronauta Paolo Nespoli, “bisogna sempre inseguire i propri sogni e crederci sempre”
Quali sono gli Stati che investono maggiori risorse per la ricerca e le imprese nello spazio?
“Certamente gli Stati Uniti. Anche se non sono più i tempi della corsa alla Luna e del boom degli anni ’60… epoca di altri budget. L’Europa ha avuto la grande capacità di unire quasi tutte le sue bandiere sotto l’ESA, e quindi mettere insieme le risorse di tante nazioni europee. E poi c’é la Cina, che è sempre più protagonista nella conquista spaziale e fa tutto in modo autonomo, per ora”
L’Europa e l’Italia, quanto sono coinvolte in questo ambito?
“L’Europa è grande protagonista. L’ESA è ormai da tempo una grande agenzia spaziale, tra le maggiori e più attive al mondo. L’Italia, che ha la sua agenzia spaziale, l’ASI, è la terza nazione più importante in ambito europeo. Siamo sul podio, anche perché siamo bravi in ambito spaziale. Solo Francia e Germania ci precedono. E siamo bravi in questo campo da sempre, perché siamo stati anche la terza nazione ad inviare in orbita un satellite di propria costruzione nel lontano 1964”
Chi sono gli astronauti italiani che in questi ultimi decenni si sono formati (e dove), e con quali prospettive progettuali per il nostro Paese?
“Gli astronauti italiani attualmente in servizio attivo sono quattro: in addestramento c’è Paolo Nespoli, in procinto di partire per la sua terza missione, nel maggio 2017. Poi sono sempre in preparazione Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano. Inoltre, Roberto Vittori, con tre missioni all’attivo, che di recente ha svolto un ruolo istituzionale, ma è sempre un astronauta in servizio attivo. Prima di loro volarono Franco Malerba, nel 1992, Maurizio Cheli, nel 1996, Umberto Guidoni (nella foto durante una sua missione), nel 1996 e 2001”
Qual è il futuro della cosiddetta “era spaziale” per il prossimo ventennio?
“Ci sono molti progetti. Si procederà nell’esplorazione di Marte con le sonde automatiche e più in generale con l’esplorazione dei pianeti del nostro sistema solare. Tra non molto verrà lanciato un nuovo, potente telescopio spaziale che sulle orme del precedente Hubble Telescope ci aprirà nuovi sguardi e orizzonti sull’universo e sulle sue origini. La Stazione Spaziale resta operativa fino al 2024, e nel frattempo gli USA, in collaborazione con altre nazioni, Europa compresa, prepara nuove tappe per l’esplorazione dello spazio lontano dalla Terra. Il grande obiettivo è Marte naturalmente, per lo sbarco di astronauti. Ma non è un’impresa fattibile entro vent’anni. Difficilmente potrà avvenire prima del 2040. E poi c’è il “turismo spaziale” che sta per diventare realtà: voli in orbita terrestre saranno possibili fra qualche anno. La Virgin Galactic ha già iniziato a collaudare i propri spazioplani. Il prezzo del biglietto inizialmente non sarà proprio per tutti. Ma solo all’inizio, e poi chissà, fra qualche anno sarà più semplice, anche economicamente, dare un po’ a tutti la possibilità di farsi un giretto in orbita”
Chi volesse intraprendere questa carriera, quale percorso deve seguire?
“Studiare, studiare, studiare, come dicono anche molti astronauti. Soprattutto nelle materie di scienza e tecnologia. Fare molte esperienze all’estero, stage, master che aiutano per l’esperienza e che non fanno solo curriculum. Inoltre, avere tanta passione per lo spazio, la scienza e la tecnologia; avere molta caparbietà per raggiugere l’obiettivo. Come dicevo, il mestiere di astronauta è complicato anche perché le possibilità non sono molte. E quindi, crederci. Infine, avere un buon stato di salute generale e tutto sommato un po’ di coraggio per le imprese estreme. Nulla è più estremo dello spazio…”
Lei ha al suo attivo alcune pubblicazioni. Quali sono?
“In particolare ho dato alle stampe “Il ritorno sulla Luna”, Ed. Chiaramonte, del 1996; “Storia dell’Astronautica”, Ed. L’Airone, del 2000; e come co-autore ”Spazio: la nuova era”, Ed. Mursia, del 2004; e un volume sull’astrofisica di una enciclopedia della scienza. Ho partecipato a diversi programmi televisivi, e collaborato ad alcune trasmissioni Rai. A tal proposito, resto sempre affezionato alla mia collaborazione con il TG2 per gli speciali, nell’agosto 1992, sulla missione del primo astronauta italiano Franco Malerba; i cui studi televisivi erano ancora in Via Teulada…”
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